«C’è forte preoccupazione, ma anche la concreta speranza che un nuovo piano industriale, che attendiamo nelle prossime settimane, possa aiutare la Vidoni di Tavagnacco (Udine) a superare questo momento di crisi, con l’indispensabile supporto degli ammortizzatori sociali e degli istituti bancari. Nella consapevolezza, però, che senza una strategia di ripresa degli investimenti pubblici l’intero comparto edile non potrà invertire una tendenza negativa che negli ultimi sette anni ha spazzato via, nella nostra regione, il 40% delle imprese e dei posti di lavoro». Questo il commento dei sindacalisti Francesco Gerin (Fillea Cgil), Gianni Barchetta (Filca-Cisl) e Massimo Minen (Feneal-Uil) al termine dell’incontro con l’assessore al Lavoro della regione Friuli Venezia Giulia, Loredana Panariti, convocato per discutere della situazione dei 136 dipendenti della Vidoni spa in regione.
Se l’apertura della cassa integrazione straordinaria per tutti i dipendenti a partire dal 1° febbraio, dopo due anni di contratti di solidarietà, aiuta impresa e sindacati a gestire i contraccolpi della crisi, la vertenza con l’Anas sulla revoca dell’appalto da 143 milioni sulla statale 534, nell’ambito del potenziamento della Salerno-Reggio Calabria, solleva nuovi interrogativi sul futuro dell’azienda di Tavagnacco (con un impatto diretto sull’occupazione anche in Calabria, dove sono 80 gli addetti locali impegnati nel cantiere). «Ma l’incontro – spiegano ancora Gerin, Barchetta e Minen – è stato convocato per fare il punto sulle strategie che, abbinate alla cassa integrazione, possano favorire un’eventuale ricollocazione dei dipendenti Vidoni. Strategie che potranno essere supportate, secondo quanto riferito dall’assessore Panariti, dai fondi europei, ma che devono fare i conti con le nuove e più restrittive regole sugli ammortizzatori sociali introdotte dai decreti attuativi del jobs act».
L’invito che i sindacati rivolgono alla Regione, però, «è di compiere ogni sforzo possibile per sostenere la Vidoni e tutto il comparto edile attraverso un’adeguata politica di investimenti pubblici sulle grandi opere, sulla messa in sicurezza del territorio, sull’edilizia residenziale e scolastica, che possa da un lato favorire la modernizzazione della regione e supportare la competitività delle nostre imprese, dall’altro sostenere i fatturati e l’occupazione della filiera delle costruzioni, con ricadute positive in tutti i settori collegati».