VERONA, DAL SETTORE DEL LEGNO UNA NUOVA OPPORTUNITA’ PER I DETENUTI

VERONA, DAL SETTORE DEL LEGNO UNA NUOVA OPPORTUNITA’ PER I DETENUTI

Dare una nuova opportunità ad un numero sempre maggiore di detenuti, attraverso un percorso formativo lavorativo e un’eventuale ricollocazione all’esterno del carcere. È l’intento dell’impresa sociale Reverse di Verona, che in collaborazione con la Filca-Cisl scaligera ha già avviato un percorso che ha coinvolto numerosi detenuti della Casa circondariale di Montorio. Il progetto, denominato Reverse IN, ha consentito ad un gruppo di detenuti di frequentare un laboratorio all’interno del carcere, permettendo loro di imparare un mestiere, legato al settore del legno, e avendo la possibilità di una eventuale ricollocazione proprio nella Reverse.
Se ne è parlato a Verona nel corso dell’iniziativa “Il lavoro riscatta”, organizzata dalla Filca di Verona. Ai lavori hanno partecipato Fra Beppe Prioli dei Frati Minori e Mariagrazia Bregoli, rispettivamente cappellano e direttrice della Casa circondariale di Montorio, Federica Collato, dell’impresa Reverse e Salvatore Federico e Stefano Macale, segretari nazionali della Filca-Cisl. Negli anni passati la Reverse, attraverso il “progetto Esodo” promosso e sostenuto dalla Fondazione Cariverona, ha già avviato corsi di formazione nel carcere di Montorio, insegnando ai detenuti come ricavare oggetti di arredo da pallet di scarto. Un ‘laboratorio sociale’ reso possibile grazie alla sinergia tra i responsabili della Reverse, i vertici del carcere e le organizzazioni sindacali.
“Si tratta di una iniziativa che ci inorgoglisce e che rappresenta in pieno il dna della Filca e della Cisl”, sottolinea Salvatore Federico. “La nostra azione quotidiana come sindacalisti mira proprio alla dignità della persona, del lavoratore. Il detenuto ovviamente non sfugge a questa regola, ed è nostro compito, grazie alla sensibilità mostrata dalla Reverse, di offrire loro un’altra chance attraverso la
artigianato legno
conoscenza di un mestiere dignitoso come quello nel settore del legno. Grazie ad un accordo con l’azienda, inoltre, abbiamo introdotto una deroga per l’assunzione dei detenuti a tempo determinato, in rapporto al totale dei lavoratori a tempo indeterminato, visto che il contratto prevede un equilibrio tra i due tipi di contratto. Vorrei sottolineare – ha proseguito Federico – che questo ‘Patto’ cade a pochi giorni dal settantesimo anniversario della promulgazione della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, sancito il 10 dicembre del 1948 dall’Assemblea generale della Nazioni unite. 1948, lo stesso anno della Costituzione. E un altro documento per noi molto importante, lo Statuto della Cisl, insiste ugualmente sulla dignità della persona, sullo sviluppo dell’umanità anche attraverso la contrattazione”.
”Questo accordo – ha detto De Luca – dimostra che anche nel territorio di Verona il sindacato non è un mero ‘controllore di buste paga’, ma un protagonista della società, un tassello importante nello scenario socio-economico. La riqualificazione del detenuto, la sua ricollocazione all’esterno del carcere, sono un obiettivo ambizioso ma qualificante, un traguardo che fa onore all’impegno di chi, sindacalisti e imprenditori, ha saputo tradurre in fatti concreti il proprio impegno sociale”, ha concluso.
Stefano Macale ha parlato invece di edilizia carceraria: “Il 20% degli istituti, e quindi un carcere su 5, è stato costruito prima del 1900. L’aspetto architettonico è molto importante, sia per una questione di dignità del detenuto, che per l’organizzazione di iniziative utili alla formazione dei carcerati, e quindi al loro reinserimento. L’idea è anche quella di formare i carcerati attraverso il sistema degli enti bilaterali, ma non affidandoci alla volontarietà del territorio, ma portando questo progetto a sistema”.
La direttrice della Casa circondariale di Monterio, infine, ha ricordato che “la cultura riscatta la persona, e la società ha il dovere di offrire una nuova opportunità ai detenuti. Solo l’1,5% lavora negli istituti, mentre ben ilo 40% è recidivo, e rientra in carcere dopo aver già scontato una pena. E’ la dimostrazione che la rieducazione è ancora un obiettivo lontano”.
Insomma, aveva ragione Dostoevskij: “Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”.

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