Democrazia economica e responsabilità sociale dell’impresa: passa anche dal Veneto la proposta di una maggiore partecipazione di operai e impiegati nel governo delle imprese in cui lavorano. Se ne è discusso a Monastier, nel corso dell’assemblea regionale degli Rsu e dei delegati della Filca. All’iniziativa erano presenti circa trecento persone, in rappresentanza dei quasi trentamila iscritti del Veneto. Nel corso dell’incontro si è ribadito come per la prima volta nella storia i sindacati del legno e dell’edilizia andranno separati al rinnovo dei contratti nazionali dei vari comparti, in scadenza a fine anno. Partendo da due punti fermi delle piattaforme, come ha ribadito il segretario nazionale della Filca Domenico Pesenti: bilateralità e contrattazione di secondo livello, sia essa aziendale, distrettuale o territoriale.
“Con gli accordi di gennaio ed aprile – ha detto Salvatore Federico, segretario generale della Filca Veneto – e con la scelta coraggiosa attuata dalla Cisl, si è aperta una nuova stagione. La Filca, con le nuove piattaforme, intende ribadire la centralità del ruolo della contrattazione come strumento per realizzare una maggiore equità sociale pur nel periodo di crisi ora in corso”. Federico ha snocciolato i numeri relativi alla crisi nella regione: “In Veneto la previsione del Pil per il 2009 è pari al -5% rispetto al 2008. Le esportazioni nel primo semestre 2009 sono in calo del 20% rispetto allo stesso periodo del 2008. Per non parlare dell’occupazione: i lavoratori dipendenti occupati al 30 giugno 2009 rispetto a giugno 2008 sono calati di 115.000 unità, pari al 7% in meno. A contenere i danni sull’occupazione – ha specificato il numero uno della Filca veneta – ha contribuito l’uso degli ammortizzatori sociali, sia quelli ordinari che quelli in deroga, concordati tra Regione e Parti Sociali”.
“La scelta della Filca Cisl – ha aggiunto – è di farsi portatrice e di rilanciare, nel primo livello di contrattazione, alcuni elementi ritenuti dai propri organi inderogabili e imprescindibili quali la sicurezza, il welfare, la regolarità ed il subappalto, la formazione, la borsa lavoro, il rilancio della bilateralità, i lavoratori stranieri. Una maggiore partecipazione del lavoratore – ha concluso Federico – non deve essere visto dal datore di lavoro come una indebita intromissione, ma come un vantaggio per tutti, anche per le aziende stesse. Le imprese che l’hanno compreso, sono quelle che oggi reggono meglio, che non chiedono cassa integrazione, mentre le ditte dove il padrone insiste ‘la fabbrica è mia e decido solo io’ sono proprio quelle più in difficoltà. Perché partecipazione significa responsabilizzazione: il lavoratore co-interessato nell’andamento dell’impresa magari può anche capire meglio le ragioni di certi sacrifici”. All’incontro ha partecipato anche il giornalista del Sole24 Ore, Massimo Mascini.
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