"UNITI CONTRO LE MAFIE": IL PROGETTO SAN FRANCESCO ALLEANZA PER LA LEGALITA’

"UNITI CONTRO LE MAFIE": IL PROGETTO SAN FRANCESCO ALLEANZA PER LA LEGALITA’

Giorgio La Pira, ex sindaco di Firenze

San Francesco arriva anche in Toscana. Il progetto che, nel nome del poverello d’Assisi, la Cisl con le sue categorie dell’edilizia e dei bancari, porta avanti insieme al Siulp per la
legalità e contro le mafie, è stato presentato a Firenze nell’ambito della Settima edizione di Terrafutura, mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità. Un altro passo dopo Cermenate – il cui sindaco ha partecipato all’iniziativa fiorentina – dove, in una villa confiscata alla camorra, verrà realizzato il primo centro europeo di alta formazione alla legalità. Testimonial d’eccezione della presentazione, guidata dal responsabile del Progetto, Alessandro De Lisi, il Procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, che ha ricordato come oggi ”la società del centro – nord è terreno privilegiato degli investimenti mafiosi”, perché le mafie hanno cambiato i loro connotati e infestano anche l’economia, estendendo i loro tentacoli in tutta Italia. ”Non esistono risposte semplici a problemi complessi – ha sottolineato il Procuratore – non c’è una parola magica per vincere la mafia, comeper battere la disoccupazione: la risposta è complessa e richiede lo sforzo di tutti”.
Perché non basta l’impegno di magistrati e forze dell’ordine, ”ci vuole il sostegno della società civile, in cui ognuno deve far bene il proprio lavoro”. A cominciare da chi opera nelle banche. Va in questa direzione l’iniziativa lanciata dalla Fiba Cisl che, come ha ricordato il segretario generale Giuseppe Gallo, ”ha svolto 130 assemblee, fuori dall’orario di lavoro, in tutta Italia sull’antiriciclaggio”. Un impegno che ha dato risultati se è vero che ”nel 2010il numerodi operazioni sospette segnalato da operatori bancari è aumentato del 77% arrivando a 37.800 e delle quali ben 32 mila sono arrivate dalle province dove eravamo stati”. Oda chi opera nei cantieri e ”si è trovato di fronte a imprenditori che erano in realtà dei criminali” ha detto il segretario generale Filca, Domenico Pesenti, ”e allora è difficile anche fare il nostro mestiere di sindacato. Da qui nasce l’idea di una scuola per scrivere insieme le regole che tutelino i lavoratori nel luogo di lavoro, ma anche gli imprenditori onesti nel mercato”.
Ecco la genesi dei dieci punti del Progetto San Francesco, sui quali si cercherà nei prossimi mesi di arrivare in Toscana ad un patto tra sindacati, istituzioni e associazioni. Punti concreti – ha ricordato il segretario toscano della Filca, Massimo Bani – ”come il superamento del criterio del massimo ribasso negli appalti, attraverso il quale passa spesso l’infiltrazione delle mafie nell’edilizia, settore centrale di questa penetrazione. Perché anche la Toscana è una delle lavanderie di denaro preferite dalle mafie”. Un punto su cui ha insistito anche il segretario generale della Cisl fiorentina, Roberto Pistonina, ricordando come ”non più tardi di pochi giorni fa sia scoppiato un incendio palesemente doloso in un cantiere di Scandicci” sul quale già indaga la Dda. ”La malavita organizzata genera un fiume di denaro – ha spiegato il segretario della Fiba toscana, Stefano Biondi – che nasce da attività illecite, ma passa attraverso il normale sistema finanziario e creditizio”. Da qui la necessità di ”arrivare alla piena tracciabilità del denaro” e la richiesta di ”utilizzare il35%delle risorse sottratte alla criminalità organizzata per creare sviluppo e lavoro sul territorio”. Biondi ha poi chiesto che anche in Toscana un bene sequestrato alle mafie venga assegnato al Progetto San Francesco per creare una ”scuola di legalità”. Il segretario confederale cislino, Maurizio Petriccioli, ha sottolineato il sostegno della Cisl al progetto che va nella direzione in cui è impegnata anche la formazione confederale, per ”ragionare di legalità, giustizia e responsabilità”, perché – ha spiegato – se è vero che nella lotta alla mafia ”si muore perché si è soli”, come diceva Giovanni Falcone, ”anche noi dobbiamo assumerci la responsabilità di non lasciare sole queste persone, creando una rete attorno ai servitori dello Stato”.

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