Al termine della tavola rotonda “La libertà è il capitale del Veneto. Un dialogo sulla sostenibilità sociale” che si è tenuta sabato 11 settembre a Cerea, nell’ambito della Festa del socio, il segretario della Filca Cisl del Veneto, Salvatore Federico, ha consegnato al vescovo Giuseppe la tessera onoraria della Filca del Veneto, perché «costruttore e muratore di una società di pace e di solidarietà verso gli ultimi».
Monsignor Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, era intervenuto con parole forti contro la mafia «Mai ci saremmo aspettati che il fenomeno mafioso si sarebbe insediato qui, nella nostra città, nella nostra provincia – ha detto -. È il soggiorno obbligato che ha portato qui cromosomi che non appartengono alla veronesità. Lo dicevo già quando ero parroco che il soggiorno obbligato è pericolosissimo. In un quartiere di Verona, Borgo Nuovo, il trapianto in massa di queste persone ha creato una situazione insostenibile. Una mamma mi ha raccontato che, a causa del fenomeno della droga connesso con la presenza mafiosa, la classe media di suo figlio è stata decimata. Dovrò riflettere a fondo su questo fenomeno che ci hanno portato, e che non è stato gestito dalle istituzioni come avrebbe dovuto. Dovrò riflettere, perché io, come voi sindacalisti, non mi rassegno». Zenti ha quindi affrontato il tema della disoccupazione, altra piaga sociale, che rischia di creare «polveriere sociali».
Nel convegno sono intervenute altre voci importanti. «La mafia in Veneto è entrata dalla porta principale della borghesia, dai salotti buoni della finanza, degli appalti e dalle feste a bordo della ricchezza – è stata l’analisi del sociologo Alessandro De Lisi, a margine del convegno -. Con lo spaccio di droga, l’usura, il racket, la Mafia spa tenta di comprare la libertà anche dei veneti, ma non vincerà. Perché è nella quotidianità degli imprenditori per bene, nelle aule scolastiche, nelle fabbriche, nei cantieri di imprese sane che cresce robustissima la pianta che soffocherà la gramigna mafiosa. Il Veneto deve riuscire a espellere dal proprio corpo sociale i traditori che fanno affari con le cosche, di quelli che si arricchiscono con le scorciatoie delle tangenti e dei “per favore”.»
In chiusura del dibattito, che ha visto la partecipazione anche di Giacinto Palladino, segretario nazionale della Fiba-Cisl, di Battista Villa, segretario regionale della Filca-Cisl della Lombardia e responsabile politico del progetto “San Francesco antimafia”, e di Domenico Pesenti, segretario generale nazionale della Filca-Cisl, Federico ha letto una lettera aperta alla società veneta affinché sul fenomeno mafioso essa non abbassi la guardia, non lo ritenga un problema di altri.
Nella lettera, sono elencate le quattro proposte antimafia della Filca-Cisl del Veneto, da condividere con gli attori sociali, economici e istituzionali per poter contrastare in modo efficace i tentativi di infiltrazione nel tessuto produttivo nordestino della criminalità organizzata. Ecco le proposte: la costituzione di un gruppo di lavoro capace di elaborare strategie di tutela del territorio; l’avviso pubblico agli enti locali, alle fondazioni, alle cooperative, ad ogni ente territoriale, per una nuova stagione di responsabilità nell’elaborazione delle gare d’appalto; il rafforzamento della contrattazione di “secondo livello” capace di potenziare il welfare territoriale verso una maggiore attenzione alla responsabilità sociale delle imprese e della politica ed infine la costituzione di un pool sociale antimafia, che abbia come componenti gli attori del lavoro quotidiano, nelle Federazioni sindacali e nel Siup, il sindacato di polizia vicino alla Cisl.