Leggi l’intervista a Ciro Donnarumma, segretario generale della Filca-Cisl Emilia Romagna.
Segretario, il terremoto, con tutte le conseguenze terribili e drammatiche tuttora in atto, porta con sé inevitabilmente anche un momento di riflessione, un momento indispensabile da cui ripartire?
Certo, la situazione del terremoto che ha colpito la nostra regione deve farci riflettere su tante cose, tra queste anche su come dobbiamo ricostruire, evitando che questa situazione diventi terreno fertile per associazioni malavitose. Clan mafiosi che attraverso il riciclaggio del denaro approfittano di cittadini e aziende in difficoltà per fare il loro sporco business.
Paradossalmente questa nefasta situazione deve essere trasformata in un’opportunità che deve portare le parti sociali, imprenditori, sindacato e istituzioni, ad una forte e diretta assunzione di responsabilità, con lo scopo di affermare il rispetto delle regole e la qualità dell’esecuzione delle opere.
Quindi, in concreto, cosa occorre fare?
Occorre fare un “patto di solidarietà e sviluppo” del settore edile fra sindacato ed imprenditori per far fronte agli effetti drammatici del sisma, ma con interventi che nascano da un confronto tra le parti e che creino un clima di speranza e, nel contempo, di concreta operatività. È necessario partire facendo molta attenzione alla sicurezza degli edifici nei centri storici e, in modo particolare, ai capannoni delle zone industriali così gravemente colpite. In altri termini, occorre riportare alla “normalità” il nostro territorio, ovviamente non trascurando quelli che sono i luoghi simbolo di una comunità, come chiese e municipi.
Ci sono esperienze da cui trarre esempio?
Abbiamo esperienze positive fatte in passato in Umbria. Badando alla concretezza di cui parlavamo prima, una richiesta del sindacato da cui partire potrebbe essere quella che il DURC, oltre alla regolarità contributiva, valuti la congruità della manodopera. Attraverso questo strumento di legalità potrebbe così essere possibile una verifica sia sulla CONGRUITÀ’ DELLA OFFERTA (abbiamo già delle sperimentazioni in atto vedi Reggio Emilia), sia la regolarità della manodopera in fase di esecuzione.
In pratica, lei sta proponendo uno stumento per combattere con efficacia le cosiddette “offerte anomale”?
Esatto, vale a dire di quelle offerte considerevolmente più basse rispetto all’entità delle prestazioni richieste dal bando e che, al contempo, suscita il sospetto della scarsa serietà dell’offerta medesima e di una possibile non corretta esecuzione della prestazione contrattuale, se non altro per il fatto di non assicurare all’operatore economico un adeguato profitto.
Ovviamente, nel privato,diventerebbe fondamentale legare il Durc alla congruità della offerta per il rilascio dei titoli abilitativi edilizi e della abitabilità degli edifici.
Questa è una delle richieste della Filca. Ci può dire brevemente le altre?
Un’altra esperienza da riportare in questo momento difficile è l’estensione dei controlli antimafia all’edilizia privata. Strada peraltro già imboccata poiché da circa un mese, attraverso il Protocollo sottoscritto tra Regione Emilia-Romagna e le nove Prefetture alla presenza del Ministero dell’Interno, sono stati estesi i controlli antimafia prima di concedere i permessi di costruire e prima di far partire i lavori. Lo stesso discorso vale per la verifica dell’idoneità tecnica delle imprese che sono individuate per svolgere i lavori.
Ed è possibile attivare tutto questo attraverso il Tavolo Regionale della Consulta Edilizia, e attraverso la normativa regionale sulla legalità (legge 11/2010, Disposizioni per la promozione della legalità e della semplificazione nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata) subordinando l’efficacia del permesso di costruire alla trasmissione della certificazione antimafia e di quanto previsto dal Testo unico sulla sicurezza (decreto legislativo 81/2008). Infine ci sarebbe un altro punto di cui mi preme parlare.
Quale?
Quello della creazione di una “White List” delle imprese che aderiscono ai criteri di legalità certificati, diventando punto di riferimento per la scelta dei lavori di ricostruzione e messa in sicurezza dell’esistente. In tal senso, sarebbe necessario che per gli appalti pubblici la Regione obbligasse tutte le stazioni appaltanti al superamento del sistema degli appalti al massimo ribasso introducendo l’offerta economicamente più vantaggiosa.