La lotta alle mafie ha rappresentato un vero filo conduttore di Terra Futura che è stata aperta con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime delle stragi di Capaci, di via D’Amelio e dell’attentato in via dei Georgofili a Firenze dove, nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, vennero uccise 5 persone e altre 48 rimasero ferite. Fra gli interventi più rilevanti quelli dei procuratori in prima linea nella lotta alle mafie come Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, Giuseppe Quattrocchi, procuratore della Repubblica di Firenze, e quello di Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione familiari vittime. A sottolineare come il tema della legalità e della lotta alle mafie sia al centro dell’ attenzione della Cisl, la presenza del segretario generale, Raffaele Bonanni, alla presentazione del libro di Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, “Il Contagio. Come la ‘ndrangheta ha infettato l’Italia”. I procuratori hanno confermato come il problema della mafia sia di stretta attualità e in grado di mettere in pericolo non solo la libertà dei singoli e l’economia ma anche la stessa democrazia. Organizzazioni come la ‘ndrangheta e la camorra stanno infettando il centro e il nord del Paese. I boss hanno consapevolezza della grandezza e dell’unitarietà della propria organizzazione e non dobbiamo quindi stupirci se la’ndrangheta si sia oramai infiltrata anche in paesi quali la Germania, il Canada e l’Australia.
E’ per fronteggiare questa emergenza che Pignatone ha reiterato l’importanza di una “repressione costante, efficace e continua”. Una repressione che avviene anche attraverso il sacrificio di tante persone che continuano a svolgere il loro mestiere nonostante le difficoltà e i rischi: “Se c’è stato veramente un patto fra Stato e mafia come alcuni sostengono — ha detto Pignatone – allora noi lo abbiamo violato come magistrati, polizia di stato, procura della Repubblica”. La lotta contro la mafia si può condurre solo attraverso la convergenza di tutte le forze. Le persone per bene pagano il prezzo della mafia ed è per questo che è necessario trovare chi dia la voce alla gente ed agire: “I soggetti sociali – ha concluso Pignatone – sono la vera forza che lo Stato può mettere in campo contro le mafie; se queste forze scenderanno pienamente in campo le mafie saranno sconfitte”. Fra le forze sociali che stanno già offrendo un importante contributo alla lotta alla mafia, c’è la Cisl, come lo stesso Pignatone conferma sottolineando la “presenza forte” del progetto S. Francesco. Si tratta allora di mettere in campo una vera sinergia per condurre una battaglia fondamentale per la nostra democrazia, come sottolinea Raffaele Bonanni: *** “Oggi c’è molta più consapevolezza rispetto a trent’anni fa – ha detto il leader della Cisl – ma è anche vero che questo è il periodo più pericoloso degli ultimi trent’anni perché in un clima di sfiducia crescente le mafie intensificano la loro azione pestifera per invadere ogni campo”.
Per sferrare un attacco congiunto alle mafie dovrà però cambiare un certo tipo di mentalità nel nostro paese. Bonanni lancia un appello direttamente al presidente del Consiglio, Mario Monti: “Per creare un’altra economia – ha spiegato il sindacalista – occorre sconfiggere l’idea secondo cui la concertazione è consociazione, quando invece è proprio la concertazione che mette alla luce del sole tutte le vicende favorendone la trasparenza, a differenza del consociati-vismo che permette alle lobby e alle centrali del malaffare di fare quello che vogliono”. Il paese ha bisogno dunque di una vera “bonifica” considerando che l’illegalità e la scarsa trasparenza costituiscono il terreno ideale per la criminalità organizzata. E’ il caso degli appalti, dove la cultura del massimo ribasso attira le mafie, e dell’evasione fiscale attraverso cui i mafiosi possono riciclare con più facilità il denaro. I temi dell’illegalità e dell’evasione fiscale sono stati al centro di molti dibattiti nell’ambito di Terra Futura e in particolare presso lo stand della Cisl. Fra i relatori Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl, che ha sottolineato come il sindacato possa svolgere un ruolo fondamentale sul territorio. Il sindacato può effettivamente compiere una vera azione di vigilanza che deve essere ancora più forte in tempo di crisi. Una crisi che non può più essere vista solo dalla prospettiva della finanza, secondo Petriccioli, che vuole tornare a parlare di lavoro come centro dello sviluppo: “I problemi della crisi – ha spiegato il sindacalista – si chiamano lavoro e diseguaglianza dei redditi e la soluzione è nel riportare le persone al centro dell’attenzione e dell’azione”. Investire sulle persone è una priorità anche secondo Pietro Cerrito, segretario confederale della Cisl: “Il dato relativo al debito – ha spiegato Cerrito – perde rilevanza di fronte ai dati sulle persone verso le quali vanno indirizzati nuovi investimenti”. Da questo punto di vista, spiega il sindacalista, non si può più continuare a considerare il welfare come una zavorra per lo Stato ma piuttosto va considerato come un grande spazio per rilanciare l’occupazione e l’economia. Alla base della ripresa, una maggiore attenzione ai giovani al fianco dei quali la Cisl è impegnata da tempo, come sottolinea il segretario confederale Liliana Ocmin: “L’associazione dei giovani Cisl – sottolinea la sindacalista – così come progetti come il Poli-coro di- mostrano come il nostro sindacato ha da tempo individuato i problemi relativi all’occupazione giovanile”. Sarà dunque necessario individuare dei meccanismi per rilanciare l’occupazione giovanile e ribadire quel valore sociale del lavoro che, come sottolinea la Ocmin, negli ultimi anni si è perso. Ristabilire la meritocrazia come criterio di selezione e valorizzare un effettivo dialogo fra le generazioni sono i primi passi per evitare l’emergenza sociale. L’attenzione per le giovani generazioni è stato dimostrato dalle numerose attività presso lo stand della Cisl.
Rossella Aprea, ricercatrice Lib21, e Francesco Lauria, del dipartimento mercato del lavoro e formazione della Cisl, hanno dialogato con gruppi di giovani studenti liceali introducendoli ai temi della rappresentanza sindacale: “I risultati delle nostre ricerche – sottolineano Aprea e Lauria – mettono in evidenza come i giovani, che hanno dimostrato un grande interesse per il sindacato, non rifiutino la flessibilità ma la precarietà”. La ricerca del posto fisso passa dunque in secondo piano rispetto alla sicurezza dello stipendio e alla garanzia delle tutele. Il dialogo con le giovani generazioni ha vissuto un altro momento importante con la premiazione dei ragazzi che hanno partecipato al concorso Cisl Scuola. Fra i progetti maggiormente apprezzati dai giovani quello della Fiba perla creazione di un fondo perla creazione di occupazione. Un’iniziativa che Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba, definisce un vero esempio di “solidarietà inter-generazionale”, una buona pratica della contrattazione recentemente presa come modello dallo stesso ministro del Lavoro, Elsa Fornero: “Il fondo – ha spiegato Gallo ai ragazzi – è alimentato da una giornata di lavoro all’anno che i lavoratori a tempo indeterminato devolvono per agevolare le as-sunzio-ni dei giovani a tempo in-deter-mina-to; si prevedono n e i prossimi anni 30 mila assunzioni, con una particolare attenzione ai disabili e ai lavoratori meridionali”. Il problema dell’occupazione giovanile è però legato a quello della crescita. Creare nuovi posti di lavoro è la priorità in un paese che però manca di una vera politica industriale, come sottolinea Luigi Sbarra, segretario confederale Cisl, che chiede un nuovo “patto sociale per la crescita”: “Siamo ancora un grande paese industrializzato – ha sottolineato il sindacalista – ma sono in pochi ad accorgersi di questo con la fabbrica che sta progressivamente scomparendo dall’immagina *** rio collettivo”. Lo sviluppo, sottolinea Sbarra, non può essere però garantito solo dai servizi così come dimostrano i paesi che hanno investito nell’industria e che hanno avuto impatti meno funesti dalla crisi economica.
Il lavoro industriale è la vera priorità del paese anche secondo Giuseppe Farina, segretario generale della Fim Cisl, che rilancia la partecipazione per irrobustire il sistema delle piccole e medie imprese: “I lavoratori sono cambiati – ha spiegato Farina – in quanto oggi sono molto più interessati ai buoni risultati delle aziende”. All’orizzonte c’è dunque un nuovo patto fra impiegati e datori: “Noi vogliamo occuparci più delle imprese – ha concluso il sindacalista – ma ci aspettiamo che le imprese si occupino di più dei lavoratori”. Un punto ripreso da Marco Bentivogli, segretario Fim Cisl nazionale, che ha invocato una vera “coalizione sociale” per evitare l’impoverimento del paese. Un nuovo modello di sviluppo territoriale nel quadro di un’economia sostenibile e più verde è dunque la richiesta del sindacato che ha dedicato a questo tema seminari specifici che hanno visto la partecipazione di Claudio Risso, segretario nazionale Fai Cisl, Domenico Pesenti, segretario generale della Filca Cisl, e Attilio Rimoldi, segretario nazionale della Fnp Cisl. Politiche industriali e qualificazione dei giovani sono stati al centro dell’intervento di Cecilia Brighi, responsabile dei rapporti internazionali della Cisl, che ha auspicato una ricostruzione della catena del valore anche attraverso la rivalutazione del lavoro manuale: “Molti giovani – ha spiegato la sindacalista – preferiscono andare a lavorare nei call centers piuttosto che fare un lavoro manuale”. A livello internazionale, la Brighi ha però constatato come i tentativi di regolamentazione non siano andati a buon frutto favorendo un ritorno al business as usual. La de-strutturazione della fabbrica e il decentramento produttivo stanno dunque proseguendo in assenza di regole soprattutto a livello finanziario settore nel quale le banche d’affari continuano a operare indisturbate mentre i paradisi fiscali continuano le loro attività: “E’ necessario stabilire un rapporto diverso con le imprese – ha concluso la sindacalista – per creare coerenza e per impedire che i paesi in via di sviluppo si indirizzino verso una crescita senza diritti e senza sostenibilità”.