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Successo del Fondo Arcobaleno che integra il sistema sanitario

Successo del Fondo Arcobaleno che integra il sistema sanitario

Roma
Intervista a Domenico Pesenti, segretario generale di categoria sulle novità in materia
La costituzione del Fondo nazionale per l’assistenza sanitaria integrativa Arcobaleno, a marzo del 2005, è un avvenimento di cui la Filca è fiera ed intenzionata a valorizzare. Ne parliamo con il segretario generale della Filca nazionale, Domenico Pesenti, iniziando con una sorta di provocazione. Segretario, il Fondo non assomiglia ad uno strumento che tende a sminuire e, quindi, in prospettiva contribuisce a smantellare il Servizio sanitario nazionale? Assolutamente no. Il Sindacato, gli edili in prima linea, hanno lottato per affermare il servizio sanitario nazionale e non vogliamo abdicare al risultato, che ha, semmai, bisogno di essere migliorato. Il Fondo è invece uno strumento utile ad integrare il servizio sanitario nazionale aggiungendo tutele per i lavoratori. D’altra parte è pienamente coerente con quanto si fa con le Casse Edili e con i Fondi per la previdenza (Prevedi ed Edilpre per i lavoratori edili, Concreto per quelli del Cemento, Arco per i settori Legno, Laterizio e Lapideo). La peculiarità di tutte queste scelte consiste nella nostra predilezione contrattuale. Possiamo parlare di “novità”? Ci sono già altre buone esperienze, basta pensare al Faschim (Fondo per l’assistenza sanitaria dei chimici), che ha una valenza nazionale. Se rimaniamo al nostro settore, ci viene in aiuto anche la storia: la Cassa Edile di Milano, sorta nel 1919 per pagare i periodi di non lavoro per disoccupazione o per malattia, durante il periodo fascista ha visto inibita la sua attività e per evitare la soppressione si è trasformata in vero e proprio ospedale. Nei suoi archivi sono ancora conservate le cartelle cliniche dei lavoratori ricoverati. C’è poi la contrattazione negli anni ’60 e ’70 che interviene in modo deciso sulle prestazioni sanitarie e sulle mutue locali; ne sono un esempio i Cral che intervengono a sostegno delle spese per protesi dentarie o per gli occhiali. Se ci riferiamo solo al settore edile, le prestazioni erogate per interventi di natura sanitaria, anche oggi, ammontano circa all’80% del totale delle “spese”. Ma le esigenze sanitarie sono infinite e, come ho detto, da sempre al centro dell’attenzione di un Sindacato che rappresenta uomini e donne, quindi “persone”. I lavoratori apprezzano queste attenzioni? Il Sindacato continua a difendere le retribuzioni contrattando aumenti di stipendi e salari come ha sempre fatto, ma in questo modo interviene anche sulle spese dei lavoratori. Quelle sanitarie sono “uscite” spesso rilevanti dal reddito, soprattutto se monoreddito ed in particolare per le famiglie con persone che non lavorano. È anche questo, quindi, un modo efficace per tutelarli e difenderli. Direi, piuttosto, che è necessario un cambiamento delle nostre consuetudini, se non della nostra mentalità, nel senso che non dovremmo lasciare interventi di questo genere quasi ai margini della contrattazione attuale. Se è vero che tanto abbiamo fatto nel passato è ora di porre rinnovate attenzioni. Sembra però una strada difficile perché spaventa gli imprenditori sul piano dei costi.E’ così? È un timore infondato, perché queste spese sanitarie non sono gravate da contribuzione. Anche nelle imprese ove ci siano problemi di redistribuzione salariale, contrattare l’adesione al Fondo comporterebbe costi minori rispetto ai benefici ricevuti dai lavoratori. Allora di cosa c’è allora bisogno? Occorre prima di tutto una riflessione confederale. Credo che dotarsi di strumenti simili al Fondo Arcobaleno sia utile per tutti i lavoratori. C’è poi bisogno di un confronto vero con Cgil e Uil e le loro organizzazioni categoriali. Non si capisce proprio per quale motivo esperienze unitarie sono state possibili per i lavoratori del settore chimico ed incontrano invece difficoltà nel nostro settore. Un approccio unitario sarebbe senza dubbio alcuno più incisivo; discutere ed agire insieme servirebbe a comporre una “massa critica”, come si usa dire, più influente. Il settore edile è il terreno ideale per un fondo unitario. Intanto Arcobaleno è già un Fondo nazionale? Certo è nazionale poiché la rete sanitaria convenzionata è diffusa capillarmente e perché – aspetto non trascurabile – in questo modo esercita una maggiore forza contrattuale nei confronti delle agenzie assicuratrici. Quali sviluppi sono auspicabili? C’è un appuntamento importante: la contrattazione di II livello, che nel nostro caso interessa i settori dell’edilizia e quelli industriali (cemento, legno, laterizi, lapidei). È una contrattazione ovunque territoriale nel primo caso e in determinate zone negli altri, il resto è di tipo aziendale. Credo che questa sia una occasione da utilizzare per espandere le tutele messe a disposizione dal Fondo Arcobaleno. Per quanto attiene i settori industriali la Filca nazionale ha già indicato l’adesione al Fondo come materia che merita di essere inserita nelle piattaforme. Lo Statuto del Fondo lo rende possibile ovunque ed a chiunque lo voglia. Si tratta solo di fare un buon lavoro. Ma l’idea come è nata? È il risultato di più volontà, ma sembra il frutto del felice gioco della casualità: nelle attività contrattuali della Filca di Treviso erano ormai maturi i tempi per accordi aziendali sui contenuti che poi sono stati recepiti nel Fondo, ma mancavano i mezzi di gestione. A livello nazionale un’adeguata strumentazione era invece possibile, ma – fino a quel momento – non attivata per la mancanza di occasioni di lavoro concrete, oltre gli impedimenti ideologici che ne ostacolavano la realizzazione .Arcobaleno dimostra quindi l’attenzione della Filca nazionale alle buone iniziative presenti nel territorio e che la voglia di lavorare produce – come in questo caso – fattori positivi per tutta l’organizzazione.

Lanfranco Vari

Stefano Brunetta (Filca Treviso) ne spiega le motivazioni e ne traccia l’iter costituente
Il Fondo Arcobaleno, il nuovo fondo di previdenza integrativa sanitaria, ha per soci fondatori la Filca Cisl veneta, la Filca Cisl trevigiana e la Filca Cisl nazionale ed è stato istituito a marzo del 2005. Il Consiglio di Amministrazione è composto da Stefano Brunetta (Filca Treviso), Piero Donnola (Filca Veneto), Franco Turri e Paolo Acciai (Filca nazionale). Presidente del Fondo Arcobaleno è Stefano Brunetta, della Filca Cisl di Treviso, al quale abbiamo chiesto come nasce l’idea di questo fondo e quale è stato il percorso effettuato per giungere alla sua fondazione. Dobbiamo dire che la richiesta di questo fondo era stata presentata nei rinnovi dei contratti collettivi nazionali di categoria, ma l’idea non è andata in porto perché gli altri sindacati e la controparte non hanno creduto al progetto. Quindi si è pensato di inserirlo nella contrattazione aziendale, oltre al bilancio sociale e alla formazione professionale (ottenendo in alcune aziende 2 ore all’anno per dipendente). L’idea del fondo è stata considerata come un elemento innovativo per dare risposte concrete ad alcuni dei bisogni dei lavoratori. Bisogni che si fanno sempre più pressanti visto che la sanità erode già buona parte del salario dei lavoratori per pagamenti di prestazioni sanitarie. Dalla nostra ricerca, partita dalla consultazione del Caaf locale, è emerso che chi lavora nei settori in cui siamo presenti, al momento della denuncia dei redditi, per il 95%, richiede recuperi per ticket pagati e per prestazioni sanitarie utilizzate, anche privatamente, per evitare lunghe attese presso le strutture pubbliche. Non è stato facile ottenere il soddisfacimento di questa nostra richiesta: è stata l’unica pregiudiziale della controparte e ci sono volute diverse assemblee ed anche mobilitazioni per riuscire nell’intento per poter poi costituire il Fondo. Comunque, la cosa più importante è che questo fondo non si sia limitato ad avere un carattere locale o regionale, ma nazionale. Con la firma dello Statuto anche da parte della Filca Cisl nazionale non è stato limitato solamente al settore del legno da cui è nato ma allargato anche agli altri settori. Sono state valutate varie offerte e, da una rosa di 5-6 compagnie, è stato affidato ad UniSalute (90%) ed a Unionvita (10%). Quando è stato firmato il primo accordo per questo fondo? Il primo accordo è stato firmato il 14 giugno 2004 all’Alf Group s.p.a., poi, a cascata, ne sono seguiti subito altri. Ad oggi abbiamo circa 20 accordi firmati. Più di 700 sono gli iscritti tra la provincia di Treviso e Verona e stanno arrivando adesioni anche dalla provincia di Belluno. Per i lavoratori delle aziende Alf Group s.p.a. e Roseda la copertura assicurativa è iniziata il primo settembre 2005. In sintesi, in cosa consiste questo fondo? Il fondo, che non ha scopi di lucro, serve a garantire ai soci lavoratori le prestazioni integrative del servizio sanitario nazionale. L’adesione, come è già stato detto, avviene tramite accordi aziendali e la cosa più importante da sottolineare, a differenza di altri fondi, è che il versamento delle quote è totalmente a carico delle aziende, 120 euro all’anno per ogni lavoratore. La copertura può essere inoltre estesa ai familiari dell’iscritto mediante il versamento di una quota estensiva.

Claudio Sottile

Le risposte a probabili interrogativi che si può porre un associato
Vantaggi e prestazioni del piano assicurativo
Cosa offre questo piano sanitario e quali sono i suoi vantaggi. Sicuramente, la prima cosa, è quella di avere a disposizione una serie di strutture sanitarie convenzionate. Per strutture convenzionate s’intende la rete di centri sanitari, tutti di alta qualità in termini di professionalità medica, tecnologia sanitaria e comfort, che la compagnia ha costituito con il tempo. Questa rete è diffusa in ogni regione italiana e vi aderiscono 160 tra case di cura e ospedali, 577 poliambulatorii e centri diagnostici, 202 centri odontoiatrici e società che effettuano il trasporto sanitario, l’attività di guardia medica privata e di assistenza sanitaria domiciliare. Cosa da non trascurare è che il pagamento delle fatture della struttura sanitaria viene effettuato direttamente dalla compagnia senza alcun esborso né anticipo da parte del cliente. Inoltre c’è l’aiuto da parte degli addetti della compagnia nell’individuazione della miglior struttura sanitaria e la risoluzione dei problemi burocratici ed amministrativi, come, ad esempio, la prenotazione diretta delle prestazioni da parte di Unisalute. In questo modo si eliminano anche i tempi di attesa. L’iter che un assicurato deve seguire in caso abbia bisogno di prestazioni che vadano dalla semplice visita specialistica al ricovero. Innanzitutto deve chiamare la centrale operativa al numero verde 800-016636. Riceve le informazioni sulla situazione delle prestazioni e sulla copertura prima di affrontare qualunque spesa. UniSalute conosce in tempo reale i costi di ciascuna struttura ed ha la possibilità di valutare immediatamente la prestazione ed organizzare al meglio il servizio. Viene messo in contatto con il personale medico, presente costantemente nella centrale operativa, che verifica la compatibilità tra le garanzie assicurative e il tipo di intervento necessario, fornendo consulenze all’assicurato sul proprio iter di cura, sulla clinica più idonea e verifica la completezza degli accertamenti prima di autorizzare il ricovero. Sarà lo stesso personale medico a prendere contatto con la casa di cura per organizzare l’intervento, predisponendo già di un preventivo di spesa. Terrà un contatto con l’assicurato durante la degenza e darà un supporto informativo ai parenti dei ricoverati. Quali sono le prestazioni che questo piano sanitario offre. Le prestazioni sono molteplici e da considerarsi per anno assicurativo e nucleo familiare: diaria da ricovero per grande intervento chirurgico (con indennità di € 100 per ogni giorno di ricovero per un periodo non superiore a 60 gg.); diaria da ricovero diverso da grande intervento chirurgico, compreso il parto (qui l’indennità corrisposta sarà di € 75 per ogni giorno di ricovero per un periodo non superiore a 30 gg.); diaria per day hospital medico e chirurgico ( la diaria sarà di € 30 per il primo caso e € 50 per il secondo per un periodo non superiore a 5 gg.); diaria per intervento chirurgico ambulatoriale (l’assicurato avrà diritto ad un massimale forfetario pari a € 30 per un massimo di due eventi); alta specializzazione extraricovero: esami stratigrafici e contrastografici, chemioterapia, cobaltoterapia,dialisi, laserterapia a scopo fisioterapico, elettromiografia, risonanza magnetica nucleare, scintigrafia, T.a.c., mammografia o mammografia digitale (in strutture convenzionate, pagamento diretto senza applicazione di scoperti o franchigie; in strutture non convenzionate applicazione di scoperto del 30% e minimo indennizzabile di € 40; nel caso di utilizzo del servizio sanitario nazionale -Ssn-, pagamento integrale dei ticket; massimale annuo € 5.000); ticket per visite specialistiche ed accertamenti diagnostici (rimborso dei ticket sanitari effettuati presso il sistema sanitario nazionale, la somma massima assicurabile è di € 500. Sono escluse dal rimborso le visite pediatriche: pediatria di base e per normale controllo della crescita e le visite ed accertamenti odontoiatrici ed ortodontici); assistenza infermieristica specializzata a domicilio in seguito a grande intervento chirurgico (rimborso spese nel limite di € 25 al giorno per i primi 30 gg. successivi alla data di dimissione qualora si sia trattato di un ricovero di almeno 5 gg.); gravidanza (rimborso ticket sanitari con applicazione di una franchigia di € 30 per ogni invio di spese per amniocentesi e prelievo villi coriali. Massimo rimborso di € 500). Cosa succede se l’assicurato non usufruisce del piano sanitario. Qualora l’assicurato non avesse usufruito del piano sanitario negli ultimi due anni consecutivi, al terzo anno viene garantito il pagamento di alcune prestazioni di prevenzione che devono effettuarsi in un’unica soluzione presso strutture sanitarie convenzionate e previa prenotazione alla centrale operativa dell’Unisalute. Queste prestazioni di prevenzione sono distinte tra uomini e donne: per gli uomini, a partire dai 40 anni, è previsto l’elettrocardiogramma (Ecg) con visita cardiologia ed il Psa prostatico; mentre per le donne, a partire dai 35 anni, il Pap test e l’ecografia mammaria.

C.S.

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