Catania
La proposta nel corso della presentazione del libro “Uno ogni sette ore – Perché di lavoro si muore”
E se Confindustria espellesse le aziende che non rispettano la legge sulla sicurezza e sulla prevenzione degli infortuni? La proposta (provocatoria ma non troppo) è stata lanciata da Alfio Giulio, segretario generale della Cisl di Catania, in sintonia con quanto da tempo dice anche Maurizio Bernava, segretario generale della Cisl Sicilia. L’ha raccolta al volo Domenico Pesenti, segretario generale della Filca Cisl nazionale. L’occasione: la presentazione del libro di Gianni Pagliarini e Claudio Repetto “Uno ogni sette ore – Perché di lavoro si muore”, organizzata dalla Filca Cisl etnea. Voluta non a caso a Catania, perché il capoluogo etneo, in Sicilia, nel 2008 ha pagato il tributo più alto di morti sul lavoro. Basti pensare alla strage del depuratore di Mineo e, poco tempo dopo, all’incidente di Motta Sant’Anastasia, sulla linea ferroviaria Catania-Palermo.
“Sulla questione della sicurezza e della legalità – ha detto Giulio – si deve aprire il confronto con le associazioni imprenditoriali. Ci auguriamo che collaborino col sindacato e con le istituzioni per alzare un argine contro le aziende-pirata che, tra l’altro, fanno concorrenza sleale a quelle sane. Al pari di chi è colluso con la mafia e si piega al racket, anche chi non rispetta le norme sulla sicurezza andrebbe espulso da Confindustria”. I dati confermano: in Italia, dal 1˚ gennaio ci sono già stati 256 morti sul lavoro; in Sicilia, fino a novembre 2008, l’Inail ha registrato 21 casi mortali rispetto ai 14 dell’anno precedente; nel 2008, nel settore dell’edilizia in particolare, su 1.454 imprese ispezionate ne sono risultate irregolari 645, il 44,36%. In pratica, dei 3.105 occupati da queste imprese, hanno subìto vizi di irregolarità 678 lavoratori; di essi 321 hanno lavorato totalmente in nero.
“Una piaga italiana – ha commentato Pagliarini (ex sindacalista e parlamentare, presidente della Commissione lavoro nella scorsa legislatura) – con una tragica media scandita da un orologio implacabile. Il libro fa un’analisi della situazione normativa italiana e fa parlare i protagonisti come quelli della Thyssenkrup. E poi delega alle forze sociali l’impegno di rimettere al centro del lavoro la questione sicurezza. Abbiamo la migliore legge, ma l’attuale governo l’ha messa in condizioni di non funzionare: poche assunzioni tra gli ispettori, ritardo nelle norme attuative e modifiche peggiorative apportate nel Testo unico. Serve, invece, più sindacato e controlli dal basso”.
Ma qual è l’impegno del sindacato, della Cisl e della Filca? “Ci muoviamo in tre direzioni – ha detto Pesenti nel suo intervento – creare la cultura della sicurezza tanto nei lavoratori quanto nelle imprese, i contratti già prevedono 16 ore di formazione per i lavoratori, ma noi chiediamo anche la patente per poter avviare un’impresa edile; far funzionare il testo unico con un coordinamento tra controllo pubblico ed enti bilaterali; potenziare la figura del Rlst (responsabile della sicurezza dei lavoratori) come professionista esterno non paritetico, che può supportare e informare impresa e lavoratori”. E se anche Confindustria facesse qualcosa in più…