“Solo una politica di concertazione può dare oggi prospettive all’economia e ai cittadini del nostro Paese”. Non usa mezzi termini il segretario generale degli edili Cisl, Domenico Pesenti, per manifestare il dissenso della federazione in occasione del Consiglio generale, rispetto ad un Esecutivo che pensa alla governabilità non come un insieme di decisioni condivise dalle forze sociali, ma piuttosto al “dominio della maggioranza”. “In questa situazione – spiega Pesenti – e con una campagna elettorale che sarà senza esclusione di colpi, vediamo poco spazio alle azioni per dare fiducia al sistema Paese, per dare risposte al disagio crescente di chi vive di reddito fisso sempre più ridotto dall’aumento dell’inflazione e dall’assenza di una politica dei redditi complessiva”. È necessario rilanciare la politica, quindi, “intesa come impegno civile e sociale, come passione e idealità”, in situazioni rese ancor più difficili da episodi drammatici come quelli dell’11 marzo scorso a Madrid. Nel suo intervento, Pesenti sottolinea l’adesione della Filca allo sciopero generale del 26 marzo, “non soltanto azione di protesta, ma con un’ambizione più ampia che è quella di cambiare l’agenda delle priorità del Paese, mettendo in primo piano la necessità di avviare un forte dibattito politico sulle questioni sociali e sui temi del lavoro, dell’occupazione, dell’innovazione industriale, della tutela dei diritti e dello stato sociale”. Il giudizio negativo della Filca sulle decisioni del Governo in tema di pensioni si rafforza, in particolare, alla luce di un dato di fatto: “Per i lavoratori delle costruzioni l’aumento dell’età pensionabile è inaccettabile. Il lavoro edile, infatti, – chiarisce Pesenti – è un lavoro di per sè usurante, pesante, disagiato e pericoloso, un lavoro che non si può fare a tutte le età. Il settore non garantisce continuità lavorativa e per questo motivo i nostri lavoratori saranno costretti ad andare in pensione solo con il raggiungimento dei 65 anni, con conseguenze facilmente immaginabili per la sicurezza e per la vita delle persone”. In questo contesto, insieme alla piattaforma di Cgil Cisl e Uil per il rilancio della competitività e lo sviluppo del Paese, emerge anche la necessità secondo la Filca di una riforma del modello contrattuale che dia maggiore spazio alla contrattazione di secondo livello, per cogliere le spinte salariali e per distribuire la ricchezza prodotta nell’azienda e nel territorio, come dimostra l’intesa sulla contrattazione sull’artigianato. “E’ un accordo significativo – precisa Pesenti – firmato anche dalla Cgil, che solo poco tempo fa aveva negato la propria adesione. Speriamo – aggiunge – che questo segnale, insieme ad altri che si stanno manifestando, sia l’indicazione di un’inversione di tendenza nelle politiche della Cgil e di una sua maggiore “sindacalizzazione”, cioè ad una maggiore attenzione al merito delle questioni”. Significativa e insostenibile, inoltre, la situazione anche per quanto riguarda il rinnovo del contratto degli edili, in cui l’andamento molto positivo del settore avrebbe dovuto far sì che il contratto si chiudesse in fretta. Il settore ha registrato sia un aumento dell’occupazione (1.733.000 addetti, secondo l’Istat, per il 2003) sia un aumento del 2,5% del Pil, con un aumento degli investimenti dell’1,8%. “Le controparti, in particolare l’Ance – nota Pesenti, che ha rilanciato nel Consiglio generale una forte campagna contro il lavoro nero, contro gli infortuni e per una maggiore sicurezza – tergiversano e rinviano di continuo il confronto vero di merito e si fa fatica a concretizzare le intese contrattuali. Dopo gli incontri già fissati per il 31 marzo e il 1° aprile, dovremo fare una valutazione per decidere le iniziative di mobilitazione del settore, in assenza di risultati concreti nella trattativa”. Per Savino Pezzotta c’è nel Paese un timore vero per il lavoro, e dilaga l'”epidemia” dell’insicurezza, perchè soprattutto i giovani vivono nell’impossibilità di progettare il futuro. “La Cisl – nota Pezzotta nel suo intervento al Consiglio generale Filca – si trova a fare i conti con un Governo che come risposta a una serie di proposte concrete di intervento del sindacato non trova di meglio che proporre condoni e azioni sulla previdenza. Di qui – spiega il segretario generale Cisl – siamo arrivati ad una proposta unitaria con le altre confederazioni che ha chiuso una fase di scontro profondo con la Cgil”. Le richieste sindacali, al centro della protesta del 26 marzo, vertono su tre temi, in particolare: politiche economiche più incisive per lo sviluppo e politiche dei redditi e sociali più attente ai bisogni reali delle persone. “L’errore più grosso del Governo – conclude Pezzotta – è aver abolito la concertazione; da questa scelta è poi venuta meno la politica dei redditi che, di conseguenza, ha fatto saltare tutto. Quello che non è stato compreso è che l’investimento sulle relazioni sindacali non è mai tempo sprecato”.
Francesco Tobia