E’ rottura tra sindacati e imprenditori del settore legno sul rinnovo del contratto scaduto lo scorso 31 dicembre. Ne dà la notizia il segretario nazionale Filca Cisl, Piero Baroni, dopo la due giorni di trattative con Federlegno a Milano e con Unital-Api a Bologna. “Abbiamo deciso unitariamente – spiega Baroni – di proclamare otto ore di sciopero su tutto il territorio nazionale, che interesserà 200 mila lavoratori del settore industria, le cui modalità di realizzazione a livello territoriale dovranno essere decise in queste ore. Di fatto – precisa il segretario nazionale della Filca Cisl – ci siamo lasciati con le controparti senza aver fissato una nuova data d’incontro, visto che le rispettive posizioni risultano molto distanti tra loro, rendendo impossibile scrivere un testo di accordo che le avvicini. Di qui, dunque, la decisione di proclamare la giornata di sciopero nazionale, che sarà effettuata nei prossimi giorni”. Nel dettaglio, sono due i punti di maggiore attrito tra i sindacati e imprenditori: il primo riguarda l’armonizzazione nel sistema delle recenti novità legislative, come la legge Biagi e quella sui nuovi orari di lavoro, “visto che le controparti – nota Baroni -stanno spingendo per una flessibilità senza regole”; il secondo punto, invece, concerne l’esigibilità della contrattazione di secondo livello. Il sindacato sta anche spingendo sia sul fronte delle innovazioni nelle relazioni industriali, per creare una sorta di sistema bilaterale nel settore al fine di gestire alcune partite contrattuali, sia su quello della modifica del sistema di classificazione professionale e del salario, legato quest’ultimo, non soltanto agli aumenti minimi, ma anche a questioni come l’incremento della contribuzione al fondo di previdenza. Nel frattempo, il segretario generale Filca, Domenico Pesenti, davanti a mille delegati degli operai edili iscritti a Cgil, Cisl e Uil di categoria delle regioni del Nord, riuniti in assemblea a Milano, ha dichiarato di ritenere “inaccettabile che un settore come l’edilizia, l’unico che sta sostenendo il Pil italiano (5;5% in tre anni per il settore) e che non conosce problemi occupazionali, incontri da quattro mesi serie difficoltà da parte dell’Ance per la chiusura del contratto nazionale”. Chiaro l’ultimatum lanciato agli imprenditori: “Il contratto per i lavoratori dell’edilizia deve essere firmato in tempi brevi perché è un importante elemento di recupero sul versante del potere di acquisto dei lavoratori e rafforza il quadro normativo per la qualità del lavoro in edilizia. Gli obiettivi – aggiunge Pesenti – del riconoscimento retributivo e professionale del lavoratore edile, della sicurezza nei cantieri e della regolarità delle imprese, appartengono a tutti, e non si può, quindi, astenersi dal prendere impegni adeguati per concludere l’accordo. In caso contrario, siamo pronti a proclamare la mobilitazione del settore”.
Francesco Tobia