Sciopero generale di 8 ore di Cisl, Cgil e Uil di categoria

Sciopero generale di 8 ore di Cisl, Cgil e Uil di categoria

Torino 7-2-2004
Si ferma l’edilizia per dire basta a infortuni e sommerso
Il settore dell’edilizia si ferma. I numeri parlano chiaro: un’adesione media tra l’80 e il 90%, fermi i grandi cantieri della Metro, dell’Alta velocità e del passante ferroviario, che non hanno neppure aperto i battenti. In piazza Castello, davanti alla Prefettura, oltre un migliaio di lavoratori hanno partecipato alla manifestazione presidio, che è stata conclusa dall’intervento del segretario generale della Filca Cisl Domenico Pesenti . Soddisfatti i segretari torinesi di Filca Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil, che hanno messo in evidenza come la grande partecipazione alla manifestazione sia un segnale importante, nei confronti delle associazioni degli imprenditori edili e delle amministrazioni locali, circa la volontà di lavoratori del settore, che come ha dichiarato Antonio Castaldo (segretario Filca Cisl Torino ) “vogliono ribadire che si lavora per vivere e non per morire”. La richiesta del sindacato è molto semplice, quasi elementare verrebbe d’aggiungere, ovvero il rispetto di tutte le regole e le norme di sicurezza da parte delle imprese. “Dobbiamo invece notare – continua Castaldo – come molte realtà, a Torino in primis, disattendano questo impegno. Non è un caso quindi che gli infortuni (mortali o meno) siano nella realtà torinese ancora molto elevati”. Qualcosa si è fatto, ma poco. Si era detto che i cantieri delle grandi opere di Torino sarebbero stati a morti zero, ma non così non è stato. “Quanto è stato fatto fin qui- ricorda Nanni Tosco , segretario generale della Cisl di Torino – non ha evitato infortuni e incidenti mortali. Si deve fare di più, e per questo è necessario dare ascolto alle proposte avanzate dal sindacato, e sostenute ora con questa grande mobilitazione”. Nelle dichiarazioni finali, Domenico Pesenti mette il dito nella piaga e dà numeri che fanno pensare: “Nel 2002 gli infortuni sul lavoro sono stati 72 mila (290 mortali), di questi 7 mila hanno riguardato i giovani, e per alcuni di loro (il 5 per cento) le conseguenze saranno permanenti”. Un vero e proprio bollettino di guerra, dove non mancano furberie macabre: “Un imprenditore aveva dichiarato che un suo lavoratore si era suicidato, gettandosi dal terzo piano. Solo parecchi giorni dopo, abbiamo scoperto che quell’uomo era caduto, perché mancavano le più elementari norme di sicurezza. Un incidente mortale mascherato da suicidio. E inoltre l’alta incidenza di infortuni tra gli apprendisti (1 su 5) nei primi giorni di lavoro non ci convince. Noi pensiamo che questa sia una spia del lavoro nero: si regolarizzano le persone solo dopo che si sono infortunate”. Il segretario generale nazionale della Filca ribadisce l’importanza della contrattazione e della presenza del sindacato: “L’incidenza degli infortuni diminuisce laddove il contratto nazionale è pienamente rispettato e dove la presenza del sindacato è forte. Il nostro intento è quello di trasformare il settore edile in un industria, con regole precisi, con diritti e doveri, ricordando che il lavoro edile è usurante, pensante, disagiato e pericoloso, che deve essere riconosciuto come tale e proprio per questo motivo siamo contrari all’allungamento dell’età pensionabile”.
 Un cantiere sicuro? Penzolare a 10 metri d’altezza e poterlo raccontare
Storie di ordinaria insicurezza. Noureddine Sadki , in Italia dal ’87, lavoratore edile dal ’92, e dal ’95 geometra, diploma conseguito frequentando le scuole serali, “perché mica potevo smettere di lavorare”, è un Rlst e segue per la Filca Cisl circa 200 imprese edili (al di sotto dei 15 dipendenti) per quanto riguarda la sicurezza e il rispetto delle norme. “Il mio primo impatto con un cantiere nel ’92 – racconta – non è stato dei più semplici. Appena entrato ho subito assistito ad un incidente mortale, dovuto all’incuria con cui erano state seguite le disposizioni di messa in sicurezza del cantiere”. E forse questa esperienza l’ha convinto ad occuparsi dei problemi della sicurezza e ad impegnarsi a sensibilizzare i lavoratori e gli imprenditori su questo tema. “Uno dei problemi principali è quello di farsi ascoltare. – racconta – Molte volte gli imprenditori distribuiscono i nostri opuscoli, ma non c’è partecipazione, non c’è vera sensibilizzazione. Lo fanno tanto per fare e per evitarsi beghe con il rappresentante sindacale di turno davanti”. Menefreghismo? Sadki distingue: “Bisogna distinguere tra piccoli cantieri e grandi imprese. Le grandi imprese incominciano a seguire le norme, mentre nelle micro-realtà, che seguo io, il problema è più complesso. Molti hanno deciso di mettersi in regola, ma sono ancora molti quelli che fanno i furbi. Io ho visto piccole imprese con due o tre dipendenti con 4 cantieri aperti. Come fanno a rispettare le consegne? Semplice: fanno accordi con lavoratori autonomi, perché gli finiscano i lavori. Questi lavoratori autonomi sono incontrollabili e non rispettano per nulla le regole”. C’è poi il problema dei lavoratori stranieri. “In questo caso – commenta Sadki – dobbiamo partire da zero. Non hanno formazione, non hanno preparazione e hanno tanto bisogno di lavorare. Facile che loro possano diventare i primi ad accontentarsi di lavorare in nero. Ed è questa una situazione molto grave, perché un lavoratore illegale è come se non esistesse. O meglio esiste solo nel momento in cui muore o rimane vittima di qualche indicente gravissimo”. Davide Caputo , iscritto Filca, parla invece della fretta. “La maggior parte degli indicenti avviene per la fretta. Fretta di finire, di consegnare il lavoro. Così tutti corrono e, molte volte, si tralasciano regole basilari per salvaguardare la propria vita e quella degli altri”. Perché quello dell’edile non è un impiego qualsiasi. “Il nostro – spiega Caputo – è un lavoro di per sé pericoloso, ma sembra che nessuno se ne accorga. Anche i nostri salari sono bassi, io lavoro da 18 anni e guadagno 1200 euro mensili, pochi soldi rispetto a quello che ogni giorno devo fare”. Cosa significa lavorare in un cantiere “sicuro”? “La risposta è semplice – riprende Caputo – pochi giorni orsono stavo ad oltre 10 metri di altezza, smontando alcune traversine. Avevo il casco, gli scarponi ed ero perfettamente imbragato. Mentre lavoravo, ho messo male un piede e sono scivolato. Mi sono ritrovato a penzolare a 10 metri d’altezza. Se il mio cantiere non fosse stato a norma, io – ora – non sarei qui a raccontare questa storia”.

D.P.

Prevenzione uguale a risparmio sociale
PER QUESTA forte iniziativa di Torino va dato un giusto riconoscimento al sindacato edile torinese e al sacrificio e alla lotta dei lavoratori torinesi. Le statistiche più recenti parlano di un lieve miglioramento sul versante degli infortuni mortali sul lavoro, che deriva sia dall’applicazione del decreto 626 e della legge 494 (direttiva cantieri), sia dalle iniziative sui terreni della formazione, informazione e di contrasto avviate con l’azione sindacale di Rlst, Rls e degli Enti paritetici. Il miglioramento dimostra che è possibile ridurre gli infortuni, che questi non sono un “prezzo” da pagare comunque. La perdita di una sola vita non è accettabile e lo è ancor meno per il fatto che queste persone perdono la vita nel cercare di dare un futuro a se stessi e alle loro famiglie. L’alta incidenza di infortuni nei giovani apprendisti e nei primi giorni di lavoro fa emergere la necessità di informazione e formazione rispetto ai pericoli che si incontrano in cantiere. Circa l’infortunio che si registra il primo giorno di lavoro, noi lo consideriamo una spia del lavoro nero e per questo affermiamo che occorre denunciare l’assunzione il giorno prima dell’entrata in cantiere, come è stato chiesto nel recente avviso comune, per evitare che si regolarizzi chi si fa male soltanto nel momento in cui succede l’infortunio. Bisogna far avanzare complessivamente una cultura della prevenzione perché è un risparmio per la collettività. Ammonta ad oltre 28 milioni di Euro, infatti, il costo sociale complessivo degli infortuni (senza contare il dramma personale). Pertanto, progettare il cantiere tenendo conto delle esigenze della sicurezza rappresenta soprattutto un risparmio sociale. Il mancato rispetto delle regole antinfortunistiche, invece, diventa un guadagno per il singolo imprenditore e un costo per tutta la società. Per questo, la positiva esperienza nei cantieri dell’Alta Velocità vogliamo estenderla anche ai lavori legati alle Olimpiadi del 2006. Inoltre, ciò che abbiamo verificato è che la frequenza degli infortuni si riduce laddove c’è rispetto del Ccnl e dove è presente il sindacato. In questo contesto, gli Enti Paritetici devono essere strumenti per una selezione virtuosa delle imprese, favorendo quelle regolari ed emarginando dagli appalti chi non rispetta le norme fiscali, previdenziali e della sicurezza. Serve, inoltre, una normativa per poter accedere alla professione. Per valorizzare il lavoro edile, infatti, occorre determinare una soglia minima di conoscenze, in particolare sulle normative della sicurezza ed effettuare delle verifiche per le imprese già in attività. Per questo richiediamo, in primo luogo, l’istituzione del libretto formativo dei lavoratori. Sul fronte della selezione delle imprese, sottolineamo l’esigenza che ci siano degli sconti sui versamenti previdenziali e su quelli per le Casse Edili per le imprese in regola con le norme legislative e con il Ccnl; che venga effettuata la richiesta del Durc, con il criterio della “congruità” dei versamenti. Assieme alle forme premiali, tuttavia, servono anche più controlli e rendere strutturali le forme di conflitto d’interessi tra committente ed esecutore dei lavori, come la norma sulla detraibilità fiscale del costo di ristrutturazione. Senza però trascurare che la sicurezza nei cantieri passa necessariamente per il rafforzamento e l’estensione della figura sia dei Rls che dei Rlst. L’attenzione alla sicurezza è un compito che sentiamo nostro, nella consapevolezza che serve una forte azione di formazione per creare una nuova mentalità di attenzione e di rispetto per l’integrità fisica delle persone, nell’ambito di un sistema di legalità. Ma per garantire la legalità nel cantiere occorre responsabilizzare il committente e la responsabilità in solido del Contraente Generale o impresa madre con le imprese subappaltanti. Va anche ricordato, quando si affronta il tema della sicurezza nei cantieri che il lavoro edile è un lavoro di per sé usurante, pesante, disagiato, pericoloso, che non si può fare a tutte le età. Per questo siamo fortemente contrari all’allungamento dell’età pensionabile in un settore che avendo poca continuità lavorativa, costringerebbe a lavorare tutti fino a 65 anni con conseguenze immaginabile per la sicurezza e per la vita delle persone. Non tutti i lavori sono uguali e non tutti si possono fare a tutte le età.

Domenico Pesenti, Segretario Generale Filca Cisl

Filca: ecco le proposte operative
DI SEGUITO riportiamo le quattro proposte di intervento della Filca Cisl in tema di sicurezza nei cantieri edili. – Una diffusione capillare in tutte le province dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriale ( Rlst ); – Una ” patente ” assegnata alle imprese per poter avviare la propria attività in edilizia a condizione che garantiscano una soglia minima di criteri, in particolare sul versante della sicurezza sul lavoro; – Il libretto formativo della sicurezza , di cui è titolare il lavoratore e di cui deve munirsi l’impresa, che certifichi la formazione in materia da parte dei lavoratori; – La predisposizione di forme premiali a carattere contrattuale o normativo per le imprese che applicano la normativa sulla sicurezza e partecipano alle attività degli Enti paritetici sul fronte della regolarità contributiva e della sicurezza (informazione e formazione dei lavoratori, dei Rls e dei Rlst).

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