Di seguito una nota di Giovanni Matta, segretario generale Filca-Cisl Sardegna.
Serve, con urgenza, un progetto di riordino delle competenze dell’Amministrazione Regionale, e dell’Assessorato dei Lavori Pubblici in particolare, per ripristinare un minimo di regole in materia di opere pubbliche in Sardegna.
Solo agendo sul versante dei ruoli e delle competenze che la mano pubblica deve esercitare quando si tratta di opere rilevanti per la collettività, si potrà restituire ordine e responsabilità, e sopratutto azione di governo, in un settore che oggi vale 2miliardi di euro.
Per la Filca Cisl della Sardegna questo presupposto appare essenziale e prioritario, anche alla luce di quanto accaduto sulla SS 554, per ridare slancio ad un settore, quello delle grandi opere, decisamente piegato su se stesso. Certo la crisi che ha investito l’edilizia, che dura ormai da 8 anni, ha notevolmente appesantito il fardello di un settore squassato da troppe contraddizioni, sia sul versante della moralità come su quello sociale e produttivo, inteso quest’ultimo quale risultato di un’attività che ha portato ad un peggioramento qualitativo nella realizzazione delle opere.
L’uscita da questa fase turbolenta, che ha falcidiato migliaia di posti di lavoro (38mila posti di lavoro in meno dal 2007 ad oggi) ed ha cancellato oltre il 50% delle imprese, ci consegnerà, senza dubbio alcuno, un settore completamente trasformato. Certo l’imbarbarimento provocato dalle gare d’appalto al massimo ribasso oggi presenta il suo aspetto più deteriore con i risultati che conosciamo. Ci sono però i presupposti per immaginare un futuro con il settore modificato sul piano organizzativo, sul versante della qualità e delle relazioni industriali.
Al futuro che attende le costruzioni, gli attori del sistema, imprese, ordini professionali e sopratutto la committenza pubblica, dovranno dedicare grande attenzione per evitare che un settore fondamentale per l’economia, ancora in grado di sviluppare apprezzabili potenzialità per muovere il mercato del lavoro, resti stritolato dalle contraddizioni del presente e, sopratutto, del passato.
Anche il sindacato è chiamato a fare la sua parte. Noi, la Filca in questo caso, siamo sul campo per raccogliere questa sfida. Si tratta di mettere in pista una serie di azioni, di pervenire ad un nuovo patto, che accompagni e supporti l’ammodernamento del settore, che dia certezze a tutta la collettività ed in particolare ai lavoratori che vi operano .
” L’edilizia che verrà ” per assolvere al suo ruolo economico, e sopratutto sociale, ha bisogno di vedere definiti alcuni punti fermi anche per evitare il ripetersi di errori che hanno connotato il recente passato. Non è solo la SS 554 che presenta dei problemi, che certamente potevano essere meno impattanti, e che oggi vanno superati in tempi rapidi, visto l’impatto della mobilità che quell’asse stradale deve sopportare. Ogni giorno infatti su quel tratto di strada circolano non meno di 16mila veicoli con punte di 24mila veicoli. C’è un numero significativo di opere, circa 52, e tra queste la 195 Sulcitana, affidata da quasi tre anni, ma il cantiere non parte, così come la diga di Monti Nieddu, quella di Cumbidanovu, tante altre il cui elenco sarebbe troppo lungo da scorrere. Tutte opere appaltate, alcune più volte, ma con in cantieri bloccati da iter farraginosi e spesso, troppo spesso, da soluzioni progettuali irrealizzabili.
Anche per queste ragioni occorre cambiare rotta ed in particolare, l’assetto organizzativo. Serve un assessorato ai LL PP in grado di governare e presidiare in modo costante e continuo i diversi segmenti infrastrutturali.
È’ indispensabile rivitalizzare i diversi servizi assessoriali con figure professionali competenti che si occupino di strade, di dighe, di infrastrutture idriche è così via in modo da supportare l’assessore di turno, non solo per produrre le migliori strategie politiche possibili, ma anche nel tradurle in risposte sul campo.
Non è più ammissibile che alla Regione sia relegato il solo ruolo di procacciatrice di risorse, mentre fa fatica ad articolare la sua funzione nella fase di realizzazione essendo priva di tecnici e funzionari abilitati a tale compito . Per questo, come Filca, chiediamo che nel più articolato programma pensato per la riforma della Regione, quella che riguarda l’Assessorato dei LL.PP., deve godere di una attenzione particolare.
Ma il riordino del settore dell’edilizia pretende un percorso articolato. Infatti come non parlare di progettazione e come questa viene affidata. Oppure della direzione dei lavori che costituisce il riferimento principale dell’impresa nella fase di realizzazione delle opere. Ed ancora che dire delle commissioni di collaudo che certificano in fase finale la perfetta realizzazione dei manufatti.
Questi tre ambiti, all’apparenza collaterali alla realizzazione delle opere, sono invece parte integrante nella realizzazione di un’opera. Spetta a chi progetta scegliere le soluzioni più appropriate rispetto alle caratteristiche del terreno, ai fattori di criticità, alla presenza di elementi di rischio geologico. Spetta al direttore dei lavori, che dovrebbe risiedere in cantiere, ovviare alle diverse incoerenze che la realizzazione di una infrastruttura complessa sovente presenta. Gli uni e gli altri come vengono formati e chi ne certifica le effettive competenze?
C’è un problema di certificazione dei vari soggetti che non può più essere sottovaluta e per chi sbaglia, come avviene in diversi paesi d’Europa, si devono adottare le misure necessarie per fermarli! E farli riposare almeno un giro. Sia esso impresa, progettista o direttore dei lavori. Per un congruo periodo interdetti dal partecipare alle gare, alla progettazione, alla direzione dei lavori.
C’è infine un elemento da non sottovalutare ed è quello dei tempi che intercorrono tra l’ideazione di un’opera, il suo finanziamento e la sua effettiva costruzione. Nel caso delle strade lo scenario sardo è mutato nel corso degli ultimi 6/7 anni, da quando cioè l’intera movimentazione delle merci è stata trasferita interamente su gomma, che è cresciuta pare del 400%, mentre la mobilità delle persone vede l’impiego di mezzi privati in crescita di 5/6 punti percentuali all’anno. Ciò pesa in modo significativo sull’usura degli impianti con effetti non secondari per l’intera collettività.
A ben vedere ciò che sta accadendo potrebbe non restare un fatto isolato alla sola SS 554. Sarà il caso di rimboccarsi le maniche ed orientare le energie, più che alle polemiche da salotto, ad un’efficace azione idonea a perseguire una vera strategia innovativa in un settore vitale per l’economia regionale. Gli interessi della collettività sarda unitamente al non meno importante destino del lavoro di alcune decina di migliaia di persone sollecitano atti e politiche in tal senso. Anzi la impongono.