SARDEGNA, LA FILCA ADERISCE ALLA RACCOLTA DI FIRME PER IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO D’INSULARITA’

SARDEGNA, LA FILCA ADERISCE ALLA RACCOLTA DI FIRME PER IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO D’INSULARITA’

Nota di Giovanni Matta, segretario generale Filca-Cisl Sardegna
La richiesta di riconoscimento dello stato d’insularità costituisce una battaglia legittima dei sardi. Non a caso il Sindacato Sardo, la CISL, la FILCA, sono sempre stati in prima fila per rivendicare allo Stato italiano e all’Unione Europea, strumenti adeguati per compensare quelle diseconomie derivanti dalla condizione di isola. Per queste ragioni la Filca sosterrà la raccolta di firme per sollecitare provvedimenti adeguati ad attenuare  lo svantaggio economico e sociale che l’isola sta attraversando. Svantaggio che si riverbera nella perdita di competitività delle attività produttive che, specie nei settori industriali delle costruzioni, manufatti in cemento, lapidei, sughero, laterizi, si è tradotto nella chiusura di interi impianti e nella perdita di centinaia di posti di lavoro.
Sia chiaro però che il referendum non può essere un alibi per l’Amministrazione Regionale, per il Consiglio Regionale e per la politica sarda, che devono comunque  attivare  le iniziative necessarie per ottenere dal Governo Centrale la relativa misura legislativa volta a riconoscere lo stato d’insularità. Misura che dovrà essere poi esitata e difesa in sede comunitaria. Se non si produce uno strumento legislativo apposito il referendum si riduce a mera propaganda politica assolutamente inefficace.
Circa un decennio fa l’allora Presidente della Commissione Europea, prof. Romano Prodi intervenendo in Consiglio Regionale a Cagliari asserì senza mezzi termini che lo svantaggio derivante dalla condizione di isola per la Sardegna era evidente e perciò era imperativo intervenire per compensare, con misure idonee, tale condizione. L’Unione Europea, disse allora, deve farsi carico di ciò a patto che il Governo italiano metta in campo le azioni necessarie. Non se ne fece niente e le Istituzioni Regionali non riuscirono a produrre alcunché.
Per questo va bene il referendum ma l’argomento pretende qualcosa di più. E su questo il Consiglio Regionale, come la Giunta, hanno grosse responsabilità.

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