Reggio Calabria
Dopo mesi difficili cessano le attività i consorzi di costruzioni Scilla I e II, impegnati nell’ammodernamento dell’autostrada A3.
In Calabria dopo mesi di difficoltà gettano la spugna Impregilo e Condotte. I due colossi, infatti, hanno annunciato la cessazione di tutte le attività svolte dai Consorzi Scilla I e II, la messa in liquidazione degli stessi ed il licenziamento dei 632 dipendenti impegnati nei lavori di ammodernamento dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria, l’eterna incompiuta del nostro meridione. Le società hanno giustificato questa drammatica decisione adducendo motivi economici ma anche l’impossibilità ad operare a seguito dei numerosi atti intimidatori subiti in diversi cantieri calabresi, come già denunciato da Conquiste del Lavoro nel novembre scorso. “Nei lavori dei Lotti V e VI – spiega Lanfranco Vari, operatore politico della Filca nazionale – sono stati affidati ad imprese terze ben l’85% ed il 95% della quota lavori. Ai Consorzi, dunque, è rimasto ben poco. Il problema, però, è sorto con la rinuncia degli affidatari: Scilla I e II sono subentrati nell’esecuzione dei lavori assorbendo anche il personale. Una situazione che, insieme all’anomalo andamento dei prezzi dei materiali da costruzione e di quello del petrolio, ha inciso pesantemente sulle casse delle società. Mi sembra però inaccettabile – accusa Vari – far ricadere le conseguenze di queste scelte aziendali e addirittura la mancata revisione dei prezzi sulle spalle dei lavoratori”. Sui Consorzi, inoltre, si era abbattuta un’altra tegola: l’Ufficio della direzione dei lavori ha disposto lo scorso novembre la sospensione dell’attività di avanzamento della galleria Baritteri, decisione che si è tradotta nell’applicazione della Cassa integrazioni guadagni ordinaria a 230 lavoratori per 13 settimane. Una soluzione-tampone, visto l’evolversi degli eventi. “Non siamo contrari alla Legge obiettivo – spiega l’esponente della Filca – ma non condividiamo l’irrisoria percentuale di lavori gestita in proprio dai Consorzi. Inoltre l’aver eseguito solo il 30% dei lavori impedisce l’utilizzo di ammortizzatori sociali, previsti dalla Legge 223 quando le opere realizzate sono pari ad almeno il 70% del totale del lavoro”. Le ipotesi individuate dai due gruppi per uscire dall’impasse al momento sono due, come illustra Vari: “La creazione di una cassa per attutire l’impatto sociale, sfruttando lo scioglimento dei Consorzi, oppure il parziale reimpiego dei lavoratori da parte delle imprese alle quali verranno affidati i lavori. Ma davvero – si chiede il sindacalista – non ci sono altre soluzioni?”. Per quanto riguarda il personale è bene specificare che si tratta di operai con grandissima esperienza, avendo già lavorato alle linee ferroviarie Firenze-Bologna e Torino-Milano (alta velocità) ed a numerosi lavori sulla rete autostradale. Ma sull’intera vicenda calabrese aleggia lo spettro della criminalità: nei mesi scorsi sono stati numerosi gli atti intimidatori nei confronti di lavoratori e imprese impegnati nel rifacimento di questi tratti autostradali. E se anche colossi come Impregilo, Condotte ed Astaldi non riescono a portare a termine i lavori, iniziati 30 anni fa, vuol dire che la situazione è davvero drammatica. “La mala ha messo gli occhi sul miliardo di euro stanziato per i lavori ancora in corso su una cinquantina di chilometri del tratto calabrese della A3”, spiega Vari. “Purtroppo in questa regione in difficoltà piove sul bagnato, perché assistiamo all’ennesima perdita di tempo per la realizzazione di un’opera che il sindacato e la Filca ritengono fondamentale per lo sviluppo del territorio, un’arteria importantissima per l’economia della Calabria e dell’intero meridione d’Italia”.
Vanni Petrelli