Troppe, frammentate, poco competenti e quasi per nulla controllabili: in Italia si calcola che ci siano oltre 36mila stazioni appaltanti. Un numero approssimativo perché non esiste un istituto che le censisca. “Da tempo – dichiara Domenico Pesenti, segretario generale Filca-Cisl nazionale – la Cisl e la Filca chiedono con forza al governo un intervento per ridisegnare la materia degli appalti. Ci sono decine di migliaia di soggetti che affidano appalti pubblici di lavori, forniture o servizi oppure concessioni di lavori pubblici o di servizi. Nella maggior parte dei casi si tratta di piccoli Comuni o di Asl di dimensioni ridotte, con personale non sempre in grado di assicurare una progettazione di qualità. Inoltre il numero esiguo di verifiche e controlli si traduce in una incertezza sulla qualità delle opere, dei tempi di realizzazione e dei costi finali. La cornice di questa situazione è una produzione legislativa incessante, che rende la materia complessa, non trasparente e farraginosa. Bisogna intervenire e in temi rapidi per dotare il sistema di norme chiare e di facile applicazione, per esempio attraverso la redazione di un testo unico. Quindi non si dovrà cancellare nulla, ma semplicemente operare una profonda riforma di quanto già esistente, ed in questo senso il recepimento delle direttive europee può rappresentare una occasione preziosa”, osserva Pesenti. “Le grandi opere, quelle programmate da tempo, devono rispettare la tempistica e la normativa ordinaria, per evitare il ricorso alla deroga, spesso causa di degenerazioni come quelle ben note avvenute a Milano, per l’Expo, e a Venezia, per il Mose”, conclude il segretario generale della Filca.
Nei giorni scorsi i sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil, hanno avanzato le loro proposte nel corso di una audizione alla Camera. “La priorità è certamente una riduzione significativa del numero dei centri di spesa e delle stazioni appaltanti”, spiega Enzo Pelle, segretario nazionale degli edili della Cisl. “È necessario eseguire i controlli per tutto l’iter dell’appalto, dalla gara al collaudo. Gara che dovrà essere aggiudicata secondo il metodo dell’offerta economicamente più vantaggiosa. In caso di ribasso, inoltre, si dovrà migliorare l’esclusione dei costi per la sicurezza e del lavoro, individuati tramite la congruità”. Tra le richieste dei sindacati ci sono anche la revisione complessiva del sistema Soa di qualificazione delle imprese, il rafforzamento della Patente a punti, l’adozione delle White List e l’introduzione di modalità di certificazione del subappalto e dell’avvalimento, vale a dire la possibilità di soddisfare la richiesta di requisiti facendo affidamento sulle capacità di altri soggetti.
“Molto importante – osserva Franco Turri, segretario nazionale della Filca – l’applicazione del contratto edile per tutti i lavoratori, l’adozione di un sistema di gestione della sicurezza e la limitazione del ricorso al subappalto. In particolare si intende scoraggiare forme di elusione ed evasione contrattuale tramite la parificazione del costo contributivo tra lavoro autonomo e lavoro dipendente, il rispetto del limite del 30% di subappalto e il divieto del subappalto a cascata, il pagamento diretto del subappaltatore da parte della stazione appaltante, il rafforzamento del regime di responsabilità solidale dell’appaltatore e il Durc per congruità di cantiere”.
Le proposte dei sindacati, infine, mirano ad un giro di vite sul fronte della legalità: “Vogliamo una maggiore tracciabilità dei pagamenti – dichiara Salvatore Scelfo, segretario nazionale della Filca – con l’individuazione di un unico conto corrente su cui far transitare i pagamenti per ciascuna opera. E poi chiediamo il ricorso alla contrattazione d’anticipo, con l’obiettivo di regolare e monitorare i flussi di manodopera, la regolarità e la sicurezza dei lavoratori”.