Se Michelangelo vivesse oggi non avrebbe la qualifica di restauratore! Il celebre autore del David e della Cappella Sistina sarebbe uno dei 39mila “fantasmi” del settore e vivrebbe arrangiandosi tra pagamenti in nero, lavori precari e saltuari, incertezza sul proprio futuro. È la fotografia del settore, così come emersa nel corso della conferenza stampa unitaria organizzata da Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil. Le tre organizzazioni sindacali hanno presentato alla stampa una petizione, rivolta al Presidente Napolitano, nella quale si chiede con forza la modifica dei criteri di certificazione per l’accesso alla prova di idoneità abilitante alla professione di restauratore e più in generale una riforma del comparto. All’iniziativa erano presenti oltre 600 operatori del settore provenienti da tutta Italia.
“Le disposizioni del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – spiega il segretario nazionale della Filca, Enzo Pelle – escludono decine di migliaia di operatori del settore dalla possibilità di accedere alla prova per ottenere la qualifica. Dal 1944 ad oggi i diplomati ‘sfornati’ dalle Scuole di Alta Formazione sono circa 1000, un numero assolutamente insufficiente a soddisfare le esigenze di personale specializzato, soprattutto in una nazione ad alta vocazione culturale come l’Italia. Dobbiamo dare risposte certe a quanti operano nel settore in condizioni di sfruttamento, precarietà, ricattabilità e rischio per la salute e la sicurezza”.
La petizione ha già raccolto oltre 5.000 firme in meno di un mese. E sulla riforma del settore i sindacati dimostrano di avere le idee molto chiare: “Riteniamo indispensabile – aggiunge Pelle – eliminare tutti gli elementi ostativi alla partecipazione alla prova ed allargarla anche ai lavoratori dipendenti che dimostrino di aver lavorato in cantieri di restauro. Poi chiediamo di includere tra i titoli di studio utili per la partecipazione all’esame anche la laurea in Conservazione dei beni culturali ed il riconoscimento della responsabilità diretta nella gestione tecnica dell’intervento a tutti coloro che hanno lavorato per società di restauro con Contratti di collaborazione coordinata e continuativa o con Partita Iva”. Non può mancare, ovviamente, la formazione, per la quale i sindacati chiedono l’attivazione di percorsi ad hoc. Infine si chiede l’apertura di un tavolo istituzionale presso il Ministero sulle problematiche del Restauro (qualificazione appalti e formazione) con le Parti sociali e la Conferenza Stato-Regioni.
Gli addetti del settore hanno un’età media di 32 anni e sono per i 4/5 donne. In Italia le imprese qualificate ad operare su beni artistici sottoposti a tutela sono 529. Negli ultimi anni la quota di Pil riservata a queste voci era pari allo 0,28%, il Governo per i prossimi tre anni ha previsto tagli superiori ai 770 milioni di euro.
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