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REGNO UNITO, LA FETBB CONTRO LE BLACK LIST DI LAVORATORI EDILI

REGNO UNITO, LA FETBB CONTRO LE BLACK LIST DI LAVORATORI EDILI

black listUna vera black list, realizzata da imprese edili, con i nomi di oltre 3.000 lavoratori, per lo più iscritti e sostenitori del sindacato: accade nel Regno Unito, e a denunciarlo è la Fetbb, la Federazione europea degli edili. “In una recente riunione del Comitato permanente Edilizia – scrivono in una nota congiunta Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl e Presidente della Fetbb, e Sam Hägglund, segretario generale della Federazione europea – abbiamo ricevuto una segnalazione dalla Camera dei Comuni scozzese sulle pratiche relative alla produzione di liste nere nel Regno Unito, realizzate con metodi scandalosi e inaccettabili. L’abitudine di ricorrere alle liste nere – accusano – ha distrutto la vita privata e professionale  di oltre 3mila lavoratori, colpevoli solo di essere iscritti o militanti del sindacato”.

Attualmente la normativa inglese sulla costituzione di liste nere non offre alcuna protezione, ed è per questo che la Fetbb e le organizzazioni affiliate chiedono che la costituzione di liste, vale a dire il fornire, compilare, sollecitare o utilizzare informazioni in relazione a una lista proibita, comporti un illecito penale non solo nel Regno Unito ma anche in tutti gli altri Stati membri dell’Unione europea. “Nel Regno Unito – scrivono i due in una nota – l’Information Commissioner’s Office (ICO) ha scoperto che 44 imprese edili britanniche hanno partecipato attivamente alla costituzione di liste nere. Molte imprese britanniche sono filiali di multinazionali europee, come Skanska (Svezia), Vinci (Francia) e Bam (Paesi Bassi). A questo stadio, tutte le imprese hanno evitato le loro responsabilità senza incorrere in sanzioni o pene. Tale impunità è assolutamente inaccettabile, le imprese coinvolte devono essere escluse dalla partecipazione agli appalti pubblici in tutti gli Stati membri dell’Unione europea”. Ma non è l’unica richiesta formulata dai vertici della Fetbb: “Chiediamo – spiegano Pesenti e  Hägglund – che i lavoratori presenti nelle liste nere siano identificati e contattati personalmente dall’ICO nel Regno Unito per ricevere un indennizzo adeguato, al pari di come è stato fatto per le vittime dello scandalo delle intrusioni telefoniche, sempre nel Regno Unito. Le imprese aderenti alla Consulting Association (TCA), che gestiva le liste nere, devono pagare indennizzi retroattivi a tutti coloro citati nella lista nera TCA. Riteniamo necessario che sia aperta un’inchiesta pubblica, per evitare il rischio di insabbiamento”.
La Fetbb, inoltre, sostiene il precedente giudiziario presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro i successivi governi britannici per il loro insuccesso nel dichiarare illegale la costituzione di liste nere, ai sensi dell’articolo 11 sulla libertà di associazione e dell’articolo 14 sul principio della non discriminazione, e si impegna ad assistere le organizzazioni inglesi affilate, i lavoratori interessati e le vittime, basandosi sulla risoluzione approvata alla conferenza BWI nel 2009 per “assistere i sindacati a intervenire dove vi sia il sospetto di liste nere o dove sia stata confermata la costituzione di liste nere”. Dai vertici della Fetbb c’è l’auspicio che si formino ‘alleanze bilaterali’ tra i sindacati di diversi Paesi nel caso in cui una multinazionale dovesse costituire liste nere di lavoratori, e si chiederà l’assunzione di responsabilità da parte delle multinazionali per atti illeciti commessi dalle rispettive filiali”. La nota di Pesenti e Hägglund si conclude con la raccomandazione all’uso degli strumenti giuridici disponibili per l’informazione e la consultazione transazionale dei lavoratori, come ad esempio i comitati aziendali europei (Cae) per denunciare e combattere tali pratiche, e con l’annuncio della costituzione di un Gruppo di lavoro europeo ad hoc su questa incresciosa vicenda, sulla quale i sindacati europei hanno annunciato una vera battaglia, a garanzia dell’associazionismo sindacale e del rispetto della dignità delle persone.

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