RDB, UN FALLIMENTO CHE SA DI BEFFA!

RDB, UN FALLIMENTO CHE SA DI BEFFA!

È un vero “disastro all’italiana” quello che è accaduto allo storico gruppo Rdb di Piacenza. 117 anni di storia e successi nella produzione di laterizi e prefabbricati sono stati letteralmente cancellati da un decreto con cui il Tribunale di Piacenza, al termine di una vicenda complessa e delicata che si protrae da anni, ha decretato il fallimento della società, affidando l’esercizio provvisorio a due curatori fallimentari. La decisione del tribunale arriva dopo che l’acquirente che era stato scelto in agosto, la Geve Srl di Paolo Marini, nello scorso mese di dicembre non ha pagato la prima rata del prezzo concordato. Ed è arrivata nonostante un altro gruppo, guidato da Paolo Salini, si era dimostrato interessato a rilevare la Rdb, versando 250mila euro come garanzia. Una proposta che però è arrivata fuori tempo massimo, provocando il disappunto delle organizzazioni sindacali, fortemente preoccupate per il futuro dei 480 addetti che operano negli stabilimenti di Monticelli d’Ongina e Pontenure (Piacenza), Belfiore (Verona), Tortoreto (Teramo) e Bellona (Caserta). Il fallimento, inevitabile per la normativa vigente, sa però di beffa: la Rdb, infatti, ha nel cassetto commesse per 10 milioni di euro. La procedura fallimentare, però, mette a rischio non solo l’occupazione ma anche tutto l’indotto ed i crediti vantati dai fornitori.
Il sindacato, come sempre, non è rimasto a guardare: “Appena abbiamo avuto la certezza del fallimento – spiegano dalla Filca-Cisl nazionale Luciano Bettin ed il segretario Riccardo Gentile – abbiamo chiesto un incontro urgente al curatore fallimentare, che ieri ha comunque già avuto modo di confrontarsi con i lavoratori dello stabilimento di Pontenure. Da parte sua registriamo la volontà di mantenere in attività l’azienda e di ricorrere agli ammortizzatori sociali per garantire un reddito ai dipendenti. Nel frattempo si cercano imprenditori interessati al contratto d’affitto per ramo d’azienda, e non è escluso che lo stesso Salini possa farsi avanti. Il nostro auspicio – proseguono Bettin e Gentile – è che si presenti più di un soggetto, per garantire la continuità aziendale e soprattutto l’accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori, che si sentono umiliati e delusi. È vero che i tempi erano diventati insostenibili –commentano – e che il Tribunale non ha potuto fare altro che convertire la procedura di amministrazione straordinaria in fallimento. Ma chi ha provocato questo vero scempio dovrà pagarne le conseguenze, perché ha vanificato anni di lavoro nei quali ci siamo battuti per salvare questo patrimonio dell’industria italiana. Ed i fatti ci stavano dando ragione, visto che nel 2014 c’erano stati segnali positivi e che recentemente era arrivata una commessa da 7 milioni di euro”.
L’esercizio provvisorio durerà un mese, fino al 12 marzo. Le somme riscosse saranno versate dai curatori sul conto corrente intestato al fallimento, ed al termine i curatori renderanno conto della loro gestione. Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario generale della Filca, Domenico Pesenti: “La Rdb ha pagato le conseguenze non solo della profonda crisi del settore dei materiali da costruzione, che in pochi anni ha provocato in tutta Italia il dimezzamento dei lavoratori impiegati, ma anche la poca serietà e lo scarso senso di responsabilità dimostrati dalle forze imprenditoriali. Adesso è necessario che tutti i soggetti, i sindacati, le istituzioni e gli imprenditori, facciano sinergia per evitare di interrompere la produzione e disperdere questo patrimonio prezioso, forte di una storia ultracentenaria”.
Era il 1908, infatti, l’anno in cui le famiglie Rizzi, Donelli e Breviglieri (dalle iniziali dei loro cognomi deriva l’acronimo che ha dato il nome al Gruppo) avviarono l’azienda. Una storia ultracentenaria, costellata da successi e che ha cominciato a vacillare 5 anni fa, sotto i colpi inferti dalla crisi del settore. A giugno dello scorso anno c’era stato anche uno sciopero di 8 ore in tutti gli stabilimenti del Gruppo, con corteo e manifestazione dei lavoratori a Piacenza ed un’assemblea pubblica davanti al Palazzo della Prefettura. In quella occasione fu diffuso dai sindacati l’esito delle analisi condotte dai Commissari straordinari, che dimostrava le potenzialità dell’azienda, il valore e la qualità delle sue produzioni, il patrimonio delle professionalità ancora presenti. Parole che 8 mesi dopo hanno il sapore della beffa.

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