Nel silenzio degli organi di informazione nazionali 1.100 famiglie in tutta Italia stanno vivendo momenti drammatici. Lo storico Gruppo Rdb di Piacenza, 18 stabilimenti in tutta Italia, uno dei maggiori produttori italiani di laterizi e prefabbricati, sta infatti per gettare la spugna e licenziare i suoi 1.100 dipendenti. In un colpo solo si annullano così 103 anni di storia e soprattutto si scrive la parola fine su uno dei fiori all’occhiello del panorama economico ed industriale italiano.
Per la Rdb si è trattato di un vero stillicidio iniziato quattro anni fa, quando gli addetti del Gruppo erano ben 1.500. Il fatturato dell’azienda è passato dai 420 milioni di euro del 2008 ai 200 del 2010, e gli stabilimenti sono diminuiti da 24 a 18. Una débacle che non si può addebitare solo alla crisi ma anche alle decisioni unilaterali e alle scelte sbagliate delle tre famiglie storiche che gestiscono l’azienda dal 1908.
Martedì 11 ottobre alle ore 14:30 si terrà un vertice presso il Ministero dello Sviluppo Economico tra i rappresentanti del Mise, i vertici del Gruppo e i sindacati di categoria Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil nazionali e dei territori interessati. Nei giorni scorsi si è riunito il coordinamento delle Rsu del Gruppo, che ha valutato in maniera pesantemente negativa gli atteggiamenti e tutte le azioni messe in atto unilateralmente dall’azienda anche in queste ultime settimane, in netto contrasto con gli impegni e gli accordi presi di fronte al Ministero dello Sviluppo Economico. Si è inoltre contestata la mancata presentazione del piano industriale, più volte richiesto e da tempo atteso. Inoltre non convince i sindacati l’esito dell’assemblea del Patto di sindacato della Rdb, riunitosi a luglio, che ha dato il via libera alla proposta di Sacci Spa, che ha garantito il rafforzamento patrimoniale della società.
Luciano Bettin, della Filca-Cisl nazionale “La Rdb ha indicato il 14 novembre quale data utile per l’approvazione del piano di risanamento, una data che comunque ci sembra troppo lontana dal 13 maggio, quando è partito il piano di razionalizzazione finanziaria. A proposito del piano di risanamento saranno comunque richiesti al Ministero dello Sviluppo Economico maggiore autorevolezza, impegno concreto e accelerazione dei tempi per affrontare incisivamente la situazione in essere, invitando nel contempo la stessa istituzione a intraprendere, se necessario, decisioni drastiche quali il commissariamento o altre iniziative utili allo scopo. All’azienda – aggiunge Bettin – viene chiesto il rispetto degli impegni presi, garantendo l’integrità del gruppo e l’assenza di interventi sugli stabilimenti, fino alla discussione di un piano industriale credibile. Laddove si concretizzassero manovre contrarie agli impegni, le stesse saranno fermamente contrastate”.