PUBBLICITA’ PROGRESSO CONTRO LE MORTI BIANCHE

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Roma
Bellini (Cisl): “Confermiamo il giudizio positivo sul Testo Unico; più attenzione agli atipici”
Si chiama “Io lavoro sicuro” la campagna di comunicazione sulla sicurezza del lavoro lanciata dal Governo insieme alla fondazione Pubblicità progresso. Ieri è stata presentata la seconda parte dell’iniziativa. Protagonisti degli spot, che verranno lanciati nei prossimi giorni su tutti i media, casco guanti e scarponi. Chiaro il messaggio: sono questi “i migliori amici degli operai”, recita la pubblicità. Che l’utilizzo del casco, strumento di protezione per eccellenza, abbia bisogno di essere sostenuto da un’attività promozionale può essere una sorpresa solo per chi non alza mai gli occhi sui cantieri.
“Il casco è diffusamente rifiutato nel Paese – riconosce il ministro del Welfare Maurizio Sacconi -. Ma penso che si ossano suggerire standard più confortevoli capaci di garantire ancora una migliore protezione”. L’occasione, inevitabilmente, è servita a Sacconi anche per mettere a punto la linea del Governo sui principali aspetti del problema sicurezza ancora da affrontare con le parti sociali. L’impostazione, grosso modo, non cambia molto rispetto agli impegni e alle proposte formulate nell’incontro con i sindacati all’indomani della tragedia di Catania. Le risorse, prima di tutto. Ai fondi stanziati per il 2008, ha rivelato il titolare del Welfare, vanno aggiunti quelli che non stati spesi nel 2007; inoltre, l’Esecutivo ha intenzione di dirottare da altri capitoli di spesa – per esempio dalle “politiche per l’immigrazione”, ha detto Sacconi – risorse aggiuntive per il contrasto degli infortuni sul lavoro. Una mossa che non esclude, per altro, l’impiego degli avanzi di cassa che l’Inail registra di anno in anno, soluzione di cui si è discusso anche con i sindacati.
Le parole chiave, tuttavia, restano informazione, formazione e prevenzione. Sacconi ha assicurato tempi bevi per il varo di un piano complessivo di informazione che dovrebbe coinvolgere le istituzioni e le parti sociali, alle quali è tornato a chiedere “di condividere le modalità di applicazione delle leggi e il loro adattamento, con la costruzione di enti bilaterali che potrebbe portare le stesse parti ad organizzare alcuni adempimenti”. Un passaggio anche sul Testo unico approvato nella scorsa legislatura e che Confindustria contesta vivacemente per la parte riguardante le sanzioni. Sacconi ha precisato di non aver “mai parlato di depenalizzazione” delle sanzioni penali nei confronti delle imprese che non rispettano le regole sulla sicurezza nel lavoro. Ma ha anche aggiunto che “troppo spesso ci si illude che alzando le sanzioni si ottenga il rispetto della norma, ma dobbiamo capire che non è così”, lasciando così intendere qualche perplessità sulla normativa.
Del resto, ha ricordato, “il testo unico è stato il prodotto di una lacerazione tra le parti sociali”, che “dovranno invece discutere di come rendere gli adempimenti effettivi” tenendo conto della proporzionalità tra sanzione e adempimenti”. “Sul testo unico non posso che confermare ilmio giudizio positivo – ha commentato il segretario confederale della Cisl Renzo Bellini, presente ieri alla Sapienza a un seminario dedicato all’approfondimento delle nuova normativa – proprio per l’accento che pone sulla formazione e su una maggiore responsabilità da parte di tutti i soggetti”. Semmai, ha riconosciuto Bellini in accordo con le osservazioni critiche di Michele Tiraboschi, il testo mostra qualche lacuna sulla formazione dei lavoratori atipici. “Effettivamente c’è un legame tra sicurezza e riforma del mercato del lavoro – ha spiegato -. E questo legame si spiega con le profonde trasformazioni che hanno investito i luoghi di lavoro. Il risultato è che la sicurezza dipende, soprattutto per gli atipici, dalla conoscenza del ciclo produttivo in ogni suo aspetto. Formare i lavoratori su una specifica mansione non basta più”.
Un esempio: molti degli infortuni che si verificano nel fine settimana toccano le figure flessibili. Caso tipico è quello dei manutentori, un’attività che oggi le aziende esternalizzano sempre più di frequente e che viene svolta per lo più da lavoratori atipici. Tira le conclusioni Bellini: “Ha ragione Tiraboschi a ritenere la normativa incoerente su uesto punto. È giusto garantire l’uniformità e l’effettività delle tutele, ma questo non può avvenire se le condizioni in cui si trovano i lavoratori sono diseguali”.
pubblprogress

Carlo D’Onofrio

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