Progetto Impregilo: ecco i lavori del cantiere in Islanda

Progetto Impregilo: ecco i lavori del cantiere in Islanda

Roma
I sindacati delle costruzioni Filca, Fillea, Feneal in visita al cantiere hanno verificato le condizioni lavorative e di sicurezza di circa 1.100 operai di 30 nazionalità diverse
A seguito dell’accordo internazionale firmato lo scorso 4 novembre tra Impregilo, la Federazione Internazionale dei Lavoratori delle Costruzioni (Fitbb) ed i sindacati italiani di categoria, Filca-Cisl, Feneal-Uil e Fillea-Cgil, si è svolta nei giorni scorsi la visita al cantiere Impregilo nella parte orientale dell’Islanda, nella zona di Karáhnjukár che prende il nome dall’omonimo vulcano ormai inattivo e ai piedi del ghiacciaio Vatnajökull, primo in Europa per estensione. Lo scopo della visita è stato quello di verificare la situazione del cantiere e le condizioni di lavoro (eventuali discriminazioni salariali di pari professionalità delle diverse etnie, applicazione delle normative di salute e sicurezza dei lavoratori impiegati nel sito, welfare sociale). La delegazione, composta da un rappresentante di ogni federazione italiana di categoria e dal Vice segretario generale della Fitbb è stata accompagnata da un rappresentante sindacale islandese della zona oltre che da diversi rappresentanti del Management Impregilo. Sin dalla progettazione di questa opera si era creata una grande polemica intorno a questo lavoro, l’opinione pubblica ed alcuni movimenti politici ed ambientalisti erano contrari alla sua realizzazione, tanto da arrivare ad un referendum popolare, che però dai risultati ottenuti, ha permesso l’avvio di questi grandi lavori. Attualmente sono impiegati nei vari cantieri più di 1.100 lavoratori di 30 nazionalità diverse (portoghesi, cinesi, italiani, islandesi, pakistani ecc..) alloggiati in un campo principale e tre secondari. La visita è iniziata dalla galleria dell’Adit 1 dove una fresa sta ancora scavando un tunnel nella roccia, si è passati poi al sopralluogo della diga che è ancora in fase di costruzione. E’ seguita poi l’ispezione ad alcuni degli alloggi prefabbricati in due dei quattro campi dove sono ospitati i lavoratori, le mense, l’ospedale, l’officina, il magazzino, le scuole (alcuni lavoratori hanno con loro la famiglia), la palestra ed altre sale ricreative. Dai dati mostrati dall’azienda, durante la conferenza stampa tenutasi a Reykjavik il giorno successivo alla visita al cantiere alla presenza dei principali media locali oltre che dei sindacati islandesi, non risultano rilevanti discriminazioni salariali, ma sul fronte della sicurezza sono emersi alcuni problemi, specialmente nella zona della diga per i quali l’azienda ha preso l’impegno di provvedere in brevissimo tempo. Il disagio principale è l’ubicazione del cantiere in una zona molto impervia a circa 100 km da Egilsstadir, la più vicina città, che ha 1.800 abitanti e inoltre le condizioni climatiche sono molto avverse. Le temperature infatti vanno dai circa -25°C dei mesi invernali ai +20 dei mesi estivi, anche se la temperatura può andare decisamente sotto lo zero durante tutto l’anno, a causa di violente tempeste di neve e di vento che frequentemente raggiunge i 100-150 km/h con punte superiori ai 170 km/h. La visita è servita anche a far instaurare un dialogo diretto tra il Management dell’Impregilo ed i sindacati islandesi (hanno anche già fissato delle date per prossimi incontri), che è stato molto difficile e polemico finora e fatto solo a suon di articoli pubblicati sulla stampa locale. In conclusione, l’esito della visita può ritenersi abbastanza soddisfacente sia da parte della Fitbb che per noi. Si è richiesto di intervenire tempestivamente,specialmente nel cantiere dove si sta realizzando la diga, affinché vengano rispettate le regole sulla salute e sicurezza secondo gli standards internazionali dettati dalle linee guida dell’Oil, inclusi nell’accordo firmato e di provvedere ad un’ampia divulgazione di tale accordo tradotto nelle varie lingue e/o dialetti presenti nei vari siti. Per ciò che concerne i servizi, dopo le varie migliorie apportate di recente, su pressione delle autorità sanitarie locali, sono considerati accettabili allo stato attuale, anche se ulteriori miglioramenti potrebbero senza dubbio (considerando l’ubicazione del luogo in cui i lavoratori sono tenuti ad operare), alleviare nel tempo libero il disagio di essere in un luogo ai confini della realtà, dove si può godere, qualche volta, solo della vista di una suggestiva aurora boreale o di un passaggio di renne allo stato brado.
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Claudio Sottile

Tempi e modalità per la realizzazione dell’opera
Il progetto, al quale Impregilo sta lavorando, è denominato “Progetto Idroelettrico Karáhnjukár” e nasce dalla cooperazione tra il Governo islandese, l’Ente Elettrico Nazionale Landsvirkjun e la multinazionale statunitense Alcoa Inc. La realizzazione dell’opera permetterà l’alimentazione di una fabbrica di alluminio di prossima realizzazione da parte della stessa Alcoa Inc. nella cittadina di Reydarfjöur situata lungo la costa orientale islandese. L’opera si propone di sfruttare le acque dei due fiumi della zona, alimentati dal vicino ghiacciaio Vatnajökull mediante la costruzione di un complesso di diverse dighe aventi la funzione di formare più invasi. Le acque, raccolte e convogliate attraverso una rete di gallerie dallo sviluppo totale di circa 60 km, alimenteranno una centrale elettrica posta in caverna generando in questo modo 690MW di potenza, utilizzati per la produzione di circa 322.000 tonnellate di alluminio/anno. I lavori affidati interamente ad Impregilo s.p.a. sono iniziati nell’autunno del 2002 con le attività preliminari necessarie per consentire nella primavera del 2003 dei primi due lotti di cui si compone l’opera. Il riempimento dell’invaso inizierà nel settembre 2006, a fronte di un completamento dei lavori principali della diga e del tunnel di adduzione principale. L’entrata in produzione della prima turbina è prevista entro l’aprile del 2007 mentre la centrale sarà completamente attiva per il settembre 2007. il secondo tunnel di adduzione sarà invece completato entro il giugno 2008. A fine dicembre 2004 la percentuale di completamento dei lavori è pari a circa il 30%.

C.S.

Nuove intese a Milano tra sindacati e istituzioni chiedono il coinvolgimento degli enti bilaterali
Imprimere una cultura della sicurezza si può
“GUARDARE senza vedere,vedere senza morire”. La frase può sembrare forte, ma forte è l’argomento che si deve introdurre. Nella sola città di Milano e nei 12 mesi trascorsi si sono avuti ben 9 morti nei cantieri edili. Di tutte le attività lavorative, l’unica che rimane esposta alla vista di tutti è proprio quella dell’edile. Capita di frequente di soffermarsi per vedere scavi, stesura di asfalti, ponteggi, gru in movimento. Lavoratori che quotidianamente vengono “guardati” da comuni cittadini, forze dell’ordine, enti assicurativi e che anche tra loro si “guardano” . Usiamo il termine guardare in un’accezione diversa da quella di vedere. Infatti, i lavoratori edili non sono visti e non si vedono, non vedono i rischi a cui quotidianamente sono esposti. Anche dalla saggezza dei nostri nonni, per cui, passata una esperienza pericolosa il detto “me la sono vista brutta” ben sintetizza la necessità di avere invece la percezione e la consapevolezza del rischio corso, deriva che l’esposizione a rischi non può avere giustificazioni di contrazione delle spese o dei tempi di lavoro, di primo accesso di lavoratori ai cantieri o di lavoro nero. Quanti lavoratori sui cantieri se la vedono brutta? Se così non fosse ci si renderebbe senz’altro conto di cantieri che partono con costruzioni di pochi centimetri d’altezza e che, arrivati al terzo piano, non hanno ancora un adeguato ponteggio, di lavoratori che fanno le scimmie sui tetti senza nessun vincolo né protezione, di scavi che calano per svariati metri in verticale su terreni sabbiosi senza adeguata progettazione delle protezioni e che – sorpresa – poi crollano. Non esiste luogo comune più abusato di quello che definisce ogni incidente sul lavoro fatalità o caso. Studi americani ed esperienze europee dimostrano che le casualità non esistono, esistono le predisposizioni dell’ambiente di lavoro a ché gli incidenti accadano. Del resto e non a caso tutte le normative attualmente in essere insistono sulla conoscenza da parte dei lavoratori del rischio di operare con i macchinari all’interno dell’ambiente lavoro e all’interno di un’organizzazione del lavoro. Questo approccio ha avuto risultati positivi nell’organizzazione industriale del lavoro con l’utilizzo di apparecchiature certificate in ambienti protetti ed adeguatamente progettati, ma ha dei grossi limiti se proposto in edilizia. Per definizione il cantiere si adatta agli spazi, al terreno, all’opera e non avviene il contrario. Se, pur agendo su ogni singola operazione, si potesse avere un’adeguata percezione della sicurezza, questa rischia di perdersi quando migliaia di operazioni devono essere svolte contemporaneamente, da più soggetti non uniformemente preparati, da imprese di dubbia esperienza lavorativa, da coordinatori alla sicurezza che, probabilmente, quel cantiere lo hanno visto solo una volta o che, peggio, di cantieri non ne hanno mai vissuto uno. Agire solo sulla formazione non basta. Certamente non basta in un settore dove la cultura della sicurezza degli imprenditori non è ancora matura e questo vale a maggior ragione se si considera che, in caso ad esempio di accertate inadempienze, le sanzioni economiche sono messe in conto dalle imprese come semplice rischio imprenditoriale, meglio sarebbe il blocco e sequestro del cantiere. A fronte di ciò le Organizzazioni Sindacali Filca, Fillea, Feneal di Milano hanno proposto e sottoscritto con le pubbliche amministrazioni, tramite il patrocinio del Prefetto di Milano, protocolli d’intesa che vogliono coinvolgere maggiormente gli enti bilaterali di settore nella verifica della sicurezza sui cantieri, costituendo delle commissioni ad hoc per i cantieri. Ma ciò non è sufficiente. Occorre aumentare la vigilanza, potenziando anche le attuali strutture pubbliche (Asl, Inail ecc.) con la presenza di più persone qualificate in grado di “vedere” il cantiere e di riscontrare, anche a prima vista, le situazioni di maggior pericolo, per proporre azioni immediate. Le Organizzazioni Sindacali auspicano da parte di tutti i Comuni l’attivazione consapevole delle forze di Polizia Locale tramite la sottoscrizione di protocolli d’intesa sulla falsariga di quelli proposti dalla Regione Lombardia con le Asl, affinché le forze di Polizia locale, mediante corsi di formazione, possano acquisire adeguata preparazione per gli interventi sui cantieri. Ed ancora: aumentare la preparazione dei lavoratori mediante l’adozione di moduli formativi, da sviluppare nel sistema degli enti, concretamente realizzati nei cantieri e che consentano anche di superare le barriere linguistiche di alcuni addetti; collaborare con la Camera di Commercio di Milano, affinché intercetti le domande di apertura delle imprese edili, al fine di presentare moduli formativi adeguati ai neo imprenditori che non lascino spazio all’improvvisazione e che consentano di proporre normative di legge che regolamentino l’apertura delle imprese stesse ovvero alcuni requisiti minimi in termini di : capitale sociale, numero minimo operai e impiegati, responsabile legale con adeguati requisiti professionali, mezzi propri di produzione. Promuovere anche per le imprese riconoscimenti pubblici nei cantieri dove effettivamente si dimostra tangibile l’investimento in sicurezza anche in rapporto ai giorni/uomo/incidenti e formazione delle maestranze. Infine: sensibilizzare l’opinione pubblica su cosa significhi diventare committenti. Nella vita può capitare di dover eseguire lavori edili nella nostra casa, non dobbiamo inconsapevolmente prestarci al rischio di essere coinvolti in cause penali a fronte di possibili incidenti sul nostro “cantiere”.

Danilo Galvagni – Segretario Generale Filca Cisl Milano

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