Oltre 83mila associati, 4.405 aziende e un patrimonio in gestione vicino agli 800 milioni di euro. Sono i numeri di Arco, il Fondo di previdenza complementare avviato nel 1999 e riservato ai lavoratori dei settori legno, sughero, mobile, arredamento e boschivi/forestali, laterizi e manufatti in cemento, lapidei, maniglie. Il Fondo ha appena festeggiato i 25 anni di vita: l’occasione per fare il punto sull’attività e delineare le strategie per il futuro.
Presidente Luciano Bettin, 5 lustri è un traguardo davvero significativo. Come è nato il Fondo Arco?
La realizzazione di questo Fondo di previdenza complementare è avvenuta grazie a persone che ben poco sapevano su come gestire un fondo pensione, ma con una enorme fiducia verso il futuro. Si è partiti con la raccolta delle preadesioni nel 1998 quasi al buio, avendo a conoscenza diverse esperienze esistenti tra l’Europa e gli Stati Uniti, oltre pochi casi in Italia. Dopo aver superato anni difficili per tutti, oggi possiamo però dimostrare che le grandi competenze messe in campo all’inizio del secolo da amministratori, gestori finanziari, consulenti, fornitori di servizi per la gestione delle varie attività, possono dare un notevole contributo al benessere economico delle persone nella vita lavorativa e dal pensionamento in poi.
Uno dei vostri slogan richiama la centralità della persona. Perché?
Sì, è arrivato davvero il momento di mettere il lavoratore, la persona, al centro dei comuni interessi. Attorno a essa ruotano il lavoro, le imprese del settore, la finanza etica e sostenibile, la struttura operativa del fondo, lo Stato – che garantisce la fiscalità agevolata – in qualità di maggiore azionista, le parti sociali. Se vogliamo centrare i nostri obiettivi, siamo obbligati a lavorare assieme, attorno alla persona.
Quali sono i risultati ottenuti dal Fondo?
I valori quota sono assolutamente positivi. La diversificazione del portafoglio è ottimale e i nostri gestori stanno lavorando molto bene, recuperando i dati negativi del 2022. Non solo, il percorso avviato dal Fondo negli ultimi anni coinvolge sempre di più le aziende dei settori tutelati contrattualmente: stanno già operando da oltre quattro anni gli investimenti in economia reale, attraverso Fondi di Private debt e di Private equity, con la recente apertura agli investimenti in Infrastrutture. Sono circa 50 le imprese del Legno Arredo finanziate – con risorse di Fondo ARCO – da Fondo Italiano d’Investimento e Cassa Depositi e Prestiti. In questo modo siamo in grado di dare risposte sia alle PMI innovative che vogliono crescere e necessitano di finanziamenti, sia al Paese e all’Europa, attraverso il sostegno delle infrastrutture strategiche.
Nel 2023 il Fondo contava più di 83mila associati, un numero di tutto rispetto. Ma ci sono ancora tantissimi lavoratori da intercettare. Con quali modalità?
Da troppi anni ci stiamo chiedendo quali siano i motivi per cui la previdenza complementare negoziale registri una così bassa adesione. Eppure è uno strumento irrinunciabile per il futuro delle persone che lavorano e vivono nell’attuale contesto sociale e previdenziale. Secondo me è necessario un cambio di strategia. Per avere più adesioni tra i lavoratori, dunque, dobbiamo dare una nuova immagine del fondo pensione, con il contributo di tutti i protagonisti. È strategica l’istituzione del ‘rappresentante dei lavoratori per il welfare’ nei luoghi di lavoro, il quale – con adeguata formazione e agibilità sindacale – diventi il riferimento per la sanità integrativa, la previdenza complementare e la gestione del welfare aziendale.
In questo campo, qual è il ruolo del sindacato?
La componente sindacale è fondamentale ma non è il solo soggetto coinvolto. La delega su questo tema non va scaricata sul Fondo Pensione, così come non possiamo lasciare da sole le RSU a convincere la gente a sottoscrivere il modulo di adesione, anche le imprese possono fare molto per i propri dipendenti. Si deve poi puntare sulla formazione, sull’educazione previdenziale e finanziaria, sia verso i dipendenti, sia verso le imprese. La gente è bombardata da notizie spesso contrastanti, preoccupanti, mirate a sminuire determinate scelte. Preannunciare cambiamenti nelle norme pensionistiche pubbliche, senza parlare dei fondi pensione, non fa comprendere che i fondi pensione contrattuali sono nati per dare risposte concrete.
Coinvolgere gli studenti può essere una strategia vincente?
Certo, perché oggi la sfida è andare direttamente nelle scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma e tenere lì dei convegni. È importante farlo prima che i giovani entrino nel mondo del lavoro, in maniera continuativa e non ‘una tantum’.
Perché è così importante la previdenza complementare?
Mettere in sicurezza il futuro pensionistico delle persone va considerato alla stregua della prevenzione degli infortuni sul lavoro. Se anche il Governo, assieme alle Parti Sociali, volesse dare una mano nel costruire garanzie per ‘un domani’ più dignitoso, i 33 fondi negoziali italiani assieme ad Assofondipensione sono pronti a costruire le basi per un ulteriore miglioramento della nostra società.
Gli eventi per i 25 anni di attività del Fondo sono stati un successo.
Sì, abbiamo organizzato due iniziative a Pordenone e a Majano, in provincia di Udine, alle quali hanno partecipato decine di rappresentanti delle istituzioni, delle aziende, del sindacato, delle organizzazioni legate alla previdenza. Con la nostra presenza abbiamo riconosciuto al Nord Est una funzione di ‘traino’, qui si registrano i tassi di adesione a forme di previdenza complementare più alti in Italia, con dati fino al 58% delle forze lavoro. Si sono studiati nuovi progetti di ‘real economy paneuropeo’ e affrontato il tema della ‘scelta’, per progettare nuove strategie che aiutino le persone ad affidarsi al fondo contrattuale. È stato un momento partecipato e proficuo di confronto e crescita.