Pubblichiamo di seguito un comunicato stampa di Filca-Cisl e Fillea-Cgil di Macerata sulla delicata situazione dello stabilimento di Poltrona Frau di Tolentino. Per la Filca-Cisl sta seguendo la vicenda il segretario generale di Macerata, Primo Antonelli.
A più di un mese dalla richiesta di incontro da noi avanzata, il 13 ottobre a Macerata, presso la sede di Confindustria, si sono incontrati i Segretari Provinciali di Fillea e Filca, Cgil e Cisl e la RSU dello stabilimento di Poltrona Frau di Tolentino con la Dirigenza di Poltrona Frau di Tolentino. In questa riunione sono state ribadite, da parte dei dirigenti Frau, le intenzioni di delocalizzare la cucitura del settore residenziale (poltrone e divani) in Romania, pari ad un totale di 64.000 ore, precedentemente lavorate da aziende locali.
Il completamento della delocalizzazione avverrà nei prossimi 18 mesi con un cronoprogamma deciso e dettagliato: il 25% (15.975 ore) entro il 2011, il 70% nel 2012 (44.730 ore) ed il restante nei primi mesi del 2013. Il risparmio previsto, secondo la dirigenza di Poltrona Frau, ammonta a 114.000 € nel 2011, 225.000 € nel 2012 e 410.000 € a regime.
MA QUANTO COSTERA’ AL MARCHIO POLTRONA FRAU MACCHIARSI CON IL MADE IN ROMANIA?
L’attuale dirigenza non ha minimamente calcolato le ricadute sull’immagine del prodotto derivanti dalla delocalizzazione di una delle più importanti fasi di lavorazione, che lo ricordiamo sono quattro e non diciassette come goffamente riferito dai dirigenti Frau: taglio, cucitura, imbottitura e assemblaggio.
Come puo’ gloriarsi Poltrona Frau nelle sue campagne pubblicitarie inerenti proprio la cucitura, nell’affidamento“alle mani esperte dei nostri artigiani, che seguono le principali fasi di lavorazione e scelgono i materiali più pregiati. Solo così possiamo offrirvi ogni volta la migliore qualità italiana” quando questo, già ora, non corrisponde alla realtà?
L’azienda cerca superficialmente di sedare le preoccupazioni riguardanti il lavoro dell’indotto promettendo la riconversione delle lavorazioni, tutto già noto sin dalla riunione tenutasi a Monza il 30 agosto scorso e da noi considerato ampiamente insufficiente: riguarderà delle eventuali punte produttive della Frau Car e potrà arrivare al 30% delle ore delocalizzate, senza considerare che i margini di profitto in questa lavorazione sono ancora più risicati.
Oltre al danno dell’immagine del marchio Frau permangono quindi le ripercussioni sull’occupazione locale, considerato che già ora molti dei lavoratori delle aziende terziste sono in cassa integrazione o in contratto di solidarietà. La delocalizzazione sarebbe la mazzata finale.
In merito all’occupazione interna i dati forniti dalla dirigenza sono distorti, in quanto le 41 assunzioni riguardano esclusivamente la Frau car e sono tutti lavoratori interinali o a tempo determinato, quindi dopo i licenziamenti e le estenalizzazioni effettuati, da quando la nuova dirigenza ha iniziato ad attuare il suo programma, il lavoro all’interno dello stabilimento di Tolentino è divenuto più precario e provvisorio.
Dati di bilancio alla mano la sola occupazione che cresce è quella dei dirigenti. Deploriamo con forza questa scelta infelice che ostacoleremo in tutte le forme, perchè crediamo che il futuro di Poltrona Frau e dei dipendenti debba essere un altro, fatto di qualità del prodotto, qualità e stabilità del lavoro, di investimenti nella produzione, nella ricerca e nella progettazione, ma soprattutto nella valorizzazione del Made in Italy.