OCSE, DISOCCUPATI IN ITALIA AL 12,8%

OCSE, DISOCCUPATI IN ITALIA AL 12,8%

In Italia, la disoccupazione scenderà nel 2015, ma solo lentamente, perché il primo impatto dell’aumento della domanda di lavoro saranno probabilmente più ore lavorate. Lo scrive l’Ocse nel suo Economic Outlook, prevedendo una percentuale di senza lavoro al 12,8% nel 2014, dopo il 12,2% dell’anno scorso, e al 12,5% nel 2015. L’Ocse rivede lievemente invece al ribasso le sue stime di crescita per il Pil italiano rispetto alle previsioni del novembre scorso, da +0,6% a +0,5%. Per il 2015 è previsto un +1,1%, grazie alla spinta data dal “ritorno della fiducia” e dai “moderati tagli alle tasse”.
In un contesto di scarsità di credito, il programma di pagamento del debito della pubblica amministrazione verso le imprese può essere un fattore importante di stimolo degli investimenti, quindi dell’occupazione e della crescita. Lo affermano gli esperti Ocse, in occasione del lancio dell’Economic Outlook.”Uno dei maggiori effetti negativi della crisi è stata la contrazione del credito, soprattutto per le piccole e medie imprese, cosa che è diventata una delle principali cause dell’ampio aumento della disoccupazione – ha spiegato in un briefing l’economista Alvaro Pereira, responsabile del dipartimento studi nazionali dell’organizzazione – in questo contesto, ciò che i governi possono fare, quando ne hanno i mezzi, è pagare i loro debiti con le aziende, in particolare le più piccole, e fornire così loro un pò di capitale, che consenta di fare investimenti e creare posti di lavoro”.
L’Organismo di Parigi fa appello alla Bce perchè prenda nuove misure di politica monetaria per riportare l’inflazione vicino al target in modo più deciso, e resti pronta per ulteriore stimolo non convenzionale, e auspica che il tasso d’interesse principale sia portato a zero. In particolare, dice l’Ocse, “il principale tasso di riferimento dovrebbe essere ridotto a zero, e quello di deposito, se possibile, a un livello leggermente negativo, e dovrebbero essere mantenuti a questo livello almeno fino a fine 2015”. Inoltre, scrive sempre l’organizzazione parigina, misure non convenzionali addizionali saranno necessarie se l’inflazione non mostrerà chiari segni di un ritorno verso l’obiettivo della Bce o, a maggior ragione, se uno scenario deflazionistico minacciasse di realizzarsi.
Tra queste misure ci potrebbero essere “la fine della sterilizzazione del Securities markets programme (programma di intervento sui mercati obbligazionari secondari, ndr.), e la fornitura di finanziamenti attraverso nuovi Ltro su scadenze più lunghe, se possibile a tassi costanti e vicini allo zero”. Ma anche l’acquisto di bond sovrani, o programmi per sostenere il credito bancario al settore privato non finanziario. Secondo le stime dell’Economic Outlook, l’inflazione nell’eurozona scenderà a 0,7% nel 2014 (con un picco negativo a 0,6% nel terzo trimestre) e risalirà a 1,1% nel 2015.
Per l’area euro, visto il permanere delle fragilità finanziarie, è urgente migliorare la salute del settore bancario, completare l’implementazione di un’unione bancaria totalmente operativa e sostenere lo slancio di riforma, scrive poi l’Ocse, secondo cui in particolare “il deleveraging e le ricapitalizzazioni non sono ancora complete e gli asset deteriorati stanno ancora aumentando”.
(dal sito di Conquiste del Lavoro)

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