Riordinare e semplificare la disciplina dei contratti pubblici; valorizzare le professionalità nel pubblico e nel privato; qualificare le stazioni appaltanti; dotare il sistema edile di strumenti idonei a qualificare le imprese e a garantire legalità e sicurezza nei cantieri; assicurare la qualità del lavoro. Sono le proposte per il nuovo codice degli appalti, emerse nel corso dell’iniziativa organizzata dai sindacati Filca-Cisl (costruzioni) e Cisl Fp (Funzione pubblica), alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il ministro Enrico Giovannini (Mims), il direttore generale dell’Inail, Andrea Tardiola, Giuseppe Busia, presidente dell’Anac, e il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.
“Il Pnrr – spiegano Enzo Pelle e Maurizio Petriccioli, rispettivamente segretario generale della Filca e della Fp Cisl – prevede una serie di adempimenti per l’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti pubblici. Il prossimo 20 ottobre è l’ultimo giorno utile perché il Consiglio di Stato presenti al Governo lo schema di decreto legislativo. Entro marzo 2023 è prevista l’entrata in vigore del nuovo codice, ed entro giugno dovranno essere varati leggi, regolamenti e provvedimenti attuativi. Si tratta di una occasione imperdibile per dotare il Paese di uno strumento in grado davvero di far compiere un deciso salto di qualità con benefici per tutta la collettività, a partire da lavoratori, aziende, pubblica amministrazione”.
“L’obiettivo principale del nuovo codice – sottolineano – deve essere la qualità del lavoro. Il primo passo è favorire la valorizzazione, la riqualificazione e la tutela del personale delle PA su cui graveranno le responsabilità di attuare tutte le opportunità del nuovo codice, tra cui spiccano la tutela della dimensione sociale ed ambientale. Nel settore edile, invece, bisogna introdurre una serie di strumenti per assicurare la qualità del lavoro: il cartello di cantiere digitale, l’appalto-tipo e il cantiere-tipo, la congruità e il riferimento all’applicazione contrattuale per tutti i subappaltatori. In questo modo sarà possibile individuare le imprese sane alle quali poter affidare in modo sicuro lavori e finanziamenti pubblici”.
“Fp e Filca – sottolineano Petriccioli e Pelle – hanno agito per migliorare la qualità del lavoro di professionalità e maestranze che operano, nelle commesse pubbliche, sul lato della domanda e dell’offerta: la Funzione Pubblica, chiedendo il rilancio della formazione per tutte e tutti, il superamento dei tetti al salario accessorio per meglio valorizzare il personale dotato di specifiche competenze e un grande piano assunzionale per una PA centrale e locale che sia il volano delle grandi opere pubbliche nel nostro Paese. Sull’edilizia, i dati forniti dall’Ance, l’Associazione dei Costruttori, parlano chiaro: ci sarebbero ben 23 mila cantieri di opere pubbliche a rischio, a causa dell’aumento di energia e materie prime e per l’incertezza e la lentezza dei pagamenti da parte delle PA. Il frutto di una normativa confusa e non strutturata che noi denunciamo da tempo. La Federazione degli edili, inoltre, a tutela delle persone che rappresenta, ha proposto l’adozione del DUQ (Documento Unico di Qualificazione). Si tratta di un sistema di qualificazione d’impresa univoco che si basa su tre aspetti: contratto, salute-sicurezza e contribuzione, ovvero Durc/congruità, e Cipe (Carta di Identità Professionale Edile) e Patente a punti”.
“Questi strumenti, insieme al Rating Sinistrosità e Prevenzione (Rsp) messo a punto dall’Inail, rappresentano davvero la strada maestra per qualificare il lavoro e rendere l’edilizia un settore all’avanguardia, sicuro e moderno, in grado di potenziare ancora la dignità del lavoratore e di garantire la qualità delle opere realizzate”, hanno concluso il segretario generale della Filca, Enzo Pelle, e il segretario generale della FP, Maurizio Petriccioli.