Si è tenuto ieri l’incontro decisivo che ha concluso la delicata vertenza in corso da un mese e mezzo alla Novem Car Interior Design di Bagnatica. Sindacati e azienda hanno raggiunto una bozza di intesa che venerdì prossimo sarà sottoposta al voto dei lavoratori in assemblea. Ricordiamo che lo scorso 14 settembre, la direzione di Novem aveva annunciato l’intenzione di cessare l’attività. Da quella data, in totale, sono state svolte 28 ore di sciopero. Il 2 ottobre era stata, poi, aperta ufficialmente la procedura di mobilità per tutti i 96 lavoratori in organico, che saranno licenziati per la maggior parte a dicembre, gli ultimi ad aprile.
“È stata raggiunta una bozza di accordo che prevede un piano di incentivazione economico all’esodo che ammonta a 35mila euro lordi per tutti i lavoratori (dunque sia part time che full time) – hanno spiegato, al termine dell’incontro, Massimo Lamera di FILCA CISL e Luciana Fratus di FILLEA CGIL di Bergamo, con i delegati RSU. L’incentivo all’esodo sarà però ridotto a un terzo (11.700 euro) per coloro che lavorano in azienda da meno di 4 anni e per chi maturerà i requisiti della pensione entro il periodo di Naspi (indennità di disoccupazione). Viene poi messo a disposizione un servizio di supporto alla ricollocazione mediante agenzie per il lavoro del costo di 2.000 euro. Per chi non fosse interessato a questo percorso, i 2.000 euro verranno versati in aggiunta all’incentivo all’esodo” precisano i due sindacalisti.
Per tutta la vertenza, le due sigle sindacali hanno ripetutamente chiesto di poter ricorrere all’ammortizzazione sociale. Hanno sempre riscontrato un fermo rifiuto da parte dell’azienda. “Siamo soddisfatti della parte economica dell’accordo, ma certo restiamo amareggiati di fronte alla risoluta indisponibilità a parlare di cassa integrazione da parte aziendale. Si sarebbero potute garantire maggiori tutele ai lavoratori più fragili. A fronte della posizione di chiusura su questo tema, l’intesa firmata prevede che ci si incontri nuovamente entro metà dicembre per valutare il ricorso a eventuali altri strumenti idonei a supportare i lavoratori, alla luce del numero di dipendenti che saranno ancora in organico” concludono Lamera e Fratus.