Negli ultimi tre anni vi è stata una perdita di 3.800 operai (-41%) e sono scomparse 760 imprese di costruzioni (-33%). La crisi del mercato delle costruzioni, pubbliche e private, nel nord Sardegna è stato denunciato dall’Associazione costruttori edili (Ance) e dalle organizzazioni dei lavoratori Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil che si son detti pronti a scendere in piazza per una manifestazione di protesta.
Un Protocollo di intesa sugli appalti pubblici, contenente proposte per ricreare, attraverso il contributo di tutte le componenti pubbliche e private che operano nel settore dell’edilizia, le condizioni necessarie per una celere ripresa nel rispetto dei principi fra i quali la legalità e la sicurezza. È la proposta che l’Ance e i sindacati presenteranno alle Amministrazioni, agli Enti ispettivi e previdenziali del territorio per uscire dalla crisi del settore edile.
Nel 2011 lo scenario dell’industria delle costruzioni nel nord Sardegna continua ad esser drammatico – è stato spiegato in una conferenza stampa – i principali indicatori della crisi sono esaustivi: dal 2008 al 2010 la Cassa Edile del nord Sardegna ha registrato una perdita di 3.800 operai ed una scomparsa di 760 imprese. Negli ultimi tre mesi (novembre, dicembre e gennaio) è stata registrata una perdita, dalle liste della Cassa Edile, di circa 500 operai, con una cancellazione di circa 50 imprese. “Il settore dei lavori pubblici, notoriamente trainante per l’intera economia dell’isola – è stato spiegato – registra il consolidarsi di una situazione di crisi. In un contesto simile, inoltre, anche aggiudicarsi un lavoro può nascondere un grave pericolo: quello di lavorare senza la certezza di essere pagati entro i termini previsti. Ad aggravare la situazione anche le gare di appalto al massimo ribasso che stanno distruggendo quel tessuto imprenditoriale sano, corretto e rispettoso di tutte le norme, spesso onerose, che disciplinano il complesso sistema dei lavori pubblici”.