Mentre al ministero dello Sviluppo economico si susseguono gli incontri, per ora informali, e quando mancano solo nove giorni al vertice del 3 ottobre, che probabilmente sarà decisivo, prosegue il dibattito sul rilancio del Gruppo Natuzzi e sul futuro dei 1.726 lavoratori dichiarati in esubero dall’azienda di Santeramo in Colle, in provincia di Bari. Oggi il Consiglio generale della Filca-Cisl nazionale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno proprio sul caso Natuzzi, individuando i fronti sui quali agire: “Bisogna innanzitutto tentare di sostenere l’occupazione – ha dichiarato Paolo Acciai, segretario nazionale della categoria – mantenendo ed implementando la produzione di divani e dei componenti di arredamento, valutando anche la possibilità di far rientrare linee produttive attualmente realizzate fuori dal territorio italiano, in particolare quelle in Romania. Questa operazione – precisa – porterebbe all’occupazione di 600 unità e sarebbe a dir poco storica: il ritorno in patria di una produzione in precedenza delocalizzata all’estero. Poi bisognerebbe diversificare il prodotto, concentrandosi, per esempio, sulla componentistica d’arredo”.
“Le Regioni Puglia e Basilicata – è scritto nel documento – dovrebbero applicare i benefici concessi dall’Accordo di Programma per il Distretto del Mobile imbottito, sottoscritto a febbraio, e che mette già a disposizione 101 milioni di euro per attrarre nuovi investimenti nell’area murgiana delle due regioni”. Infine il parlamentino della Filca Cisl nazionale chiede al governo “di attivarsi nei confronti delle primarie società anche a capitale pubblico presenti nelle due Regioni, affinché la realizzazione di importanti lavori possa prevedere parte di occupati provenienti dal Gruppo Natuzzi”. Il riferimento è a colossi quali Eni o Finmeccanica. Insomma, che la ‘salvezza’ arrivi dall’Est europeo, da Roma, da Bari o da Potenza poco importa. La priorità, in questo momento, è scongiurare quello che tutti definiscono un vero disastro sociale.