Un territorio ricco di potenzialità, in una posizione geografica strategica, abitato da persone competenti sempre pronte a rimboccarsi le maniche. Eppure la storia della Sicilia rimane ancora quella delle promesse disattese, delle genti deluse, delle potenzialità inespresse. La crisi ha inferto un colpo durissimo all’economia locale da cui i siciliani non possono riprendersi senza la collaborazione dello Stato.
Per avere il polso della situazione è sufficiente dare un’occhiata ai dati del settore edile registrati negli ultimi cinque anni a Messina. Secondo i dati raccolti dalla Filca Cisl di Messina, il monte salari dichiarato in cassa edile nel 2008 era di 103 milioni di euro mentre nei primi sei mesi del 2015 il totale ammonta a 27 milioni. In diminuzione anche il numero degli addetti e delle imprese: i 14 mila lavoratori registrati nel 2008 si sono ridotti, nel primo semestre del 2015, a poco più di 6 mila. Tutta colpa della crisi? Anche, ma non solo. Molte opere, spiega a Conquiste il segretario generale della Filca, Giuseppe Famiano, sono già finanziate ma sono bloccate per questioni burocratiche. Nella provincia di Messina sono almeno 50 le opere pubbliche incompiute che potrebbero contribuire in maniera decisiva allo sviluppo del territorio. II sindacato, a seguito di varie manifestazioni di protesta pubbliche a cui è seguito il silenzio della politica, ha chiesto al prefetto di Messina di convocare un tavolo tecnico con gli enti appaltanti e con le imprese che hanno vinto gli appalti per sbloccare le opere. La carenza di investimenti nel messinese è decisamente una delle questioni più delicate.
Gli investimenti in infrastrutture al Sud continuano a diminuire e si attestano attualmente a poco più di un quinto rispetto agli anni settanta: a fine ottobre 2013, al Centro-Nord si è registrato un aumento di oltre 7 miliardi rispetto al 2012 ( 3%), mentre al Sud si è registrata una diminuzione da 147 a 140 (-5%). Non va meglio con i finanziamenti privati: su poco meno di 26 miliardi e mezzo, circa 1’87% è stato destinato a opere Cipe nel Centro-Nord mentre solo i112,4% ha preso la via del Sud. La riduzione degli investimenti è fortemente condizionata dalle avverse prospettive di mercato e dalla difficoltà di accesso al credito. Anche i consumi sono in calo: la spesa media mensile, al netto dell’inflazione, ha subito un calo, fra il 2007 ed il 2013, del 20% a fronte di un calo a livello nazionale del 15%. Una diminuzione della domanda interna dovuta essenzialmente alla riduzione dei redditi disponibili e alla flessione dell’occupazione. Messina si configura dunque come una “città metropolitana senza economia” con una popolazione in diminuzione e sempre più vecchia. I giovani preferiscono partire piuttosto che competere in un mercato occupazionale decisamente poco attrattivo, caratterizzato da una preminenza della pubblica amministrazione, da precariato, da illegalità e sfruttamento.
(da Conquiste del Lavoro del 30 settembre 2015)