Via libera dalla Camera alla manovra di Ferragosto da 54 mld. Se si esaminano gli effetti congiunti della manovra di luglio e di quella in corso di approvazione da parte del Parlamento, a regime si sale a ben 59 miliardi. Correzione imponente, tra le più alte degli ultimi decenni, peraltro “tarata” su un tasso medio di crescita di circa l’1,5% nel prossimo triennio. Ogni significativa variazione al ribasso delle stime comporta evidentemente un incremento del deficit, da compensare con ulteriori correzioni in corso d’opera. L’Aula della Camera ha approvato, con il parere favorevole del governo, un ordine del giorno alla manovra del Pd con cui il governo assume l’impegno a valutare una revisione del contestato articolo 8 del testo. Il testo approvato, di cui primo firmatario è Cesare Damiano, impegna il governo a «valutare attentamente gli effetti applicativi dell’articolo 8, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a rivedere quanto prima le disposizioni, coinvolgendo le parti sociali, per redigere una norma interamente conforme agli indirizzi dell’accordo del 28 giugno 2011. L’odg ha ricevuto il voto favorevole di tuta l’assemblea; astenuti solo i deputati di Lega e Fli.
Su quest’ultimo punto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha commentato che “è confortante l’unità di intenti di una larghissima parte del parlamento nel richiamare l’obiettivo di fortificare l’accordo del 28 giugno , naturalmente con la condivisione delle parti sociali”. Negativo invece il giudizio sulla manovra: “Credo che sia troppo concentrata sulle entrate e quindi sulle ulteriori tasse, mentre il Paese ha bisogno di tagliare le spese superflue che producono sprechi e inefficienza. Il Governo e lo stesso Parlamento fanno fatica a entrare in questa logica, soprattutto perché i partiti vogliono difendere i propri presidi e i loro domini, che sono le municipalizzate, che anziché essere controllate e dirette dalla politica come dovrebbe essere, sono ‘gestite’ dalla politica. E questa e’ una anomalia grandissima in tutta Europa. Per crescere bisogna fare tutto quello che serve a ottimizzare la spesa” ha aggiunto Bonanni, ricordando che il Paese ha bisogno di investimenti, privati e pubblici. “Bisogna sfruttare al massimo quello che si ha. E’ inutile chiedere altri fondi che non ci sono. Noi riteniamo che sia indispensabile lottare contro gli sprechi e le inefficienze. Spero – ha concluso – che nel Paese cresca questa consapevolezza”.
Alla fine si può dire che si è trattato della versione numero quattro della manovra di Ferragosto. Infatti, il Governo ha presentato il maxiemendamento e ha posto la fiducia sul nuovo testo. Molte le novità e gli analisti stanno ancora verificando l’impatto che avranno sulla nostra economia. Il contributo di solidarietà del 3% per i redditi oltre 300 mila euro scatterà dal primo gennaio 2011 al 31 dicembre 2013 e colpirà il reddito complessivo. Il balzello si paga sulla parte eccedente i 300 mila euro. Confermato l’innalzamento dell’Iva al 21%, che porterà nelle casse dell’Erario un maggiore gettito di 700 milioni di euro nel 2011 e di 4.236 dal 2012. Sì anche all’adeguamento delle pensioni delle donne dal 2014. C’è un dato significativo, che forse più di tutti dovrebbe rassicurare i mercati: con il maxiemendamento la manovra sale da 49,865 miliardi di euro a 54,265 miliardi di euro. Lo si evince confrontando la relazione tecnica della manovra varata dal consiglio dei ministri e la relazione tecnica del maxiemendamento. L’aumento di un punto percentuale dell’Iva, dal 20 al 21%, scatta a decorrere dall’entrata in vigore della legge di conversione della manovra: in pratica il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, mentre l’adeguamento delle pensioni delle donne nel privato partirà già dal 2014 per arrivare ai 65 anni di età nel 2026. Il maxi-emendamento impatta positivamente sul deficit per 4,342 miliardi di euro nel 2012, 4,399 mld nel 2013 e 4,389 mld nel 2014. Nel 2011 invece l’impatto sull’indebitamento netto è di 700 milioni. Quasi tutto il gettito aggiuntivo arriva dal ritocco dell’aliquota Iva dal 20 al 21%.