«Se l’attività di impresa non rispetta i fondamentali della legalità e tenta di aggirare le regole si mette nelle condizioni per essere infiltrata dalle organizzazioni mafiose. Legalità nella conduzione dell’impresa significa non barare sulle regole del gioco negli appalti, rifiutare i cartelli, rifiutare la corruzione». Lo ha affermato il procuratore distrettuale antimafia del Veneto Vittorio Borraccetti, con esplicito riferimento all’inchiesta che ha toccato funzionari della Provincia di Venezia. Borraccetti era relatore al convegno “Lavoro per la legalità” organizzato dalla Filca-Cisl del Veneto, insieme alle federazioni di Calabria, Alto Adige, Trentino e Friuli-Venezia Giulia e con l’associazione Libera.
Il procuratore ha quindi sottolineato l’importante ruolo di sorveglianza delle dinamiche economiche e sociali che devono svolgere il sindacato e le altre categorie per prevenire questi fenomeni criminali. «Polizia e magistratura devono fare il loro lavoro, ma non possiamo mettere un poliziotto in ogni strada e in ogni azienda – ha detto il procuratore –. Le “anomalie” devono essere colte e segnalate dalla categorie e anche le organizzazioni sindacali possono e devono dare il loro contributo».
La mappa delle “anomalie”, indizi di infiltrazioni mafiose, è stata tracciata da Enzo Ciconte, docente di Storia della criminalità organizzata all’Università di Roma Tre, che ha di recente stilato un rapporto per il CNEL sulla presenza al Nord di questo tipo di criminalità. «Il Nord ha sempre respinto ideologicamente di essere interessato dal fenomeno mafie, sottovalutandolo. Purtroppo non ci sono isole felici – ha spiegato Ciconte -. La mafia al Nord non uccide per strada perché non ha bisogno di farlo né vuole creare allarme sociale. La mafia al Nord viene per investire, per riciclare l’ingente quantità di denaro prodotta soprattutto con il traffico della droga». Le “anomalie” che rivelano la presenza mafiosa sono ad esempio le compravendite di beni immobiliari in denaro contante, a prezzi superiori di quelli di mercato; i negozi dove non entra mai nessuno e che non chiudono mai, vere e proprie “lavanderie” di denaro sporco; imprese commerciali che passano rapidamente e disinvoltamente da una mano all’altra; l’assenza del sindacato nei cantieri, indicatore che il mercato del lavoro è controllato da “qualcun altro”.
Ma la mafia in Veneto c’è davvero? «Le organizzazioni di tipo mafioso sono imprese criminali di alto profilo. La logica che le muove è quella delle multinazionali. Narcotraffico e riciclaggio fenomeni mondiali, figuriamoci se non toccano il Veneto – ha risposto Borraccetti –. Non tutte le infiltrazioni possibili possono tuttavia avere riscontro investigativo e giudiziario. Se è vero che non abbiamo riscontrato presenze significative di organizzazioni criminali ed episodi significativi di riciclaggio, in Veneto, non vuol dire che non ci siano. Vuol dire che sono difficili da scoprire».
Il ruolo del sindacato, dunque, è quello di affiancare gli altri attori sociali organizzati nella sorveglianza, nel presidio del territorio e nella diffusione di una cultura della legalità. Percorso che la Filca-Cisl del Veneto, come ha ricordato nel suo intervento il segretario generale Salvatore Federico, ha intrapreso da anni, dato che il settore dell’edilizia e delle costruzioni è notoriamente tra i più a rischio di infiltrazioni criminose. Tanto più oggi che la crisi economica ha reso più fragile il tessuto produttivo; imprese bisognose di liquidità possono più facilmente cedere alle lusinghe delle mafie, pronte a prestare denaro “facile” con uno scopo preciso: “soffocare” l’attività imprenditoriale per poi rilevarla.
Domenico Pesenti, segretario nazionale Filca-Cisl ha raccolto la sfida della vigilanza, precisando che il sindacato tutela i lavoratori quando tutela l’impresa, ad esempio ponendo l’attenzione su come vince gli appalti. «Lo sviluppo economico e civile sono strettamente legati al rispetto delle regole – ha affermato – nell’illegalità non c’è sviluppo vero».
Ha esortato a non lasciarsi scivolare nell’indifferenza don Luigi Tellatin, responsabile veneto di “Libera”: «L’indifferenza è figlia della competizione cinica e violenta della nostra società, figlia dell’individualismo esasperato e di un orizzonte culturale fondato sul vuoto, sull’apparenza, sulla superficialità. In questa “cultura”, che privilegia le scorciatoie, il “tanto e subito”, la mafia trova il suo spazio vitale. Noi di Libera lottiamo per far crescere una cultura antimafia, che ridia centralità e dignità all’uomo».
La Filca-Cisl del Veneto ha poi partecipato alla “Giornata della Memoria e dell’impegno” organizzata annualmente da Libera e tenutasi sabato scorso a Milano.