L’edilizia fiorentina cerca disperatamente risposte. Parti sociali e istituzioni devono fare uno sforzo straordinario per trovarle queste risposte, prima che sia troppo tardi. Le crisi di BTP e Consorzio
Etruria, le due realtà più importanti del settore in Toscana, dovrebbero aver fatto capire a tutti che non c’è più tempo da perdere. È il senso dell’appello alla responsabilità e all’impegno lanciato dal segretario generale della Filca Cisl di Firenze, Ottavio De Luca, che cita anche i numeri, sconsolanti, dell’edilizia fiorentina: ”Nell’ultimo biennio – dice De Luca – il settore edile fiorentino ha avuto un calo complessivo stimabile al 20% rispetto al biennio 2008/2009. Gli indicatori sono tutti negativi e in due anni si sono perse 243 imprese e 1.794 operai”.
Numeri pesanti che la Filca segnala da tempo, senza però che istituzioni e controparti si siano mobilitati più di tanto:”Da tempo -afferma il segretario Filca – esprimiamo forte preoccupazione per l’edilizia che ha risentito pesantemente della crisi. E per il nostro settore non c’è segno di ripresa: anche il 2011 si è aperto in forte caduta e ad oggi non si intravedono miglioramenti significativi. E questo per un settore che sarebbe il più adatto per contribuire da subito non solo allo sviluppo del nostro territorio, ma anche e soprattutto allo sviluppo occupazionale della nostra provincia. Invece oggi l’edilizia è uno dei settori più in crisi e con essa tutta la sua filiera”.
Gli ammortizzatori sociali – è il ragionamento del sindacato – hanno avuto lo scopo di tamponare una situazione di emergenza, e bene si è fatto a metterli in campo in modo massiccio,”ma non si può vivere solo di cassa integrazione: bisogna agire sulle politiche strutturali e avere impegni certi e rapidi per far ripartire lo sviluppo e il lavoro”. È proprio per questo che la Filca
chiede iniziative comuni per rilanciare l’attenzione allo sviluppo di questo settore. E su un rischio: ”Occorre l’impegnodi tutte le parti sociali e degli organi istituzionali – dice De Luca – per garantire la presenza sul mercato di imprese regolari in materia contributiva e retributiva, e mi riferisco alla patente a punti. Bisogna individuare i criteri di accesso all’attività di imprenditore edile nonché
quelli di qualificazione per le imprese sane e regolari, connessi anche alla sicurezza dei lavoratori, con l’obiettivo di chiudere le porte ad imprese improvvisate e irregolari. È necessario inoltre parificare
le aliquote contributive previste per il lavoro autonomo e subordinato per consentire omogeneità del costo del lavoro. Solo così eviteremo il proliferarsi di artigiani che aprendo una partita iva
possono avviare un’impresa edile. Dobbiamo salvaguardare l’occupazione di un settore che da sempre è considerato come lo strumento anticiclico in termini di occupazione e sviluppo e che ora
non può più aspettare altri rinvii”.