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"LE PENSIONI NON SI TOCCANO!"

"LE PENSIONI NON SI TOCCANO!"

“Le pensioni non si toccano, la Cisl è decisamente contraria. Almeno finché non arriveranno segnali concreti su patrimoniale, costi della politica, vendita degli immobili pubblici e riforma fiscale”. E’ un messaggio chiarissimo quello che Raffaele Bonanni, intervenendo al convegno sugli appalti nel settore dei servizi organizzato dalla Fisascat, invia al Governo alle prese con i rebus previdenziale e i diktat del direttorio  franco-tedesco. Nessuna chiusura pre concetta, puntualizza il leader della Cisl, che ricorda come il sindacato di via Po non si sia mai sottratto al negoziato, nemmeno quando proprio sulle pensioni si è trattato di affronta re “passaggi dolorosissimi”. Oggi, però, le cose stanno diversamente. “Perché dovremmo andare dai lavoratori a chiedere nuovi sacrifici? – è la domanda retorica che Bonanni gira alla platea – se non si fa nulla sulla patrimoniale, quando in tutta Europa la tassazione dei patrimoni è più elevata che da noi?”.

Beninteso, la patrimoniale che la Cisl ha in mente esclude chi è proprietario solo della prima casa. Tuttavia l’impressione è che l’esecutivo preferisca battere altre strade. Quella dei condoni, per esempio; ipotesi che, taglia corto Bonanni, semplicemente “ci scandalizza”. Sembra sparita dall’agenda anche la riforma fiscale. Nessuno parla più di riequilibrare il prelievo “in favore di lavoratori e imprese che investono”, la spina dorsale del Paese. Fare cassa con le pensioni, questa l’ultima spiaggia. L’ultima cosa di cui ci sarebbe bisogno, invece, secondo Bonanni. Che semmai invita a introdurre equità nel sistema unificando l’aliquota contributiva tra autonomi, para-subordinati edipendenti. E a rendere obbligatoria l’adesione alla previdenza complementare per dare una pensione dignitosa ai giovani, che tutti hanno a cuore (a parole). Una discussione che non vedremo. Non ora, almeno. E non con questo governo, ormai alla paralisi.

Per sbloccare la situazione Bonanni torna a suggerire un esecutivo “di larghe intese”, tappa necessaria se si vuole rassicurare i partner europei ed evitare l’ordalia delle elezioni anticipate. A sconsigliarle è la crisi, che dopo quattro anni ha lasciato ovunque i suoi segni. E il caso del settore degli appalti e delle diffuse illegalità nei casi di esternalizzazione. Un fenomeno che colpisce, insieme, pubblico e privato, denuncia il segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri. Correttivi? Per Raineri sarebbe utile “una fase di confronto” con le imprese per applicare ai lavoratori le condizioni economiche e normative previste dai contratti nazionali di settore sottoscritti dai sindacati comparativamente più rappresentativi”. Il raccordo con le imprese è fondamentale anche per Bonanni, che, rivolgendosi ai rappresentanti delle organizzazioni datoriali (Assiv, Fise, Fipe e Federlavoro), propone la via degli “avvisi comuni”.

Nemici da battere sono il criterio del massimo ribasso e la pratica del dumping contrattuale. Nell’interesse di tutti: lavoratori e imprese rispettose delle regole. Non rientra in questa logica, invece, l’ipotesi di un depotenziamento del Durc. Fa muro il segretario generale della Filca Domenico Pesenti: “Il Durc ha fatto emergere dal “nero” oltre 200mila lavoratori, ed ha semplificato e non complicato gli adempimenti per le imprese”. Per il segretario generale della Fp Giovanni Faverin in materia di appalti serve “un salto legislativo: prima che il servizio, va appaltato il risultato, se vogliamo un ritorno di qualità ed efficienza per i cittadini”.

(dal quotidiano “Conquiste del Lavoro”)

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