È record per la Cassa integrazione in edilizia a L’Aquila: da ottobre 2008 a ottobre 2009 è cresciuta del 62,42 per cento, nonostante la città e la provincia siano diventate uno dei cantieri più grandi d’Europa per la ricostruzione post-terremoto. “Si tratta di un dato allarmante – spiega il segretario regionale della Filca-Cisl, Pietro Di Natale – che è il risultato del meccanismo innescato sul territorio, dove per il progetto Case e la ricostruzione è stata impiegata, per lo più, manodopera straniera o proveniente da fuori regione”.
La Filca per mesi ha fatto la parte della Cassandra, la profetessa greca inascoltata: “Già a ridosso del tragico evento sismico del 6 aprile del 2009 – ricorda Di Natale – il nostro sindacato aveva lanciato l’allarme sulla ricostruzione, invitando gli enti locali, il Governo centrale e la Protezione civile a lavorare per l’inserimento, nel progetto di rinascita della città, di ditte e operai locali. La nostra richiesta – prosegue il sindacalista – è stata ignorata, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Nel progetto Case, per esempio, che è gestito dall’esterno, le aziende aquilane non hanno avuto sufficiente visibilità. E questo rischia di avvenire anche nella fase successiva della ricostruzione. Per risollevare l’economia della città – aggiunge – è necessario creare lavoro ‘in loco’, sviluppare il tessuto socio-economico adottando politiche di sostegno alle imprese della provincia dell’Aquila e, quindi, ai lavoratori”.
I numeri parlano da soli: nel dicembre 2009 i lavoratori impiegati nell’edilizia erano circa 9mila, mentre le imprese attive 1.441, con un incremento del 24,12 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008. A destare preoccupazioni, invece, è l’impennata del 62,42% della Cassa integrazione. “Gli operai aquilani sono a casa, con lo stipendio ridotto – sottolinea Di Natale – mentre per la manodopera da utilizzare nelle opere di ricostruzione e di sistemazione degli edifici danneggiati, si continua ad attingere dall’esterno. Il mercato edilizio locale è controllato da imprese che non sono del posto e danno impiego a manodopera straniera. Di concerto con l’Ance (l’Associazione Nazionale Costruttori Edili, ndr) è opportuno studiare misure che diano garanzia di alloggi e servizi agli operai edili, molti dei quali risultano ancora dislocati fuori provincia, e tendenti a evitare episodi già accaduti in passato come l’applicazione di contratti diversi dal settore, con figure professionali inferiori rispetto alle reali mansioni e orari prolungati di lavoro, in alcuni casi non retribuiti”.
Ma l’impennata della Cig non è l’unico motivo di preoccupazione: domenica scorsa migliaia di aquilani hanno manifestato nel centro storico ‘fantasma’, e ripeteranno la manifestazione ogni domenica. Oltre che con cartelli e striscioni gli aquilani hanno protestato appendendo centinaia di chiavi alle grate che impediscono l’ingresso nella ‘zona rossa’. Motivi della protesta sono la mancata ricostruzione e la lentezza nella rimozione delle macerie, 4 milioni di tonnellate. Si tratta di detriti classificati come rifiuti solidi urbani e quindi prima di essere portati in discarica necessitano di un trattamento particolare. Ma con il ritmo attuale (500 tonnellate rimosse al giorno) per liberare la città occorreranno oltre 21 anni!