I lavoratori delle costruzioni unitariamente hanno manifestato il 27 novembre, con un presidio davanti alla Prefettura di Grosseto, per chiedere risposte concrete per un settore che sta lentamente morendo.
In 6 anni di crisi pesantissima la Toscana ha visto la perdita di circa 28 mila posti di lavoro nel solo settore edile a cui devono aggiungersi i lavoratori del legno, dei laterizi e delle cementerie che, in larga parte, sono legate al settore delle costruzioni e per questo da inizio crisi hanno visto quasi dimezzare i propri occupati. Gli investimenti in opere pubbliche si sono ridotti del 40% dal 2010 ad oggi, inoltre circa il 50% dei lavori sono per appalti sotto i 150 mila euro.
Anche quest’anno, pur con un’inversione di tendenza nei dati delle compravendite, l’occupazione ha continuato la sua lenta discesa, inoltre nel solo mese di ottobre le ore di CIG richieste hanno superato il milione e da inizio anno sono già 6.559.457, in edilizia, mentre complessivamente per il settore delle costruzioni siamo a 9.643.944 (gen-ott 2014); il mercato è saturo? Può essere ma il nostro paese e la nostra Regione non hanno bisogno di consumare nuovo suolo ma di interventi quanto mai urgenti, messa in sicurezza del territorio dal dissesto idrogeologico, interventi nell’edilizia scolastica, recupero dei centri storici e delle periferie nell’ottica di una rigenerazione urbana.
Quanto lavoro avremmo potuto creare (e quante tragedie evitare) se quanto abbiamo speso per intervenire sui danni provocati dalle alluvioni fosse stato investito in prevenzione? E ora gli interventi in urgenza, con procedure semplificate e velocizzate ma con l’attenzione indispensabile sulle modalità degli affidamenti e sulla realizzazione dell’opera.
‘La logica degli appalti al massimo ribasso deve finire, in esso si annidano il mancato rispetto dei diritti contrattuali e della sicurezza per i lavoratori, spesso maggiori costi per l’ente e il rischio di opere non terminate o di scarsa qualità.’
Anche in Toscana, dove l’impegno politico ad utilizzare il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’aggiudicazione degli appalti come previsto nel patto salute e sicurezza è stato disatteso e solo il 9% viene aggiudicato secondo questo criterio e comunque anche qui le percentuali di ribasso rimangono alte. Occorre dare più peso alla progettualità, alla qualità del costruito e alla qualità del lavoro, sarebbe un investimento per il futuro. Certamente un freno pesante sono i vincoli al patto di stabilità interno da cui è giusto togliere almeno questi tipi di intervento ma non solo.
‘Inoltre, il settore edile è uno dei piu a rischio in termini di regolarità del lavoro, l’aumento esponenziale delle partite iva (per lo più false), delle violazioni prevenzionistiche, del lavoro nero e grigio, dell’aggiramento delle norme sull’orario di lavoro, danno il segno della necessità comune di intervenire pesantemente soprattutto nei subappalti. Crediamo più che mai utile un protocollo regionale sulla legalità e la regolarità del lavoro che metta insieme Regione, OOSS di settore, prefetture, Ausl e tutti i soggetti coinvolti. Su questo lo Sblocca Italia oltre a prevedere risorse largamente insufficienti è evidenza di una tendenza alla semplificazione sul piano delle regole, che possono allargare ancora di più la già estesa area del lavoro nero e dell’illegalità. ‘Per questo reputiamo un grave danno al controllo sul lavoro il depotenziamento del DURC, non più per cantiere ma per impresa, o della congruità che poteva essere un utile strumento di verifica’.