"LA RESPONSABILITA' SOCIALE D'IMPRESA NON E' MARKETING AZIENDALE!"

"LA RESPONSABILITA' SOCIALE D'IMPRESA NON E' MARKETING AZIENDALE!"

“Chiediamo ai certificatori della Responsabilità Sociale di Impresa che non diano il bollino RSI alle aziende che non rispettano il contratto di lavoro o l’ambiente, o che fanno uso di lavoro nero, o che acquistano materie prime da Paesi in cui è diffuso il lavoro minorile”. Lo ha affermato Domenico Pesenti, segretario generale della Filca-Cisl, nell’intervento di chiusura del workshop “Legnago 2010” sulla Responsabilità Sociale di Impresa, a Cerea (Vr).

Il numero uno della Filca ha quindi aggiunto che “le pratiche di RSI non devono essere intese dalle aziende principalmente quali strumenti di marketing aziendale, allo scopo di vendere di più, come spesso purtroppo accade, ma come strumenti per dare più ruolo ai lavoratori nell’impresa e più ruolo all’impresa nel suo contesto sociale”. Per evitare l’autoreferenzialità con cui spesso l’azienda concepisce la RSI, la Filca lavorerà perché essa entri nella contrattazione territoriali e aziendale, coinvolgendo quindi il sindacato e i lavoratori. E perché venga certificata dagli enti più idonei: gli enti bilaterali del settore edile. “Certificatori della RSI devono essere i nostri enti bilatelari perché solo essi sono in grado di monitorare giorno per giorno il sistema delle imprese” ha continuato Pesenti, chiedendo inoltre l’introduzione della patente a punti per le imprese che operano in edilizia, il rafforzamento del Durc e la sua obbligatorietà per ogni lavoro edile.

Secondo la Filca, la semplificazione burocratica non va confusa con la deregulation che, nel settore edile, rischia di aprire le porte a gravi irregolarità e anche alle infiltrazioni malavitose.  “La riduzione dei controlli non favorisce la libertà di impresa ma l’imbarbarimento del mercato del lavoro – ha concluso Pesenti -. Proprio nelle situazioni di crisi, invece, bisogna alzare l’attenzione sui controlli, perchè la crisi deve servire a selezionare le imprese buone, le imprese vere, quelle che rispettano le norme, da quelle che non sanno stare sul mercato rispettando i diritti dei lavoratori, tutelando l’ambiente, garantendo qualità e affidabilità del prodotto all’utente finale”.

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