Sei mesi in più di cassa integrazione ordinaria. Lo prevede un emendamento approvato in commissione Lavoro da maggioranza e opposizione. La norma è a firma del relatore Giuliano Cazzola e modifica il testo base sugli ammortizzatori sociali, che unifica diverse proposte di legge, ed ha ottenuto il consenso del Pdl, della Lega e del Pd. Idv e l’Udc erano assenti. Lo riferisce lo stesso Cazzola. La misura approvata è in via sperimentale e riguarda il biennio 2010-2011 e fa sì che il trattamento di cassa integrazione guadagni possa essere corrisposto per un periodo massimo complessivo di 78 settimane. Attualmente il tetto è di 52 settimane. In pratica si passa da un anno ad un anno e mezzo di Cig ordinaria.
“Come più volte richiesto dalla Cisl, è necessaio che di fronte al protrarsi della crisi economica e produttiva vengano costantemente prorogati gli ammortizzatori sociali necessari per evitare i licenziamenti. Sotto questo profilo è particolarmente utile il provvedimento approvato dalla commissione Lavoro”, commenta il segretario confederale della Cisl Giorgio Santini. Provvedimento, osserva, che tutela in particolare “i lavoratori nell’area delle aziende non coperte o che non rientrano nei requisiti necessari per la cig straordinaria, ferma restando l’esigenza di un riassetto dell’intero sistema degli ammortizzatori sociali da realizzare in uscita dall’attuale fase di emergenza”. L’auspicio della Cisl ora è che “ci sia la necessaria copertura finanziaria”.
L’emendamento approvato in Commissione Lavoro “non introduce una protezione maggiore del lavoro”, sostiene il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. “Oggi il sostegno al reddito può essere corrisposto attraverso la cassa integrazione ordinaria, che ora viene conteggiata per giorni e non per settimane con un allungamento di fatto della sua durata, la cassa integrazione straordinaria, che è stata semplificata, riconducendola alla semplice causale della crisi globale, e la possibilità della successiva cassa in deroga senza limiti temporali, e senza causali specifiche di crisi aziendale, come pure senza la prefigurazione di esuberi strutturali. Non a caso – osserva Sacconi – ne stanno fruendo lavoratrici e lavoratori ben oltre i 18 mesi ipotizzati dall’emendamento”.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)