La protesta dei lavoratori Italcementi coglie nel segno. E’ stato stabilito per il 5 settembre, a Roma, l’incontro con il ministro Gaetano Quagliariello e con il sottosegretario Giovanni Legnini sulla situazione dello stabilimento di Scafa, che dal 31 gennaio 2014 è a rischio chiusura. Lo ha annunciato il presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, ai lavoratori dell’azienda e ai rappresentanti sindacali, che nei giorni scorsi hanno manifestato di fronte allo stabilimento con conseguente blocco della Tiburtina. All’incontro romano prenderà parte lo stesso Testa, il sindaco di Scafa, Maurizio Giancola, oltre ai sindacati. Al tavolo sarà portato un documento nel quale sarà ribadita la richiesta di non chiudere lo stabilimento e, dunque, di rispettare gli accordi. L’annuncio di Testa è stato accolto dai lavoratori con un applauso.
I sindaci del bacino minerario, i sindacati e i lavoratori della Italcementi di Scafa (Pescara) hanno deciso di stilare un documento condiviso da sottoporre all’attenzione del ministro Gaetano Quagliariello e del sottosegretario Giovanni Legnini, nell’incontro in programma, a Roma, il prossimo 5 settembre, sollecitato su richiesta delle parti sociali dal vicepresidente della Regione, Alfredo Castiglione e dal presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa. Lo annuncia il sindaco di Scafa, Maurizio Giancola, presente oggi alla protesta dei lavoratori dello stabilimento. “L’obiettivo – spiega il primo cittadino – è di unire le forze per impedire la chiusura del cementificio di Scafa con la riconferma dell’accordo firmato al ministero del Lavoro a gennaio 2013, nel quale si parlava di una ristrutturazione dell’azienda e non di cessazione dell’attività”.
Il sindaco, che rinnova la “massima solidarietà personale e istituzionale” ai lavoratori, sottolinea che “l’intero paese e l’amministrazione comunale sono pronti a scendere in campo a loro fianco affinchè l’Azienda mantenga in essere il piano di ristrutturazione e riorganizzazione che prevedeva la cassa integrazione fino al gennaio 2015 per il 50% degli addetti, senza fare passi indietro. È impensabile, infatti, accettare – prosegue Giancola – l’ipotesi di smantellamento del cementificio, soprattutto se si considera che l’Italcementi è sempre stata considerata una realtà solida e alla sua attività è legato il destino dei lavoratori da oltre quarant’anni”. Il sindaco ribadisce, dunque, che in attesa del tavolo romano sarà preparato il documento unitario “per far sentire la nostra voce e tutelare gli interessi dei lavoratori dello stabilimento di Scafa. Un incontro – prosegue – che avverrà necessariamente prima del 10 settembre, data in cui è già fissato il vertice dell’Italcementi al Ministero dello Sviluppo economico per la modifica della cassa integrazione da ristrutturazione aziendale a cessazione dell’attività”.
“La chiusura dell’impianto di Scafa dipende dal perdurare delle condizioni del mercato del cemento in Italia, che registra un volume di vendite più che dimezzato rispetto a sette anni fa”. Così la Italcementi ribadisce, in una nota, le motivazioni che hanno condotto alla decisione di cessare l’attività produttiva dello stabilimento pescarese. “Una situazione – aggiunge l’azienda – nota a livello nazionale, dopo che sia l’Aitec (associazione di settore dei produttori di cemento), sia l’Ance (associazione di settore dei costruttori) hanno evidenziato i numeri di una crisi drammatica per tutta la filiera delle costruzioni, con dati del ministero dello Sviluppo Economico che parlano di un’ulteriore caduta del 18,2% tra gennaio e aprile 2013 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, che già aveva registrato un drastico calo dei volumi”.
Per fare fronte a questa situazione, la Italcementi spiega di avere varato un piano che prevede la razionalizzazione della propria rete produttiva, con la chiusura di alcuni impianti e la ristrutturazione di altri, scelti in base a una analisi complessiva del mercato italiano, al fine di mantenere il proprio apparato produttivo efficiente dal punto di vista industriale e adeguato ai mutati volumi di vendita. “Questo – conclude – potrà garantire la tenuta dell’azienda in una fase drammatica del mercato”.