1.000 famiglie in apprensione. Sono quelle dei lavoratori di Italcementi e di Natuzzi, due aziende che hanno rappresentato il fiore all’occhiello del Made in Italy e dell’economia nazionale, e che adesso si trovano a vivere momenti durissimi, alle prese con vertenze complesse e difficili. Segno che la crisi non risparmia nessuno, nel settore del legno come in quello del cemento, a Bergamo come a Bari. Tra tre mesi, il prossimo 15 ottobre, scadranno gli ammortizzatori sociali per 331 lavoratori del Gruppo Natuzzi. “L’accordo sottoscritto nel 2013 tra Natuzzi, sindacati e Ministero, è valido e resta in piedi”, assicura Salvatore Federico, segretario della Filca-Cisl nazionale. Si tratta di un testo importante perché ha permesso l’attivazione del contratto di solidarietà per 1.818 lavoratrici e lavoratori e la cassa integrazione a zero ore per altri 331. L’azienda non ha mai messo in discussione l’accordo, anche se le contestiamo la lentezza con la quale lo sta applicando. Siamo certi che troveremo una soluzione per i 331 lavoratori interessati, ma è necessaria una soluzione rapida per dare risposte certe alle famiglie. Quello che proponiamo – spiega Federico – è la possibilità per questi lavoratori, di accedere ai posti di lavoro anche attraverso dei percorsi di formazione, indispensabili per consentire loro di riconquistare la dignità professionale, di lavoratori, e consentire loro di trovare occupazione in questa newco creata ad hoc e annunciata dallo stesso Natuzzi. Ora aspettiamo l’incontro del 25 luglio: l’azienda deve mantenere gli impegni e ci aspettiamo che arrivi preparata, con le idee chiare e proposte concrete per uscire dalla situazione di stallo”. Nei giorni scorsi ci sono state diverse assemblee nei territori interessati (la murgia barese), nel corso delle quali è stato ribadito dalla Filca che il sindacato è impegnato quotidianamente nel Gruppo Natuzzi nella difesa del lavoro e dell’occupazione. L’obiettivo della categoria resta identico negli anni: nessun lavoratore deve rimanere senza occupazione.
900 chilometri più a nord le cose non cambiano: la vertenza Italcementi rischia di produrre, nel giro di un anno, 415 esuberi nella sede centrale e 250 nei siti produttivi. “Il ritardo e le modalità con le quali si sta gestendo la vicenda ci preoccupano non poco”, accusa Federico. “Da Heidelberg Cement ci aspettavamo un comportamento corretto, e invece ha comunicato le sue intenzioni con un comunicato stampa, e preferisce incontrare il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, da sola, senza la presenza dei sindacati. Noi continuiamo a ribadire che il piano industriale di Heildeberg Cement è inaccettabile e va modificato. Le proposte che abbiamo sottoposto al Governo e al gruppo tedesco hanno come obiettivo il mantenimento di tutti i siti produttivi, degli asset strategici nel nostro Paese, quali la ricerca e lo sviluppo, il mantenimento del satellite di supporto tecnico a Bergamo per avere una diminuzione del numero di esuberi dichiarati dall’azienda tedesca, utilizzando gli strumenti incentivanti messi a disposizione dalla Regione Lombardia (Legge 11 e Legge 26) e la Patent Box del Governo Italiano. Martedì 19 è in programma un nuovo incontro, presso Federmaco. Ci aspettiamo che HC mostri il senso di responsabilità e il rispetto delle corrette relazioni sindacali che si vanta di avere. A Italcementi suggerisco di riferire ai tedeschi quanto dichiarato dal presidente di Confindustria Boccia, per il quale le relazioni sindacali sono il valore aggiunto della produttività”, ha concluso Federico.