INFRASTRUTTURE, LA STORIA INFINITA

INFRASTRUTTURE, LA STORIA INFINITA

Da Conquiste del Lavoro – Articoli di Mario Girau e Alberto Campaioli
Sardegna, cantieri perenni sulla statale 131: il paradigma dello stallo
Lavori pubblici, soprattutto stradali, per rimettere in moto l’economia e cominciare a riportare gradatamente dentro i cantieri i 28 mila lavoratori edili, parte maggioritaria di una crisi occupazionale che negli ultimi 5 anni ha portato la disoccupazione in casa di 48 mila persone. La Filca e la segreteria regionale Cisl Sardegna hanno chiesto a Regione e Stato l’immediato sblocco di tutte le opere pubbliche finanziate. Per ammissione dell’assessorato alla programmazione circa 1.500 milioni tra fondi Fas, Comunitari e Fondi Regionali, risultano non spesi. Non impiegati neppure 800 milioni del ciclo di programmazione 2007/2013 delle risorse Ue. II cantiere teoricamente più grande è quello stradale. “Partiamo da qui – dice Giovanni Matta, segretario generale Filca regionale – per provare ad aggredire la crisi e tentare di uscire dalle secche in cui l’isola si dibatte, ormai senza successo, da una decina d’anni”.
La Regione sembra determinata a dare una svolta ai lavori pubblici, attrezzandosi per governarli o, almeno, per avere voce in capitolo con l’Anas. “La Sardegna – dice l’assessore regionale dei lavori pubblici, Paolo Maninchedda intervenuto a un seminario organizzato da Filca e Cisl Sardegna – è l’unica regione italiana ad aver finanziato le strade, ma non ha potere di far sentire la propria voce nella gestione “. Allora ecco che dalla Usr Cisl arriva una proposta. “All’emergenza si risponde con strumenti adeguati. Noi proponiamo – dice Oriana Putzolu, segretaria generale Cisl sarda – la nomina di un commissario extra ordinem con poteri speciali per l’abbattimento dei tempi burocratici”. Mettere mano alle opere pubbliche significa far partire il processo di infrastruttura-zione particolarmente carente nell’isola. La ricerca più recente condotta dall’ Istituto Tagliacarne, quella del 2011, rileva in Sardegna un indice infrastrutturale tra i peggiori in assoluto. Una situazione non facile, che diviene critica se il raffronto si sposta a livello provinciale. “La nostra provincia meglio piazzata, Cagliari, è ferma – aggiunge Matta – al70.mo posto, distante dalla prima in assoluto, Trieste,  di 170 punti. Le restanti province sarde sono in una situazione ancora peggiore, con Nuoro stabilmente all’ultimo posto in classifica”.
Altro aspetto scottante riguarda gli investimenti. “Ci vuole veramente coraggio – aggiunge Putzolu – per investire in Sardegna dove ogni impresa parte con almeno due handicap: trasporti ed energia. II deficit energetico costa ogni anno ai sardi oltre 500 milioni di spese aggiuntive rispetto a imprenditori e cittadini del resto d’Italia”. Tra il 2001 e il 20111’infrastrutturazione viaria indicava valori che attribuivano alla regione una situazione appena migliore rispetto alla Calabria, ma con una rete stradale fatiscente, e, come riporta la ricerca curata dall’Università di Cagliari nel 2002, scarsamente attrezzata, con indice di sicurezza decisamente basso ed in conseguenza di ciò con una velocità media di percorrenza vicina a 60 kmh. Eppure già dieci anni or sono era evidente la crescita esponenziale della mobilità interna, per persone e merci, che aumentava a ritmi vertiginosi. “Anche questo dato – aggiunge Matta – appare modificato in senso negativo, dopo la decisione delle Ferrovie statali di cancellare la movimentazione delle merci su rotaia. Il 100% di queste sono trasferite su strada, così come il traffico per la mobilità personale si sta spostando in termini massicci su gomma”. Due emergenze marciano insieme e parallele: creare lavoro e garantire la mobilità dei sardi in condizioni simili al resto dei cittadini italiani. Alla Regione e all’Anas si chiede di operare sinergicamente per mettere insieme i due bisogni. Qualche risultato sembra possibile. “Sappiamo con certezza – informa il segretario generale regionale Filca – che finalmente dopo numerosi annunci siamo in fase di definizione degli affidamenti di due dei tre lotti che interessano la SS 131 tra Sanluri e Serrenti, e, fra meno di un anno, dovrebbero finire i tormenti per i tanti pendolari che utilizzano questo segmento stradale”.
All’Anas il sindacato chiede per il futuro “impegni per un modo di operare diverso da quello sinora manifestato”. Inoltre il sindacato chiede più sintonia con i Comuni. Per le grandi opere il sindacato chiede poi un maggiore protagonismo delle imprese locali. La sete di lavoro è enorme. Sulla “Carlo Felice” sono fermi due lotti nuovamente appaltati; un altro è da riprogettare. Si attendono informazioni complete, soprattutto data di avvio cantieri, su quelli della SS 195; sulla 55.125; il ripristino della viabilità minore affidata all’Anas dopo l’alluvione del 18 novembre scorso. II sindacato chiede notizie sul contratto di sviluppo sulla “125” e sull’enorme carteggio per rifare integralmente la SS 131. specie nel tratto nord Oristano – Sassari. È ormai ai blocchi di partenza una grande opera, la Sassari-Olbia con ben 12 cantieri di cui 11 alla fase iniziale. Quale migliore occasione – secondo la Cisl – per sviluppare opportunità nuove, per gestire l’occupazione, la formazione delle maestranze, la tutela con un occhio di riguardo a prevenzione e sicurezza.
Una rete di forze sociali si allea per sbloccare Firenze
Mettere in rete le forze sociali ed economiche del ”si” alle infrastrutture da realizzare per evitare che ad agire sia solo l’azione di interdizione dei tanti comitati del ”no”,  troppo spesso capaci di bloccare le scelte necessarie della politica. E’  la proposta lanciata dalla Cisl di Firenze e Prato, insieme alle associazioni ambientaliste Ecologia e lavoro e Amici della terra, che sul tema hanno riunito attorno ad un tavolo esperti, istituzioni e associazioni di rappresentanza di lavoratori e imprenditori. Un’alleanza che punti a ribaltare la prospettiva sulle infrastrutture, da problema ad opportunita: “Invece di pensare solo ai disagi della fase realizzativa – spiega Giovanni Ronchi, della segreteria Cisl territoriale – proviamo ad immaginare come sarà Firenze una volta ultimati tutti questi interventi e quali benefici ne avrà in termini ambientali, di qualità della vita, economici ed occupazionali. L’esempio sotto gli occhi di tutti è quello della linea 1 della tramvia, tanto contestata prima, ma di cui oggi tutti unanimemente apprezzano i benefici”. Perchè questo cambio di prospettiva sia possibile sono importanti i percorsi partecipativi e di comunicazione, ma anche che le opere, una volta decise, siano realizzate presto e bene. Altrimenti – è stato detto – si rischia, come per il termovalorizzatore, che a 10 anni dalle assemblee conoscitive svolte tra i cittadini ancora non si sia messa la prima pietra.
Nove in particolare i grandi progetti infrastrutturali in progetto o già avviati che la Cisl ha preso in esame, evidenziandone obiettivi, criticità e stato di attuazione. “Non progetti singoli e disuniti – evidenzia Sergio Sorani, presidente di Ecologia e lavoro -ma un pacchetto di interventi che può cambiare, in meglio, la città”. Un cambio di passo, dunque, capace di rilanciare il territorio. “Troppo spesso – osserva Tommaso Franci, degli Amici della terra – prevale la sommatoria delle ragioni legate alle singole dinamiche di conflitto e non emerge il disegno che può legare virtuosamente la realizzazione e la gestione di un insieme di infrastrutture essenziali per migliorare la qualità della vita”. Secondo il segretario generale della Cisl di Firenze e Prato, Roberto Pistonina, “realizzare questi progetti significa dotare Firenze di infrastrutture necessarie alla sua economia, dal turismo al manifatturiero, e creare ricchezza e lavoro, migliorando l’ambiente, attraverso un settore come quello edile, che rappresenta un fenomenale volano per rimettere in moto l’occupazione”.
I magnifici nove: ecco i progetti necessari
Questi i principali progetti infrastrutturali per Firenze. Il termovalorizzatore, che dovrebbe consentire lo smaltimento dei rifiuti residui dalla raccolta differenziata, producendo 125 GWhdi energia, con un risparmio di 12.000 tonnellate di petrolio (ancora in fase autorizzativa); le casse di espansione dell’Arno (primo lotto in esecuzione); l’emissario di riva sinistra, che dovrebbe raccogliere e portare al depuratore gli scarichi fognari della sponda sinistra di Firenze (se ne prevede il completamento entro l’estate); il completamento in tutta la città della rete tramviaria (Le linee 2 e 3 dovrebbero essere pronte nel 2017,mai lavori non sono ancora partiti); la realizzazione (in corso) della terza corsia sullaA/1daBarberino a Incisa; il nodo dell’alta velocità ferroviaria, con il sottoattraversamento della città e la nuova stazione (lavori solo avviati e al momento in gran parte fermi, con un’inchiesta dalla Procura per associazione a delinquere, truffa, corruzione e smaltimento abusivo di rifiuti); la creazione di una rete diffusa di piste e percorsi ciclabili (in progressiva realizzazione, ma senza un progetto complessivo extra-comunale); la creazione di parcheggi scambiatori nei punti di incrocio della grande viabilità con la rete ferroviaria e tramviaria (solo alcuni realizzati); lo sviluppo dell’aeroporto Vespucci di Peretola. Un progetto questo ancora da realizzare, sciogliendo la diatriba sulla lunghezza della nuova pista (2.400 secondo Enac, 2.000 secondo la Regione) e procedendo all’integrazione in un’unica holding con lo scalo Galilei di Pisa.
 

Altre notizie