Il Governo intende accelerare sulle infrastrutture, ma non vuole lasciar passare l’idea che gli ultimi due anni siano andati persi. Al contrario, annuncia il ministro delle Infrastrutture Matteoli in un’intervista al Sole 24Ore giunta non a caso dopo le pressanti richieste formulate da Emma Marcegaglia al convegno di Parma, il prossimo 23 aprile il Cipe darà il via libera a ”un pacchetto consistente” di opere. Il ministro ammette che sui fondi Fas, una dote di 11,2 miliardi attribuita alle Infrastrutture, ci sono state lunghezze nei tempi di assegnazione ma, fa notare, 6,6 miliardi sono comunque arrivati a destinazione. ”Non nego le difficoltà di cassa – riconosce Matteoli – Sappiamo perfettamente che il Tesoro ha problemi, il confronto il Tesoro c’è stato e c’è, a volte anche aspro”. Nessuna promessa, tuttavia, sullo sblocco di quel miliardo e mezzo per le opere piccole e medie chiesto dal leader degli industriali: ”Mi auguro che Tremonti ascolti il suo appello”, è la laconica risposta.
Secondo il titolare delle Infrastrutture dal maggio 2008 a oggi sono stati approvati dal Cipe ”investimenti per 36,9 miliardi se comprendiamo gli investimenti privati” e di questi ”26,8 sono stati appaltati o cantierati”. In realtà il Cipe che si terrà il 23 aprile era inizialmente in programma per domani: difficile non leggere il rinvio come una conferma delle difficoltà dell’Esecutivo a far quadrare i conti sul capitolo infrastrutture. Finora lo stop and go sulle opere da finanziare ha impedito che si realizzassero quegli investimenti in chiave anticiclica che anche la Cisl ha a più riprese sollecitato. Ma se il 23 aprile vedremo davvero un nuovo inizio, certo questo non dispiacerà al sindacato: ”È il caso di dire meglio tardi che mai – nota infatti il segretario confederale Giorgio Santini – L’eventuale approvazione del Cipe non risolverà comunque i problemi connessi alla realizzazione delle infrastrutture in Italia”. Problemi che, rileva Santini, sono almeno di tre tipi. ”Il primo è il vincolo di cassa, che va rispettato; poi c’è da tenere in conto l’elevata conflittualità tra governo centrale e istituzioni locali, cui si aggiunge l’altrettanto conflittuale rapporto con le popolazioni interessate; infine, abbiamo un’effettiva difficoltà nella progettazione, specie al Sud”.
Il richiamo di Confindustria all’importanza delle opere ”minori” non suona nuovo in casa Cisl. Un anno fa la confederazione lanciò in un convegno cui era presente Matteoli la stessa proposta, accompagnandola alla richiesta di allentare le redini del Patto di stabilità interno sui Comuni che avevano progetti validi da mettere subito in moto. Quanto alle grandi opere, Santini indica l’esempio del passante di Mestre: ”Era fermo di dieci anni, poi si è finito in tre grazie al commissariamento. Ecco, la strada del commissario ad hoc può essere quella giusta per far marciare le grandi opere”.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)