IN TURCHIA IL PUNTO DELLA BWI SU MIGRANTI, SICUREZZA, AMBIENTE

IN TURCHIA IL PUNTO DELLA BWI SU MIGRANTI, SICUREZZA, AMBIENTE

Diritti dei migranti, lavoro sicuro e mega-eventi sportivi, multinazionali, parità di genere, sono stati al centro del dibattito del Comitato Regionale Europa della Federazione Internazionale delle Costruzioni BWI che si è tenuto ad Adana (Turchia) il 13 e 14 dicembre scorsi. Ai lavori hanno partecipato circa 90 delegati di 43 sindacati e provenienti da 21 Paesi europei e paneuropei.
Sono stati rinnovati gli organismi europei ed eletto il rappresentante del sindacato turco YOL-IS in qualità di vicepresidente del Comitato. Con la discussione del piano strategico 2018-2021 della Bwi, si è ribadita l’importanza delle campagne contro il lavoro precario e delle politiche atte a sostenere il lavoro dignitoso, mettendo in evidenza anche la necessità di rafforzare l’intervento del sindacato sul versante ambientale e della sostenibilità di città e foreste. Si è inoltre stabilito di intensificare l’azione di ispezione congiunta in Qatar per i mega-eventi sportivi ed estenderlo anche ai lavori per i giochi olimpici del 2020 a Tokyo.
Durante i lavori la Bwi ed i suoi associati hanno espresso solidarietà e sostegno ai lavoratori del cantiere dell’aeroporto di Istanbul, che sono stati imprigionati per oltre due mesi per aver protestato contro le loro precarie condizioni di lavoro e hanno ribadito la loro richiesta di cessare qualsiasi repressione nei confronti degli operai e di assicurare che non vengano inseriti nella lista nera.
La scelta di Adana come luogo di incontro per il Comitato Regionale Europa non è stata casuale. La presenza di uno dei più grandi campi di rifugiati a pochi chilometri di distanza dalla città, ha permesso alla delegazione della Bwi di poter toccare con mano la realtà del Centro temporaneo di accoglienza per rifugiati siriani a Sariçam, in prossimità del confine siriano.
Il centro, nato nel 2010 come campo per tende, ospita oggi 31mila siriani arabi sunniti alloggiati in 6.136 container dotati di pannelli solari e acqua calda. La struttura, organizzata in aree come una vera e propria città, è provvista di 8 moschee, parchi giochi per bambini e strutture scolastiche e sanitarie (inclusi 12 medici).
Il centro offre ai rifugiati anche la possibilità di imparare un mestiere. Sono stati infatti creati dei laboratori tessili dove alcuni abitanti del campo, dopo aver ricevuto una formazione e acquisito una specifica certificazione, vengono inseriti per produrre indumenti. Il clima favorevole ha permesso anche di avviare la coltivazione e la vendita di alcuni prodotti agricoli. Grazie alle certificazioni ottenute, i rifugiati hanno comunque la possibilità di uscire per svolgere all’esterno il loro lavoro, per il quale gli è garantito il salario minimo.
Le autorità locali riferiscono che, grazie al sistema di sicurezza privata e locale ed alle 400 videocamere istallate, non si sono mai registrati crimini all’interno del campo. La maggior parte degli abitanti sono bambini ed adolescenti, molti dei quali hanno conosciuto solo la realtà del campo, che nonostante offra condizioni di vita soddisfacenti non sarà mai come crescere in piena libertà e nella propria terra.

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