Imprese e sindacati si vedranno mercoledì sera, per tentare di raggiungere un accordo sulla produttività. All’appuntamento, presso la foresteria di Confindustria in via Veneto, le associazioni datoriali starebbero lavorando, secondo quanto si apprende, ad una piattaforma unitaria da sottoporre alle organizzazioni sindacali. A tempo quasi scaduto (l’11 settembre il premier Mario Monti aveva sollecitato “risultati concreti” entro un mese) imprese e sindacati tentano la stretta per un accordo sulla produttività. Obiettivo non facile, con ancora distanze su cui lavorare.
Oggi, nel pomeriggio, un incontro di Rete Imprese Italia con i sindacati, che parteciperanno con i segretari confederali. Dal leader degli industriali, Giorgio Squinzi, oggi da Ascoli Piceno, segnali di fiducia sulla possibilità di un accordo (“si può fare”) ed ancora un invito a fare tutti uno sforzo per trovare la sintesi di una posizione comune: “Mi conforta che tutti hanno preso coscienza della drammaticità del momento e credo che, mai come in questo momento, si può fare qualcosa tutti insieme nella direzione giusta”.
La Cisl farà di tutto affinché imprese e sindacati raggiungano un accordo sulla produttività. E si dice favorevole a nuove norme sulla rappresentanza, ma dentro il quadro dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011, ha detto il leader Raffaele Bonanni.“Stiamo vedendo di trovare una soluzione tra i vari soggetti – ha detto riferendosi al tavolo di mercoledì prossimo che si terrà nella foresteria di Confindustria – vedremo solo alla fine. Faremo di tutto per arrivare a una definizione, perché come dice Monti bisogna arrivare il più possibile a una realtà di coesione”.
Bonanni ha poi sottolineato che la crisi economica “non viene contrastata solo con elementi di crescita”. Secondo il leader della Cisl, dalla crisi si può uscire “se l’Italia mette insieme più segni positivi. Non si va da nessuna parte se si fa lo scarica barile. Noi faremo la nostra parte e sollecitiamo anche gli altri a farla”. Bonanni ha aggiunto che sul tavolo di mercoledì prossimo “per me ci sono margini anche ampi di trattativa”. Sul tema della rappresentanza, “dico a Camusso che non ci sono problemi – ha affermato – ma dentro l’accordo del 28 giugno. Quell’accordo parla anche di produttività, che è interesse dell’azienda e anche del sindacato”. Per quanto riguarda il salario di produttività, la Cisl punterà “a ripristinare esattamente la portata normativa precedente” e chiederà “una soluzione – ha concluso Bonanni – per detassare gli investimenti nuovi. Però bisogna mettere in chiaro una cosa: io dico ‘lavorare megliò utilizzando gli impianti e assecondando di più la produzione in costanza di commesse da sostenere.Normalmente, gli orari di lavoro rimangono uguali a prima. È l’utilizzazione del tempo che cambia”.
“Un accordo tra governo, imprese e sindacati per riformare la contrattazione e puntarla sul rilancio della competitività del Sistema-Italia”. A lanciare la proposta di quello che potrebbe essere l’ultimo capitolo dell’agenda Monti è il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, in un colloquio con La Repubblica.
Secondo Passera il governo non si limiterà a fare da arbitro ma metterà sul piano qualcosa, scrive Repubblica: “la detassazione del salario di produttività“. Le imprese e i sindacati da parte loro dovranno raggiungere un’intesa che ruota intorno a un diverso assetto di contrattazione. Quella di secondo livello, cioè il contratto aziendale, diventa preponderante ed assorbe la quasi totalità degli aumenti salariali. Quella di promo livello, cioè il contratto aziendale, resta per la parte normativa, ovviamente, e anche per una minima parte economica che deve coprire l’inflazione attraverso una revisione del meccanismo di adeguamento automatico in base alle previsioni sull’andamento dell’indice de prezzi armonizzato a livello europeo. Ma anche per questa parte residua di salario, secondo Passera “dovrebbe scattare un sistema di aggancio automatico agli incrementi di produttività”. Come congegnarli è oggetto della trattativa.
Altro capitolo. Ci sono quasi 10 miliardi di interventi, finanziati con tagli alla spesa pubblica, nella edizione 2013 della legge di stabilità che domani sarà all’esame del Consiglio dei ministri. La legge che ha sostituito ormai da qualche anno la vecchia Finanziaria ha sostanzialmente solo il compito di fissare i saldi di finanza pubblica. Dunque sarà fatta di pochi articoli, e sicuramente non comprenderà come avveniva un tempo (quando la Finanziaria era praticamente l’unico veicolo legislativo “sicuro”) norme che prevedono riforme o microinterventi localistici. Resta però l’obiettivo generale condiviso con le vecchie “manovre” di settembre: trovare risorse per far quadrare i conti pubblici. Ma non è l’Iva l’unica voce che impone interventi obbligati. Tra le cosiddette “spese indifferibili” ci sono almeno 2 miliardi circa per finanziare la ricostruzione delle aree colpite dal terremoto in Emilia-Romagna.
Stesso discorso per gli stanziamenti per il fondo sociale per l’occupazione e gli ammortizzatori sociali. Su questo versante a quanto pare potrebbero essere previste riduzioni rispetto alle cifre “ottimali”. Diverso, e più complicato è il discorso del rifinanziamento della detassazione dei salario di produttività. Il taglio dell’incentivo fiscale per la quota di retribuzione assegnata sulla base di accordi sindacali di produttività è un’operazione decisa a suo tempo da Giulio Tremonti, che il governo Monti ha comunque validato.
(dal sito www.conquistedellavoro.it)