Mattone in grande crisi nell’estremo Ponente ligure dove, negli ultimi dodici mesi, il settore dell’edilizia ha perso quasi 600 posti di lavoro su circa 5.500. Oltre il 10%, con il dato che allarma fortemente i sindacati ed ha convinto Filca -Cisl, Feneal -Uil e Fillea-Cgil a promuovere iniziative, delle quali le prime sono state un volantinaggio in pieno centro per spiegare agli abitanti la situazione, e un presidio sotto la Prefettura . “Chiediamo si ‘forzi’ il Patto di stabilità che impone ai comuni tetti alle spese per opere edili, quando ciò sia possibile”, afferma Epifanio Giannì, segretario provinciale Filca Imperia, che spiega come sia pure necessario che i comuni “non applichino i prezziari dal momento che questo comporta la non partecipazione delle imprese locali alle gare; che si ampli la licitazione privata e ci si attivi con progetti finanziari che si autofinanzino”.
“Occorre fermare questo stillicidio di posti di lavoro – dice Giannì – in quello che è il terzo settore nell’economia della zona, preceduto soltanto da agricoltura e turismo”. Il segretario Filca spiega come “il crollo” del comparto sia iniziato ad agosto, dopo che si sono conclusi alcuni cantieri che erano già stati avviati da tempo”. Il Patto di stabilità, per Giannì, ha costretto diversi comuni che avevano ancora quattrini da spendere, a bloccare il cantieraggio di opere pubbliche, provocando una ricaduta negativa sull’occupazione. Ma ad incidere negativamente sull’edilizia imperiese non c’è soltanto la crisi di quella pubblica, insiste il segretario ma anche di quella privata. “La gente – afferma – non investe più sul mattone”. “Dato in controtendenza ed incomprensibile – rileva il sindacalista – visto che quella di Imperia è la provincia ligure con il maggior numero di sportelli bancari. Soltanto che chi costruisce lo fa per se ed inoltre gli abitanti della zona non investono più in immobili; quelli che invece lo fanno sono persone che vengono da fuori”.