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Immigrati, è boom in edilizia

Immigrati, è boom in edilizia

Roma
Breve storia dal 1970 ad oggi della presenza di extracomunitari nei cantieri italiani
Le statistiche sui cittadini stranieri soggiornanti in Italia sono disponibili solo a partire dal 1970, dove alla fine di quell’anno, risultavano presenti nel nostro Paese 143.838 stranieri. Nel 1979 si superano le 200.000 unità ma, l’impennata, si ha tra il 1979 e il 1980 quando si passa da 205.449 a 289.749 con un incremento pari al 45,4%. Questo aumento non è frutto di eventi particolari, ma viene solamente modificato il sistema di registrazione dei permessi di soggiorno, passando, infatti, statisticamente parlando, a considerare gli stranieri con un permesso di soggiorno superiore a tre mesi degli anni ’70 a quelli con un permesso di soggiorno della durata superiore ad un mese. Negli anni ’80, benché gli aumenti annuali siano abbastanza contenuti (inferiori al 10%), nel 1984 si arriva a superare la soglia di 400.000 soggiornanti. Un forte aumento effettivo si ha nel 1987, quando da 450.277 si arriva a 572.103 permessi di soggiorno per effetto della prima registrazione disposta dal legislatore che si è protratta fino al 1988. Con il raggiungimento di questa cifra, la gestione amministrativa dei permessi di soggiorno diventa più complessa ed i confronti meno attendibili: infatti, da 645.423 permessi del 1988 si scende inspiegabilmente a 490.388 nel 1989, con una diminuzione maggiore rispetto al numero dei regolarizzati nell’ipotesi, non realistica, che a tutti loro fosse stato rinnovato il permesso di soggiorno. Nel 1990, poi, avviene un aumento eccezionale con 781.138 permessi, ai quali, però non si sarebbe arrivati neanche conteggiando i 220.000 regolarizzati di quell’anno. Le incongruenze sono state causate sia per la mancata soppressione dei permessi doppi o scaduti che per i casi di omonimia. Solo dal 1998 il Ministero dell’Interno ha adottato a regime un programma efficace per la pulitura di questi dati. Comunque dobbiamo considerare come riferimento ultimo, in grado di fornire il numero effettivo di immigrati, quello dell’Istat che, sui dati ricevuti dal Ministero, effettua accertamenti, a distanza di 6 mesi da ogni fine anno, aggiungendo anche i permessi che, inizialmente per cessata validità, vengono rinnovati nel frattempo. Negli anni ’90 si assiste al raddoppio dei soggiornanti che passano da 649.00 alla fine del 1991 a 1.341.000 a fine 2000 e quindi, a questo punto, il fenomeno di immigrazione può essere considerato di massa. Nei primi anni ’90 si registra l’ingresso nel nostro Paese di persone provenienti dalla penisola balcanica, poi, successivamente, gli immigrati vengono anche dagli altri Paesi dell’Europa dell’Est, così al consistente aumento degli albanesi, fa riscontro quello dei romeni, dei polacchi, degli ucraini e di altre nazionalità. Uno dei fattori che ha influito maggiormente sull’incremento degli immigrati nel nostro Paese è sicuramente la collocazione geografica, con confini molto estesi in una zona a forte pressione migratoria, alla confluenza dal continente africano e asiatico e alle porte dell’est europeo. Nel 1997 viene superato il milione di presenza di immigrati nel nostro Paese e i permessi rilasciati ai regolarizzati, nel periodo che va dal 1995 al 1998, dimostrano una maggiore tenuta quanto alla durata del soggiorno e, poiché sussistono le condizioni richieste, vengono rinnovati anche al termine della loro validità biennale dal primo rilascio. Questo denota che il mercato occupazionale ha bisogno di forze lavoro aggiuntive in modo stabile. Nel 2003 vengono ampiamente superati i due milioni di presenza immigrata, questo per effetto della regolarizzazione disposta nel 2002 dalla legge Bossi-Fini che registra ben 700.000 domande. Anche per quest’ultimo decennio vale la differenza tra gli anni cosiddetti “normali” e quelli di “regolarizzazione”. In ogni caso, si può affermare che, anche negli anni normali, gli aumenti per quanto riguarda la prima decade del XXI° secolo, iniziano ad essere consistenti, tanto che al netto delle regolarizzazioni, superano le 100.000 unità annue. Tutti questi dati riportati sin qui si riferiscono a presenze adulte nel nostro Paese e quindi non rappresentano l’intera presenza straniera. Ma se prendiamo in considerazione anche i minori, una stima di un’effettiva presenza straniera complessiva e regolare va da 1.600.000 presenze (a fine 2001) a 2.730.000 (a fine 2004). E per quest’ultimo anno ripartita per continenti nel seguente modo: Europa: 1.289.000, Africa 647 mila, Asia 472 mila, America 314 mila, Oceania e apolidi 7.000. Continuando con questo ritmo, considerando l’incremento di flussi per ricongiungimento familiare e per inserimento lavorativo, si prevedono entro il 2006 circa 3 milioni di soggiornanti in Italia. Il numero rilevante di immigranti colloca l’Italia subito dopo i grandi paesi di immigrazione (Germania, Francia e Gran Bretagna) e l’incidenza sulla popolazione è oramai vicina alla media europea (5%) anche se, ancora lontana in media dal 9% di Austria e Germania. Comunque è al di sopra della soglia in alcuni contesti territoriali, come nelle area metropolitane di Roma e Milano e in diversi comuni del Veneto, dell’Emilia Romagna e di altre regioni.

Claudio Sottile

Sicurezza e contrattazione per favorire progetti formativi
Le ragioni di una concreta attenzione ai lavoratori stranieri in generale, e sul versante della sicurezza nello specifico, deriva dal fatto che si registra ogni anno sempre più la loro presenza sul nostro territorio nazionale, sia in termini di addetti che in qualità di associati al nostro sindacato e per le loro domande che ci vengono poste. C’è da notare che esistono rilevanti differenze tra lavoratori italiani e quelli stranieri. Sicuramente, la prima cosa a cui viene subito da pensare e la differenza linguistica, che ovviamente crea un ostacolo alla comunicazione e che incide notevolmente laddove si lavori in squadre, in gruppi, come avviene nel settore edile. Vi sono tuttavia altre differenze molto importanti tra cui quella culturale, sociale e religiosa che portano il lavoratore straniero a confrontarle con quelle del Paese in cui sta lavorando. Tra queste si possono individuare il rapporto che può avere con i suoi colleghi o con il suo capo, la sua percezione delle norme e dei divieti, la sua concezione degli orari di lavoro di fronte ai suoi bisogni di guadagno, le capacità professionali acquisite nel paese d’origine, la sua percezione del rischio, l’osservanza di riti religiosi, di regimi dietetici e di festività religiose. Da non trascurare anche le situazioni personali di solitudine e di isolamento e il problema della famiglia, il suo ricongiungimento e il raggiungimento dei suoi cari nel paese d’origine durante i periodi feriali. Ci si può chiedere cosa c’entra tutto questo con la sicurezza? Tutte queste differenze che abbiamo elencato poc’anzi rendono l’immigrato più esposto alle pressioni aziendali e focalizzano la sua attenzione su altri aspetti del lavoro rendendolo più esposto a recepire una cultura che non incoraggia la sicurezza. Questi problemi vanno affrontati sia sul piano organizzativo-politico interno al sindacato sia sul versante contrattuale. Per quanto concerne il primo, si devono favorire i rapporti con le Organizzazioni sindacali dei Paesi di provenienza, progetti con l’Iscos e scuole edili per la realizzazione di progetti formativi nel Paese di origine, collaborazione con l’Anolf, rafforzamento della rappresentanza nei luoghi di lavoro, il loro inserimento a tempo pieno nell’organizzazione per una rappresentanza specifica degli immigrati, una più diffusa attività informativa e formativa nei territori. Da avviare anche degli studi per capire meglio le esigenze e le realtà di questi lavoratori, un collegamento con enti che operano sul territorio con gli immigrati (Caritas, centri culturali, ecc…). Sul versante contrattuale, sviluppare la formazione professionale articolata in 3 fasi: quella d’ingresso, con l’alfabetizzazione della lingua italiana, quella professionale, per il riconoscimento di un’abilità e quella specifica sulla sicurezza. Altro elemento importante è quello della politica di “accoglienza”, già presente in alcuni territori, che deve garantire al lavoratore immigrato la possibilità di trovare, nel cantiere e nel territorio dove lavora, un alloggio dignitoso ed un’adeguata rete di servizi. Al lavoratore straniero deve essere garantito, nel luogo di lavoro, l’uso della segnaletica, nella lingua di provenienza, indicante divieti, pericoli, via di fuga ed altro ancora. Dobbiamo tenere presente che il numero degli infortuni, quelli dichiarati, dei lavoratori stranieri è di gran lunga superiore a quelli accaduti ai lavoratori italiani.

Lanfranco Vari

Nel 2004 la regolarizzazione presso le Casse Edili ha interessato 151.587 lavoratori
Il Nord-Est viaggia al massimo
La presenza degli immigrati nel settore dell’edilizia è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi anni. Nel 2004 il numero complessivo dei lavoratori immigrati regolari e censiti dalla Casse Edili sono stati 151.587, pari al 20,2% sul totale degli addetti. Una crescita imponente se si osservano i dati relativi alla presenza degli immigrati “regolari” nelle Casse Edili (vedi tabella 1). Analizzando i dati numerici e percentuali delle diverse aree regionali salta agli occhi una realtà completamente diversificata tra il nord e il sud del Paese.(vedi tabella 2). Mentre nelle aree del nord si segnalano i dati, in particolare, del Friuli Venezia Giulia (con il 35,1% di immigrati), Veneto (32,3%), Piemonte (28,4%) e Lombardia (26,6%), nelle regioni meridionali la presenza di lavoratori immigrati rimane al di sotto del 5%. Si va, infatti, dal 3,7% della Campania, al 2,6% di presenze in Puglia, al 2,4% della Calabria e con presenze intorno all’1% in Sicilia e Sardegna. Presenze consistenti di lavoratori immigrati si registrano anche in Emilia Romagna (24,5%), Toscana (25,9%) , Marche (26%) e Lazio (26,6%), Umbria (32,1%). Le città dove è più numerosa la presenza di lavoratori immigrati sono: Milano con 13.740 unità, seguita da Roma con 11.178 e di seguito Torino con 7.956, Brescia con 5.582, Bergamo con 4.911, Firenze con 4.006 e Genova con 3.320. Si segnala, inoltre, la presenza consistente nella Cassa Edile Artigiani del Veneto con oltre 6.500 lavoratori stranieri corrispondenti al 40,2% del totale degli addetti. In Italia quasi il 18% del fabbisogno totale di manodopera deriva dall’apporto dei lavoratori immigrati. Lo sviluppo del sistema produttivo del Paese e delle costruzioni non può prescindere, per il prossimo futuro, dalla manodopera immigrata e per questo motivo si deve favorire l’integrazione di questi lavoratori stranieri.. Nel 2004 si sono associati alla Filca Cisl 34.461 lavoratori immigrati, circa 3 mila in più rispetto all’anno precedente quando si erano registrati 31.502 associati non italiani. I lavoratori immigrati iscritti alle Casse Edili 2001-2004 (valori %) 2001 2002 2003 2004 9,15 13,3 16,7 20,2 Presenza lavoratori immigrati nelle Casse Edili per l’anno 2004: Regione Aosta 827 Piemonte 15.191 Liguria 6.028 Lombardia 34.586 Bolzano 3.322 Trento 3.045 Friuli Venezia Giulia 5.606 Veneto 21.710 Emilia Romagna 17.288 Toscana 11.929 Marche 3.567 Umbria 6.508 Lazio 14.215 Abruzzo 3.001 Campania 1.676 Molise 383 Puglia 882 Basilicata 91 Calabria 470 Sicilia 914 Sardegna 348

Claudio Sottile

Una Guida pratica sulle norme legislative
“Guida pratica del lavoratore immigrato” è questo il titolo del libro scritto dalla Filca Cisl Lombardia in collaborazione con l’Anolf e l’Università degli Studi di Bergamo. Una sorta di vademecum per gli immigrati: informazioni, aggiornate con la legge 189/02 “Bossi-Fini” e la legge 271/04 che ha convertito il DL 241/04, per vivere l’immigrazione senza problemi. La Guida, scritta in otto lingue: italiano, inglese, francese, albanese, rumeno, arabo cinese ed hindi, funge da “pronta referenza” per quelle persone straniere che arrivano in Italia. Vengono affrontati vari argomenti: da come si può entrare in Italia (chi contattare nel luogo di origine prima di espatriare), cosa è lo “spazio Schengen”, i tipi di visto necessari (per cure mediche, per studio, per lavoro subordinato e per ricongiungimento familiare), le varie procedure di ingresso, il permesso di soggiorno, il suo rinnovo e il suo aggiornamento, la carta di soggiorno, la cittadinanza. Vengono dati anche dei consigli utili su cosa si deve fare entro le 48 ore dall’ingresso nel nostro Paese ed entro gli 8 giorni dall’ arrivo. Inoltre si danno informazioni sui documenti che il cittadino straniero regolarmente soggiornante in Italia deve possedere obbligatoriamente (codice fiscale, tessera sanitaria, carta d’identità) ed in più anche informazioni riguardanti la patente di guida. Nella seconda parte del libro, dedicata agli stranieri che arrivano in Italia per motivi di lavoro, si passano ad affrontare altri argomenti quali le indennità di mobilità, di disoccupazione, ordinaria, con requisiti ridotti e quella speciale per l’edilizia (i beneficiari, i requisiti, come ottenerle, l’importo e la durata, la sospensione e la perdita del diritto); le misure a sostegno del reddito: assegno per il nucleo familiare (requisiti, beneficiari, come ottenerlo, ente erogante); il fondo di rimpatrio del lavoratore indigente e della salma (requisiti, beneficiari, come usufruire del fondo). Per quanto riguarda il versante della tutela della salute vengono fornite informazioni sulle indennità di malattia (beneficiari, quando spetta, come ottenerla, il ricorso), assistenza sanitaria, iscrizione obbligatoria al Servizio sanitario nazionale (come e dove iscriversi). Per ciò che concerne l’alloggio e l’assistenza sociale si danno suggerimenti su come stipulare un contratto di affitto e quando deve avvenire la sua registrazione, cosa fare in caso d’infortunio sul lavoro, le prestazioni economiche. Per chiudere il quadro generale, vengono date informazioni contrattuali su: la lettera di assunzione, l’allontanamento dal posto di lavoro, le assenze, dimissioni e licenziamenti.

Claudio Sottile

Islam, un corso sulla cultura organizzato dalal Filca lombarda
“Dall’altra sponda del Mediterraneo…e oltre:primi passi verso l’incontro con la civiltà araba e islamica”. E’ questo il titolo del “corso” che la Filca Lombardia ha avviato lo scorso 24 ottobre scorso e che durerà fino al 23 gennaio 2006 presso la Scuola Edile di Bergamo. L’obiettivo è quello di far emergere la percezione che i partecipanti hanno del lavoratore immigrato e, allo stesso tempo, quello di fornire degli strumenti conoscitivi indispensabili per un incontro sereno e più consapevole con i lavoratori di cultura arabo-islamica. Il corso formativo è stato strutturato in modo da toccare diversi argomenti, iniziando da diversi moduli sulla comunicazione e le diversità, quindi, la situazione linguistica nel mondo arabo, lettere dell’alfabeto e suoni della lingua araba, introduzione alla sua scrittura, saluti e formule di avvio della conversazione con brevi dialoghi. Si passerà poi al mondo arabo e l’Islam (cenni di storia dalle origini, la sua diffusione, le fonti del diritto islamico e i “pilastri” dell’Islam) con la visione, seguita da una discussione, del film “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano”. La presenza di lavoratori immigrati – afferma Fulvio Gervasoni, della Filca Lombardia, rappresenta, oggi, nel nostro Paese, una realtà significativa della vita civile, appare quindi utile, attraverso questo momento di formazione, l’acquisizione di conoscenze che favoriscano un’apertura alla comunicazione e al dialogo con la cultura araba. Avremo anche aperto tanti interrogativi che sono di gran lunga preferibili alle certezze o, ancor peggio, ai pregiudizi”.

Claudio Sottile

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