Nel giorno in cui la CISL celebra a Roma un avvicendamento “sicuramente improvviso ma non improvvisato”, come ha commentato il segretario Generale Cisl Belluno Treviso, Franco Lorenzon, a Treviso Fai e Filca Cisl hanno rilanciato il ruolo del sindacato nella contrattazione aziendale e nella costruzione di un welfare, pensionistico e sanitario, condiviso a vantaggio di lavoratori ed aziende.
Bonanni a Roma ha accelerato un percorso di cambiamento che nella Cisl è in itinere da anni e comporterà nei prossimi mesi profonde modifiche organizzative, senza però mutare l’essenza della Confederazione che rimarrà un soggetto propositivo, attento a leggere i profondi cambiamenti che impegnano la nostra società ed i nuovi bisogni dei lavoratori.
Anche Fai e Filca, Federazioni rispettivamente del settore agroalimentare e ambiente, e dell’edilizia e del legno, saranno le prime grandi categorie attrici della riforma organizzativa della CISL. Un‘aggregazione che darà vita ad un’unica federazione, la FAIFILCA, che con circa 50 mila iscritti nel Veneto sarà la più rappresentativa nel panorama sindacale.
“Parlare di welfare condiviso è quanto mai attuale – ha affermato Onofrio Rota, segretario generale della FAI veneta – perché come ha rivelato una recente indagine del Censis, ben il 33% degli italiani teme di diventare povero e solo il 30% si sente protetto dal sistema di welfare (contro il 73% dei tedeschi e il 74% dei francesi). Il risultato è poi che oltre alla contrazione dei consumi (ben 3.300 euro a famiglia in un anno), il 44% dichiara di risparmiare proprio per far fronte ai rischi sociali, di salute, di lavoro o in vista di future necessità legate alla vecchiaia”.
A giudizio di Rota, avere contrattualmente una tutela come quella dei fondi sanitari e pensionistici significa determinare in positivo una situazione di benessere fisico e psicologico del lavoratore e della sua famiglia.
“E’ a tutti gli effetti uno dei principali ambiti di interesse e di sviluppo dell’azione sindacale della CISL – ha sostenuto Rota – e FAI e FILCA hanno ognuna una lunga tradizione di bilateralità, di servizi con assistenza capillare e nell’area della mutualità, con le casse edili per la FILCA e alle casse ex extra legem per l’area dell’agricoltura. Credo sia indiscutibile che la bilateralità e la mutualità siano due delle vie principali per aiutare e sostenere i più deboli, specie in un momento difficile come questo”.
Dagli interventi degli esperti susseguitisi nel corso del seminario, è emerso chiaramente che pensione complementare e sanità integrativa, garantiti ai lavoratori da contratti, accordi e da esperienze di mutualità volontarie promosse dal sindacato, sono strumenti indispensabili per evitare che in un prossimo futuro i “vecchi” siano di nuovo poveri. Serve un salto culturale nei confronti della previdenza complementare se non si vuole che sia obbligatoria.
E’ anche emerso che il sindacato può essere il motore di sviluppo dei questo welfare territoriale o in certi casi addirittura aziendale, perché sta in mezzo alla gente, ai lavoratori e ne conosce le necessità ed i bisogni.
Salvatore Federico, Segretario Generale della FILCA Cisl Veneto ha indicato tra le priorità più stringenti del futuro la non autosufficienza, perché più si invecchia più si ha bisogno di assistenza, la disoccupazione giovanile, l’abbandono scolastico per difficoltà economiche della famiglia, e la difficoltà del mercato del lavoro a dare la possibilità di ricollocarsi a chi perde il lavoro in età matura.
“Fai e Filca hanno creato alcune valide risposte a queste priorità, da Amico lavoro a Speranza lavoro – ha affermato Salvatore Federico – ma è attraverso la contrattazione e con la bilateralità che possiamo trovare ulteriori soluzioni. Dobbiamo partire con un percorso nuovo che veda centrale la contrattazione aziendale attenta al territorio e che sia anche in grado di raccogliere risorse dall’Europa”,
Un’esigenza colta anche dal mondo imprenditoriale, che guarda di buon occhio alla contrattazione aziendale come strumento per rafforzare forme di welfare integrativo necessarie al benessere dei lavoratori, senza però incremento di costi per le aziende, ma col recupero di risorse dalla produttività, come ha affermato Antonella Candiotto , vice Presidente di Unindustria Treviso, con delega alle relazioni industriali.
Per favorire questo processo, però, è opportuno mettere mano alle imposizioni contributive e fiscali, oltre che sperimentare un nuovo modello di relazioni industriali, con maggiore attenzione al tema del welfare. Oggi in provincia di Treviso solo il 15 per cento delle aziende ha un contratto aziendali e quindi c’è solo da migliorare.
“L’attenzione a questi temi – ha affermato Onofrio Rota – non deve comunque distoglierci dal generale obiettivo di rilancio della contrattazione principalmente aziendale e territoriale che dobbiamo continuare a sviluppare sia sul fronte contrattuale e del lavoro sia sul welfare integrativo. Se pensiamo alla “stazza” che avrà la nave FAIFILCA sul territorio – ha affermato il segretario generale della FAI – possiamo ben capire come potrà aumentare la massa critica rappresentata e quindi il nostro potere contrattuale. Questo ogni tanto se lo dovrebbe ricordare anche Renzi…: dietro al sindacato ci sono i lavoratori! E visto che ci sono posso aggiungere che le priorità non sono certo l’articolo 18 o altre iniziative o polemiche ad effetto; se si vuole fare qualche cosa di veramente positivo si dovrebbe guardare agli esempi e ai vantaggi della bilateralità”. Ha concluso Rota.
“Dal seminario – ha affermato in chiusura il segretario Generale Cisl Belluno Treviso, Franco Lorenzon – è uscita la conferma che ci sono nuove domande che hanno bisogno di nuove risposte e che noi, come sindacato, dobbiamo tornare in mezzo alla gente, per ricreare che necessarie condizioni di fiducia tra lavoratori e sindacato. Finito il convegno ora si passi alla realizzazione contrattata. Noi prendiamo atto della disponibilità di massima che Un’industria Treviso ha dato sulla materia, ma dobbiamo riuscire a dire alle aziende che pagheranno di meno e ai lavoratori che prenderanno di più. Dobbiamo però porci l’obiettivo di fare qualcosa di eretico come ad esempio batterci per far diventare centrale la contrattazione aziendale rispetto a quella nazionale. Dobbiamo trasformare con intelligenza le nostre intuizioni in un progetto contrattuale condiviso e concreto” ha concluso Lorenzon.