“La pubblica amministrazione deve alle imprese edili 19 miliardi di euro per lavori già eseguiti. È un dato abominevole e inaccettabile, anche perché il 30% circa di questa cifra, quella destinata al costo del lavoro, è negata ai lavoratori stessi. Si tratta di 6-7 miliardi di euro, una cifra impressionante anche se la volessimo considerare al netto di tasse contributi. E inoltre parliamo di somme che il lavoratore impiegherebbe subito per fare acquisti soprattutto di prima necessità, a tutto vantaggio dell’economia”.
A dichiararlo è il segretario nazionale della Filca-Cisl, Franco Turri, a margine del D-Day, l’iniziativa voluta dall’Ance nazionale per denunciare i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese creditrici.
“Questa situazione determina conseguenze drammatiche: si moltiplicano, infatti, i casi di aziende sane e corrette costrette, per mancanza di liquidità, a licenziare i propri dipendenti ed interrompere lavori in corso d’opera. Ebbene, quelle stesse aziende risultano creditrici anche di somme molto alte nei confronti di Agenzia delle entrate, Comuni, Province, Regioni, Asl, ecc. Secondo gli ultimi dati diffusi un’azienda edile su dieci non è attualmente in grado di assicurare il pagamento dei propri dipendenti. Noi ripetiamo quanto asseriamo da tempo: bisogna recepire quanto prima la Direttiva europea che impone il rispetto dei tempi di pagamento effettuati dalle aziende pubbliche, prima che il sistema scoppi”.