Rafforzare la partecipazione nelle Pmi non è esercizio fine a se stesso ma passaggio fondamentale in una democrazia compiuta che vuole uscire dalla crisi dell’economia e far ripartire l’occupazione. La due giorni di seminario Filca e Cisl, che ha messo in luce il contributo in materia del settore costruzioni, si è concluso con un messaggio politico di grande spessore consegnato direttamente dal segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni al sottosegretario al Lavoro Carlo Dell’Aringa. Un messaggio che l’economista si è impegnato a recapitare e a sostenere spiegando che il momento politico, proprio per la sua incertezza, è particolarmente proficuo per un nuovo e produttivo coinvolgimento delle parti sociali. Insomma, se non ora quando, verrebbe da dire, considerando che la supposta debolezza dell’Esecutivo potrebbe trovare una valida, se non indispensabile, sponda proprio da un maggiore protagonismo delle parti sociali.
Una svolta auspicata da Bonanni che sollecita una “cooperazione fra tutti per risolvere i problemi”. Si tratta di una linea che il numero uno di Via Po rivendica come propria della Cisl sin dai tempi della fondazione e che solo ora comincia ad essere pienamente riconosciuta nonostante l’avversione delle forze conservatrici sempre attive in Italia. La partecipazione è dunque un elemento propulsivo sia della democrazia sia dell’economia e rappresenta una prospettiva necessaria che, in tempi di crisi, non può essere più elusa. Una prospettiva, specifica il leader della Cisl, win win, ovvero capace di tenere nella giusta considerazione le necessità di tutti senza per forza cercare di essere dalla parte dei vincitori con l’obiettivo di danneggiare i perdenti. Al contrario, l’obiettivo della partecipazione è quello dell’aumento della produttività, della competitività, dei salari e quindi del benessere dell’intero Paese: “Nessuno ci permetterà di partecipare – ha spiegato Bonanni – se non saremo utili agli altri; dobbiamo riconoscere per essere riconosciuti”. La via è, d’altra parte, segnata. L’idea di un modello partecipativo si è già imposta nei fatti con l’accordo sulla rappresentanza e con l’esaltazione della contrattazione di secondo livello che dimostra la volontà delle parti di collaborare. Si tratta ora di fare ulteriori passi in avanti continuando a cercare l’accordo fra il governo e le parti sociali. Un’idea su cui anche la Cgil sta lentamente convergendo e con buone prospettive, sottolinea ancora Bonanni, che continui a mantenere questa linea:
“La partecipazione – ha sottolineato — è l’elemento più prezioso per tenere in piedi il sistema e può rappresentare quel sussulto innovativo di cui l’Italia ha bisogno per ripartire”. Sarà dunque necessario trovare le forme e i modi di partecipazione anche nell’universo delle Pmi che costituiscono l’ossatura del Paese e che potrebbero aprire degli spazi occupazionali molto importanti. Ne è convinto Maurizio Petriccioli, segretario confederale Cisl, che individua proprio nella partecipazione finanziaria dei lavoratori uno strumento utile per uscire dalla crisi del credito che rischia di stritolare le Pmi. Con una adeguata garanzia da parte dello Stato, ha spiegato Petriccioli, si potrebbe ipotizzare di utilizzare parte dei fondi pensione in maniera strategica per lo sviluppo e l’innovazione delle imprese piuttosto che investirli in titoli sul mercato azionario che, in molti casi, non partecipano direttamente allo sviluppo del Paese: “E’ necessario – spiega ancora Petriccioli—uscire dalla logica del salariato per entrare in quella del dipendente protagonista del proprio lavoro”. Da questo punto di vista, ha specificato il sindacalista, sarebbe auspicabile un nuovo protagonismo anche da parte dell’Europa che, allo stato attuale delle cose, continua ad allontanarsi dai bisogni delle persone. E’ l’idea di un’Europa politica che si faccia veramente carico delle necessità e delle aspettative dei lavoratori.
Un’idea condivisa da Domenico Pesenti, segretario generale della Filca, che sottolinea come la partecipazione sia lo strumento necessario per rendere più competitiva l’Europa: “Purtroppo – osserva Pesenti – c’è anche un’idea opposta che si sta facendo strada ed è quella della destrutturazione del mercato del lavoro europeo attraverso direttive come quella che riguarda l’applicazione delle regole del Paese d’origine; bisogna però capire che le persone non sono meri strumenti di produzione ed è per questo che dobbiamo difendere le tutele acquisite ed estenderle al resto d’Europa”. Un cambio di direzione necessario anche secondo Riccardo Viaggi, segretario generale della European Builders Confederation, che indica nella bilateralità lo strumento ideale per ampliare il modello sociale nell’Europa dell’ est dove, di fatto, non esiste. La sfida della partecipazione “responsabile e consapevole”, come sottolinea Petriccioli in conclusione di seminario, si configura quindi come sfida di democrazia sia a livello nazionale che europeo e rappresenta la grande opportunità per rilanciare il processo di integrazione politica ed economica aprendo spazi importanti perla creazione di nuova occupazione di qualità.