Alla fine si rischia che le motivazioni di Standard & Poor’s sul declassanento del nostro debito vengano ulteriormente rafforzate. Infatti il consiglio dei ministri ha dato il via libera alla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, con le stime aggiornate sullo stato dei conti pubblici. Il ministero dell’Economia ha tagliato le stime di crescita per quest’anno e per i prossimi, avvicinandosi alle previsioni della Commissione europea e del Fondo monetario internazionale. Nella Nota di aggiornamento al Def, varata dal Consiglio dei ministri, si prevede il pil 2011 allo 0,7%, contro l’1,1% delle stime precedenti, e per il prossimo anno allo 0,6%, con un ridimensionamento quindi più ancora più pesante (il Def della primavera scorsa prevedeva una crescita all’1,3%). Il Tesoro ha confermato il pareggio di bilancio nel 2013. Un risultato che non sembra molto facile da raggiungere. Anche per l’agenzia di rating statunitense, la manovra di correzione dei conti pubblici, 60 miliardi per il periodo 2011-2014, appare ”insufficiente e mal congegnata”, dunque incapace di ridurre in maniera significativa il peso del debito sul Pil”.
L’Europa continua a difenderci, almeno per ora. Le misure di consolidamento dei conti pubblici italiani decisi con le due manovre di giugno e settembre potranno avere un impatto sulla crescita anche “senza aspettare il 2013, ha detto il portavoce della commissione Ue Amadeu Altafaj Tardio riferendosi alle motivazioni di Standard & Poor’s. Come d’abitudine, la commissione non commenta i giudizi delle agenzie di rating: in particolare, sul declassamento del debito italiano deciso, il portavoce ha ricordato che “i due pacchetti di misure di consolidamento del bilancio italiano sono stati adottati con un iter democratico e consentiranno al paese di rispettare gli obiettivi: questi sono i fatti”. Ma i mercati, che non avevano accettato la sfida lanciata dalla agenzia americana di ratin, oggi hanno ricominciato a “picchiare” sugli indice delle Borse Ue, e in particolare su Piazza Affari. Con il differenziale tra le obbligazioni italiane e quelle tedesche sopra quota 400.
Altra notizia negativa: dal taglio delle agevolazioni fiscali previsto dalla delega arriveranno, al 2014, 20 miliardi. In particolare i tagli sono “spalmati” sul prossimo triennio e sono così suddivisi: 4 miliardi nel 2012; 16 miliardi nel 2013 fino a raggiungere i 20 miliardi previsti nel 2014. E non poteva mancare la batosta fiscale. Infatti, la pressione fiscale si attesterà quest’anno al 42,7% del Pil per poi salire al 43,8% nel 2012. Nel 2013 la pressione del fisco arriverà fino al 43,9% per poi scendere di poco nel 2014 (43,7%). Viceversa – si ricorda – “è prevista una clausola di salvaguardia che prevede, in caso di mancata riforma, la riduzione dei vigenti regimi di riduzione fiscale e assistenziale per un importo pari a 20 miliardi dal 2014”. Il tutto con una economia sommersa italiana che ammonta a 255-275 miliardi, vale a dire tra il 16,3% e il 17,5% della ricchezza prodotta dal Paese. L’economia sommersa non comprende quella illegale della criminalità organizzata, nè quella informale.
Mercato del lavoro a luci e ombre. Il Tesoro nella nota di aggiornamento al Def sottolinea come sul mercato del lavoro in Italia ci siano “segnali misti”. Gli ultimi dati evidenziano un’evoluzione più debole dell’offerta di lavoro, mentre prosegue la tendenza alla riduzione dell’utilizzo della Cig. Nel 2011 gli occupati misurati in unità standard di lavoro sono previsti aumentare dello 0,7%, in miglioramento rispetto alla stima del Def di aprile, per effetto della crescita occupazionale registrata nel secondo trimestre e delle revisioni a rialzo dell’Istat per i trimestri precedenti. Quindi, sottolinea il Def, in presenza di una lieve riduzione dell’offerta di lavoro il tasso di disoccupazione si collocherebbe all’8,2% nel 2011 in riduzione rispetto all’8,4% del 2010, per poi scendere all’8% nel 2014. A completamento della manovra di bilancio 2012-2014 varata nei mesi di luglio e agosto, il Governo intende collegare i provvedimenti in materia di infrastrutture, liberalizzazioni e privatizzazioni, interventi in favore del Sud.
Per l’Esecutivo Berlusconi, la manovra appena varata se da un lato era necessaria per contrastare l’ampliamento dei differenziali di rendimento sui titoli italiani rispetto a quelli europei, “dall’altro lato può produrre effetti non positivi sul livello di attività economica nel breve periodo”. Si ritiene che gli effetti positivi sulla crescita si faranno via via sempre più consistenti con il passare del tempo. “Occorre infine tener presente – si legge ancora nel documento – che il pacchetto fiscale prevede misure a favore della crescita suscettibili di un impatto positivo sul potenziale dell’economia italiana”. Altro dato negativo le famiglie. “I consumi delle famiglie sono attesi in rallentamento» e la dinamica del mercato del lavoro nel medio termine potrebbe rappresentare un fattore di rischio per le decisioni di spesa delle famiglie”.
(DAL SITO WWW.CONQUISTEDELLAVORO.IT)